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esplorando nello scatolone di negativi di mio nonno trovo questa foto. L'anno è approssimativamente il 1946, ci sono i bisnonni, la nonna, mia madre e le mie zie.
Alle loro spalle il ponte di Altessano, che permetteva alla strada di Lanzo di scavalcare lo Stura per raggiungere Borgaro - Caselle - Lanzo più o meno all'altezza dell'attuale ponte della tangenziale a San Marchese.
Il ponte di Altessano fu abbattuto da una piena un'estate d'inizio ani '70 e mai più ricostruito
Sabato sono andato a curiosare sulla riva destra dello Stura (qui) e tra gli arbusti ho visto la vecchia spalletta del ponte crollato.
Non si trovano foto più decenti del ponte in questione, crollato il 14 luglio 1973?
 

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1)

4) sempre per quel poco che e' rimasto in memoria, negli anni 50/60 il GENIO FERROVIERI aveva in gestione diretta la CHIVASSO-AOSTA_
Si, fino al 1995: i militari si occupavano del movimento nelle stazioni e anche della guida e controllo biglietti sui treni locali (Torino - Ivrea e Chivasso - Ivrea - Aosta).
A determinare la fine della gestione militare, fu probabilmente il grave incidente (scontro frontale, 6 vittime)) all'ingresso lato Ivrea della stazione di Caluso nel giugno del 1992, la cui responsabilità venne imputata proprio al militare addetto al movimento nella stazione di Caluso.
 

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Ancora sulla gestione del Genio Ferrovieri della Torino - Aosta:
Risaliva alla nazionalizzazione ferroviaria del 1905; la linea era entrata a far parte della rete FS, pero' era stata affidata in gestione al Genio per addestramento; una sorta di "linea scuola".
Alla stazione di Verres esiste tuttora un monumento al Genio Ferrovieri, rimasto anche dopo la dismissione e il passaggio ai "civili".
 

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@Garth Ennis - La foto di Porta Palazzo mostra la tettoia costruita nel 1966 (in precedenza non vi era copertura), rimossa una decina di anni fa per la costruzione del Palafuksas.
 

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Breùs, a la francaise
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Non ci fermerà il denaro... :)

"Torino era una città non troppo accogliente per i giovani ricercatori, negli anni del boom quando si stava assestando la grande ondata migratoria. E un bel libro dedicato di Giovanni Falaschi, Una lunga fedeltà a Italo Calvino, Aguaplano editore, che raccoglie una ricca corrispondenza fra i due oltre a vari saggi scritti nel tempo dallo studioso (ha insegnato a Firenze e poi a Perugia) sull’autore di Palomar, ne offre uno spaccato di vita vissuta degno di un film neorealista. Falaschi arrivò giovanissimo, intorno al 1964, per raccogliere materiale sulla narrativa della Resistenza, uno dei temi cui ha dedicato molti anni della sua vita di critico letterario e un lavoro importante, che andrebbe certamente ripreso, La resistenza armata nella narrativa italiana, uscito da Einaudi nel 1976 proprio sotto l’egida, la regia e un attentissimo editing da parte di Calvino: che correggeva anche le virgole e – per spiegarsi meglio – trovava il tempo di riscrivere qualche passo, a titolo indicativo per l’autore.

Di Calvino editor molto si è scritto (erano davvero altri tempi, commenta il critico Massimo Onofri, su Avvenire, parlando di questo volume), della Torino del boom anche; eppure può spuntare una testimonianza inattesa, diaristica e tra le righe, che ce la ripropone nella sua vivida crudezza. Racconta dunque Falaschi nell’introduzione che doveva fermarsi qualche tempo in città per studiare le carte all’Istituto Storico della resistenza, allora negli stessi locali del Centro Gobetti. Subito si accorse di un problema che non aveva previsto: il soggiorno «era una cosa complicata», almeno per uno studente con bilanci risicati. Non c’erano infatti alloggi modesti a disposizione – perché erano stipati all’inverosimile, anche nella cintura. Tutto quello che gli venne offerto fu un garage, «che doveva aver funzionato come una carbonaia», ovviamente senza finestre, nero e puzzolente.

Rifiutò, e riuscì ad accomodarsi in una pensione. La camera era in comune con un’altra persona, che non incontrò mai. Si trattava, dedusse, di un venditore ambulante di calzature, perché le pareti erano tutte «foderate» da scatole di scarpe, una sull’altra fino al soffitto e si può ben immaginare a continuo rischio di crollo. Disperato, chiese consiglio a Carla Gobetti (moglie di Paolo, figlia dell’eroe antifascista e custode del suo lascito culturale – scomparsa due anni fa): ma anche lei proprio non sapeva come aiutarlo. «Mi disse – scrive Falaschi – che una coppia di studiosi quando veniva d’estate a studiare, dormiva in tenda». Forse non proprio nei giardini pubblici, ma insomma siamo lì. Lui, non potendo fare altrettanto, trovò alla fine il rimedio, un fortunoso posto libero all’ostello della gioventù.

Non era decisamente una bohème confortevole. Ed erano altri tempi davvero: almeno per questo aspetto da non rimpiangere troppo. O forse chissà, visto gli scrittori e gli intellettuali che hanno forgiato."
 

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Nella Torino del boom c'erano anche le camere affittate "a mezza giornata", per gli operai turnisti immigrati: alla notte occupate da chi faceva i turni diurni, di giorno da chi faceva quelli notturni.
Allora gli affittacamere fecero affari d'oro.
 

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Nella Torino del boom c'erano anche le camere affittate "a mezza giornata", per gli operai turnisti immigrati: alla notte occupate da chi faceva i turni diurni, di giorno da chi faceva quelli notturni.
Allora gli affittacamere fecero affari d'oro.
Si chiamavano "letti caldi" perché rimanevano sempre tiepidi tra una dormita e l'altra...
 

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Il crollo del ponte sulla Stura nel luglio 1973: un'auto cadde nel fiume, morti gli occupanti
L'estate del 1973 fu terribile, dal punto di vista meteorologico: da giugno a settembre, un susseguirsi continuo di temporali violenti, nubifragi e trombe d'aria; un'estate da non ricordare..
 

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Il crollo del ponte sulla Stura nel luglio 1973: un'auto cadde nel fiume, morti gli occupanti
L'estate del 1973 fu terribile, dal punto di vista meteorologico: da giugno a settembre, un susseguirsi continuo di temporali violenti, nubifragi e trombe d'aria; un'estate da non ricordare..
Mio padre passò sul ponte pochi minuti prima del crollo. Si fermò al distributore a Borgaro per fare rifornimento e arrivò un auto che gli riferì del disastro. Non era la sua Sammarcanda
 

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A provocare il crollo fu infatti una vera "bomba d'acqua" scatenatasi in seguito a un fortissimo temporale, quel sabato pomeriggio. Vi furono anche altri danni, come al cantiere in corso per la costruzione del nuovo scalo ferroviario Smistamento di Orbassano.
 

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La piena della Stura a seguito della bomba d'acqua fu improvvisa e violenta, travolgendo il ponte come un fuscello;il crollo interruppe anche l'acquedotto del Pian della Mussa, che passava sul ponte.
 

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Ma la piena della Stura non può essere istantanea. Sarà ben passato un po' di tempo tra i temporali e l'ondata di piena.
Ho rivisto gli articoli dell'epoca de "La Stampa": pare che la piena sia stata davvero improvvisa e devastante, senza dar tempo di dare allarmi.
Alcuni tecnici e responsabili vennero comunque rinviati a giudizio.
 

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La Stura ha comunque una lunga, triste storia di piene improvvise e violente, sempre distruttive; nel 1962, in autunno, andò distrutto il ponte di corso Vercelli. Il ponte ferroviario della Torino - Milano e' stato rifatto con rettifica e rinforzato dopo l'avvio dell'Alta VelocitÃ*.
Sempre nel 1962 ando' distrutto il ponte ferroviario di Venaria sulla Cirie' Lanzo; altre ancora...
 

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Pile abbandonate sulla Stura pressi corso Vercelli



Per chi si chiedesse, come me lo sono sempre chiesto io, cosa sono quei piloni abbandonati sulla Stura tra il ponte di corso Vercelli e di corso Giulio Cesare:

Il ponte Vittorio Emanuele II sulla Stura, in corrispondenza della strada provinciale di Vercelli, fu costruito tra il 1880 e il 1882. In precedenza già altri ponti erano stati collocati in quel punto del fiume, infatti già nel Settecento abbiamo attestazioni certe di un attraversamento fluviale della strada per Chivasso. Il ponte di fine Ottocento era una struttura in muratura, imponente e molto massiccia, composta da quattro pile e cinque arcate. Questa opera colossale aveva però gravi problemi di statica, infatti i pali di legno su cui erano fondate le pile penetravano nel terreno soltanto per la lunghezza di sei metri. Nel 1947 dopo un progressivo abbassamento dell’alveo della Stura, i pali di fondazione iniziarono a scalzarsi e furono fasciati con getti di calcestruzzo. Nel 1961 si verificò un nuovo scalzamento delle fondazioni e in questo caso il ponte venne chiuso. Il Comune ne aveva decretato l’abbattimento per estrema pericolosità, ma prima che ciò avvenisse, il 2 settembre 1961, una pila cedette e fece crollare le due arcate ad essa adiacenti; la settimana dopo, l’intera struttura collassò definitivamente.

Tra il 1961, data del crollo del vecchio ponte, e il 1964, costruzione del nuovo ponte, rimase in funzione un ponte mobile provvisorio, di cui sono ancora visibili quattro pile.

Il nuovo ponte fu costruito nel 1964 dall’Impresa Palmieri di Roma, su progetto di Guido Oberti. La linea della nuova struttura è estremamente snella, infatti il ponte è di tipo Maillard ad arcata unica con una luce di 92 metri. La struttura ha due corpi affiancati, staticamente indipendenti e collegati da elementi prefabbricati di tre metri di lunghezza. Il ponte Vittorio Emanuele II è inoltre l’ultimo, in Torino, con arcata costruita su centina.

Info tratte da: http://www.museotorino.it/view/s/416dcc79dc794067a8c6dd1fb8cdb893

Il vecchio ponte crollato nel 1961:
 

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Chiedo scusa, avevo sbagliato di un anno, 1962 invece del 1961; dopo quasi 60 anni, la memoria e' un po' svanita... Probabilmente, ho confuso col ponte ferroviario di Venaria.
 

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Su "Torino Storia" di questo mese, a proposito delle garitte all'ingresso di Piazzetta Reale nel periodo monarchico (già documentate fotograficamente in questo forum), è scritto che il principe ereditario Umberto abito' a Palazzo Reale dal 1925 al 1931, trasferendosi poi a Napoli dopo il matrimonio con Maria Jose'.
A me risultava invece che la coppia si trasferì nel palazzo dopo il matrimonio, abitandovi per un certo tempo, trasferendosi poi a Roma.
Qualcuno ha ragguagli più precisi al riguardo, e sul motivo per cui poi lasciarono il palazzo e Torino?
 
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