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Stazione Lingotto prima versione e odierna.


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L'elettromotrice che si vede nella foto, serie entrata in servizio negli anni 60, per la strana colorazione ricevette diversi soprannomi: "arancia meccanica" o anche "bananino" (questo in Liguria, dove han circolato a lungo e forse ancora attualmente ve ne sono in servizio).
 

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Sempre durante la prima guerra mondiale, oltre ai tram portaferiti, vennero realizzati anche tram portaproiettili tra i vari stabilimenti adibiti alla produzione bellica di munizioni: eccone uno

 

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"L'Italia sicura mai sarà
finchè non si manderà
Cecco Beppe e Guglielmin
fuori, fuori dai confin!"

(gli ultimi due versi ripetuti in ritornello)

Questa "simpatica" poesiola la imparò mia madre (cl. 1905) gli ultimi anni di scuola (quarta e quinta elementare), quando già si era entrati nella prima guerra mondiale. Non la dimenticò più: ancora nei suoi ultimi anni, ultranovantenne, me la ripeteva più volte...
Questo per ricordare il "lavaggio del cervello" cui furono sottoposti bambini e ragazzi in quella triste circostanza.
Ricordava ancora mia madre che, l'ultimo anno in quinta, in classe passarono tutto il tempo a lavorare a maglia, per confezionare capi da inviare ai soldati al fronte.
Per dire, la "temperie" dell'epoca...
Mia nonna, del 97, invece sapeva una canzoncina ancora più vecchia:
Menelik lilik lilik / regin-a Tautet tautet tautet / rovin-o l'Italia...
 

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@Modestino Balabam - Interessante la cartina all'interno della caserma, mostrante l'estensione dell'Impero romano ai tempi di Traiano; forse il regime pensava davvero di rinnovare quei fasti...
Capisco sempre piu' la verita' del detto: "Beati i paesi che non hanno storia".
 

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oggi ero in via stradella per commisioni e mi sono accorto di questo edificio

di cui non mi ero mai accorto è ben ristrutturato ma dall'impianto parrebbe esssere una costruzione tra la fine dell'800 e l'inizio '900 è possibile facesse parte della cascina Gilardoni Sondrio i cui edifici rimanenti sono a pochi metri?
 

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Ed ecco il tram di Settimo fotografato al capolinea settimese, di fianco alla stazione ferroviaria

la tranvia di Settimo era stata aperta nel 1884, ovviamente col "trenino" a vapore; quarant'anni dopo, nel 1924, venne elettrificata (le motrici inizialmente montavano l'archetto Siemens, sostituito negli anni '30 dal pantografo); nel dopoguerra, per l'aumentato traffico stradale, e per le lamentele degli abitanti delle borgate torinesi di Barca e Bertolla, che si lagnavano degli scarsi collegamenti con la città (la linea era tutta a binario unico, salvo il tratto urbano, il che condizionava notevolmente frequenze e tempi di percorrenza, per le soste dovute agli incroci), a ottobre del 1954 venne soppressa e sostituita con autobus.
Subito dopo, iniziarono i lavori di trasformazione della stazione capolinea torinese di via Fiochetto nell'attuale autostazione, inaugurata nel 1956.
Nella foto sotto, l'inizio di strada Settimo nei primi anni 50; si vede passare un tram, con sola motrice "sciolta", già riverniciato, dal dopoguerra, in castano - isabella dal precedente avorio, per uniformarlo al materiale ferroviario delle FS (così come per le altre tranvie intercomunali e per la Ciriè - Lanzo).

 

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Nel 1927, della tranvia di Settimo era stata attivata una diramazione che, dal bivio di strada Settimo e strada San Mauro, lungo quest'ultima, raggiungeva la borgata Bertolla, inizialmente servita con un tram navetta in coincidenza al bivio con i tram da e per Settimo, che vediamo in questa foto



nel progetto iniziale, la diramazione avrebbe dovuto raggiungere San Mauro, ma successivamente si ripiegò sul capolinea a Bertolla, forse per problemi e pericoli per la stabilità del ponte sul Po di San Mauro (che infatti ultimamente è stato chiuso al traffico veicolare, rimanendo solo pedonale, con la costruzione del nuovo ponte a valle).
Successivamente, vennero istituite corse dirette da e per Bertolla al capolinea torinese di via Fiochetto, per le rimostranze dei bertollesi, che reclamavano collegamenti diretti e più veloci, senza trasbordi.
 

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Infatti, il problema delle periferie torinesi che lamentano di sentirsi "dimenticate" dal centro è di antica data!
Nei primi anni '50, proprio gli abitanti di Bertolla lamentavano di sentirsi abbandonati dal capoluogo, considerati i "figli della serva" buoni solo per "lavare i panni sporchi dei torinesi"(vista l'attività prevalente di lavandai degli abitanti).
 

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Ecco un tipico tram portaferiti della prima guerra mondiale

i treni carichi di feriti arrivavano direttamente dal fronte, probabilmente non nelle stazioni viaggiatori, non attrezzate, ma piuttosto agli scali merci (Vallino, Dora), dove, su binari paralleli, venivano fatti arrivare i convogli tranviari; poi avveniva il trasbordo dei barellati e degli altri feriti sui tram, per il trasporto all'Ospedale Militare o agli altri ospedali creati ex novo o in edifici attrezzati allo scopo (un po' quello che sta avvenendo oggi in Cina per l'epidemia del coronavirus).
Da rilevare che, per quanto riguarda lo sforzo bellico sostenuto dalla città, delle due reti tranviarie allora esistenti in Torino, venne sostenuto interamente dall'Atm; l'altra, la "privata" Belga, poco o nulla fece...
Il trasporto dei feriti al fronte riguardò essenzialmente la prima guerra mondiale, l'ultima combattuta in modo "tradizionale" senza o quasi mezzi aerei. Quando vi era il "fronte" interessato dai combattimenti, e le "retrovie" che rimanevano relativamente tranquille, verso le quali era possibile indirizzare i feriti per ricevere le cure del caso in tutta sicurezza.
Nell'ultima guerra, invece, lo scenario era completamente cambiato, con l'intervento degli aerei bombardieri e delle loro "incursioni" anche a migliaia di km dai fronti, arrivando alla "guerra totale"; a questo punto, il trasporto dei feriti lontano per più sicurezza non aveva più senso!
 

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oggi ero in via stradella per commisioni e mi sono accorto di questo edificio



di cui non mi ero mai accorto è ben ristrutturato ma dall'impianto parrebbe esssere una costruzione tra la fine dell'800 e l'inizio '900 è possibile facesse parte della cascina Gilardoni Sondrio i cui edifici rimanenti sono a pochi metri?
Era la mensa delle concerie Durio (poi CIR). In tempi recenti era diventato un centro sociale. Ristrutturato, ora è una gelateria/cremeria.
 
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