La foto di corso Massimo angolo corso Dante e' di prima del 1966; si vede ancora sulla dx la sede tranviaria del 15, rimossa dopo il dirottamento del tram al Lingotto, senza piu' raggiungere il ponte Isabella.
Il distributore Esso in primo piano scomparve invece nel 1992, con la costruzione del sottopasso "Michele Lanza".

Chinino di Stato.
Via Giordano Bruno.

_altra scoperta casuale riguardo una TORINO sparitissima__la politica immigrativa dei romani era molto variabile___ a volte guerre, altre volte cooptazioni o deportazioni di massa per ripopolare zone devastate da quelle guerre o da carestie e infine anche arruolamenti piu' o meno forzati per implementare l'esercito___


__nel 334 COSTANTINO (o chi per esso) stanzio' in NORDITALIA (e quindi PIEMONTE e TORINO) un numero imprecisato di SARMATI di cui permangono ancora riferimenti toponomastici___ grande curiosita' (impossibile da soddisfare) di conoscere reazioni ed opinioni dei nostri antenati di AUGUSTA TAURINORUM___


__un bravo storiografo saprebbe stilare agevolmente un lista di una cinquantina di popolazioni e di una cinquantina di eserciti che entrarono o passarono o si fermarono in ITALIA, quantomeno nella storia conosciuta____ vi pare che in quelle occasioni non siano state sparse in giro vagonate di geni ??? ___fenomeno storico scientifico all'esame dei bravi demogenetisti___


__ci si chiede allora dove sia la purezza celtica della PADANIA -D :-D :-D) e soprattutto dove fosse la purezza italica delle leggi razziali della WW2 (talmente tragiche da non poter neanche esser tradotte in un simbolo grafico)___

Infatti, i Sarmati si stanziarono nell'altopiano tra Cherasco, Narzole e Benevagienna.
La somiglianza fisica come fisionomia e' evidente...
Nella zona il paese di Salmour ancora ricorda nel nome la discendenza da quei lontani progenitori.

_vedendo un preoccupante ed anomalo silenzio radio, solo al fine di interromperlo, sparo un indegno pistolotto___ piatto vuoto mi ci ficco, anche senza rima___ tra i personaggi famosi non torinesi che trascorsero parte della loro vita a TORINO sicuramente NIETZSCHE e ROUSSEAU__ _due filosofi di tempi diversi ed anche molto diversi tra loro___ evitare approfondimenti in quanto fuori tema e causa di gravi emicranie___ limitarsi agli effetti riguardo la nostra citta'___

al primo un lapidone ed una via, sia pure periferica, con pero' notevole pericolo linguistico di rintraccio___ ma i postini (sindacalmente postelegrafonici) sono bravi ragazzi che quando vedono un NI seguito da un'accozzaglia di consonanti sanno di cosa si tratta___ non NIZZA MARITTIMA e ancor meno NIZZA MONFERRATO, peraltro ignorata nello stradario cittadino___ molto bene quando il filosofo interrompeva le sue elucubrazioni per sgridare i carrettieri che maltrattavano il loro cavallo__

al secondo (considerato anche un precursore del socialismo) una scuola, ma nessuna via e nessuna lapide, neanche forse nella chiesa dove abiuro'___ sicuramente no nella merceria di madame BASILE__ si spera che, sia pure tardivamente, la CASALEGGIO & ASSOCIATI produca una piccola piattaforma ROUSSEAU che riesca a sveltire l'anagrafe cittadina__

__non era certo un filosofo BUFFALO BILL e non si fermo' molto a TORINO non avendo trovato amate mandrie di bisonti da decimare___

> risata diabolica secondo la grafica degli informatici dilettanti e sprovveduti____

Più che dei socialisti, colla storia del cavallo Nietzsche mi sembra precursore degli animalisti.

Come accozzaglia di consonanti, la lingua piu' terribile e' il polacco; imparare la pronuncia e' impresa quasi disperata! (Tecnicamente gli ammassi di consonanti si chiamano "digrammi").

La vicenda dei disguidi anagrafici per le carte di identitÃ* elettroniche e' la dimostrazione di quanto in Italia si voglia fare i tecnologici senza averne le capacitÃ*.

Edit

Censin said:

Più che dei socialisti, colla storia del cavallo Nietzsche mi sembra precursore degli animalisti.

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Diceva Rousseau...

Censin said:

alla fine degli anni 60, trasferito nei dintorni di Chieri; l'edificio venne abbattuto.
Com'è ora la zona

https://www.google.it/maps/@45.0948805,7.648912,3a,75y,190.81h,93.88t/data=!3m6!1e1!3m4!1sitGTiszeQhlea_SwndaW5Q!2e0!7i13312!8i6656?hl=it

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Attenzione! La foto che hai postato è l'edificio ancora presente conosciuto anche come "Castello di Lucento". Esso è situato lungo la stradina che si vede dal link postato da te di Google Maps.

Non saprei. Pero', quando a novembre 1980 vi fu il terremoto nell'Italia Meridionale, molti profughi giunti a Torino vennero allogiati al Bonafous già a Chieri.

In quella triste circostanza, il Comune aveva allestito all'interno di Porta Nuova un ufficio di accoglienza per quanti erano fuggiti dalle zone disastrate. Qui i rifugiati venivano smistati in varie strutture messe a disposizione, tra cui il Bonafous a Chieri.
Arrivarono anche molti feriti, che negli ospedali della zona non potevano essere ricoverati e curati, per ricevere le cure del caso.

sto cercando notizie su un fantomatico "maniscart" che avrebbe dovuto sorgere, almeno fino alla metà degli anni '50, in piazza campanella. qualcuno l'ha mai sentito nominare?

Mai sentito parlare di un "Maniscart", nè lì nè altrove. Cosa doveva essere?

^^

http://www.comune.torino.it/sfogliato/mercati/guida/index.html#58/z

Icopix said:

^^

http://www.comune.torino.it/sfogliato/mercati/guida/index.html#58/z

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l'unica cosa che si trova sono quelle due righe... non ho trovato nulla ne' su mappe nè negli archivi dei giornali... fosse stata una struttura così grande qualcosa avrei trovato... adesso sono curioso

ace of spades said:

l'unica cosa che si trova sono quelle due righe... non ho trovato nulla ne' su mappe nè negli archivi dei giornali... fosse stata una struttura così grande qualcosa avrei trovato... adesso sono curioso

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Il link era per Censin (che non ne aveva mai sentito parlare...).
Sarebbe utile "recuperare" i ricordi di qualche vecchio parellino....

La prima volta che sono stato in piazza Campanella e' stata nella primavera del 1964; non ho visto nulla del genere in mezzo alla piazza.

Per l'ennesima volta la Cavallerizza ha rischiato di andare in fumo, per l'incuria di chi dovrebbe provvedervi. Ha ragione Vittorio Sgarbi quando dice che noi italiani le cose belle che abbiamo non ce le meritiamo!