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Dipende dalla solerzia degli amministratori dei condomini o degli stabili; da me le aperture sui pianerottoli nella primavera del 1969 vennero subito bloccate con una barra di ferro, per impedire che qualcuno forse inavvertitamente continuasse a usarle e buttare il pattume; dopo qualche mese tali aperture vennero definitivamente murate; tra l'altro, attualmente, in un piano, dove si è scrostato l'intonaco, riemerge il segno della muratura.
Infatti
Devo dire che la casa dei miei fu finita proprio nel 69 tranquillamente provvista di "regolare" canna per i rifiuti con sportellini su ogni balcone
Va bene che il progetto ormai non poteva più essere cambiato ma ciò conferma quello che dici tu, e il problema non era sentito proprio come una priorità assoluta come sarebbe dovuto essere, tanto che continuammo ad usarla ancora per diversi anni
 

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La piazza è nata come "Piazza Carlina" (intesa come "dedicata a Carlo", esattamente come l'accademia Albertina è dedicata Carlo Alberto e non ad Albertina famosa drag queen dell'800 :nuts:). Nei documenti ufficiali e nelle carte fino al 1860 circa compare sempre come Piazza Carlina e solo in seguito come Piazza Carlo Emanuele. Non escluderei che esista una specifica delibera del Comune riguardo il cambio di nome.
Vedi anche questa carta del 1775. La piazza è indicata nella didascalia come "Q: Piazza Carlina".
La diagonale a cui accenni non credo sia mai esistita. Probabilmente quella carta è più un'ipotesi che altro. Molto interessante, comunque!
Comunque, per tutti i torinesi la piazza è sempre stata "piazza Carlina" e basta! Se si chiede a qualcuno dove si trova piazza Carlo Emanuele, probabilmente dirà di non saperlo; se si chiede di piazza Carlina, tutti la sanno indicare. Anche per il vecchio tram 1, che andava dalla Fiat Mirafiori al Cimitero, le corse limitate alla piazza nelle ore di punta, senza raggiungere il capolinea di via Catania, erano indicate come "LIMITATO PIAZZA CARLINA".
 

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Infatti
Devo dire che la casa dei miei fu finita proprio nel 69 tranquillamente provvista di "regolare" canna per i rifiuti con sportellini su ogni balcone
Va bene che il progetto ormai non poteva più essere cambiato ma ciò conferma quello che dici tu, e il problema non era sentito proprio come una priorità assoluta come sarebbe dovuto essere, tanto che continuammo ad usarla ancora per diversi anni
In effetti, venne fatta una deroga per le canne che finivano nei cortili; potevano continuare ad essere usate, purchè al fondo in cortile vi fosse un regolare contenitore o bidone sigillato; il ricambio dello stesso era a cura dello stabile. Solo per quelle delle cantine, venne subito decisa la soppressione senza alternative.
 

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Tu hai parlato di Matilde e io del perché in molti film ambientati a Roma le serve parlano veneto. Se a Torino c'erano le canavesane è un altro discorso.
Nei mesi immediatamente precedenti l'entrata in guerra (primavera del 1940) fece scalpore in città, occupando la cronaca cittadina de "La Stampa" e "Gazzetta del Popolo" per diverse settimane, la vicenda della domestica di una famiglia borghese, la quale si era finta incinta ad opera del figlio dei padroni, per ricattarli ed estorcere loro denaro. Vicenda finita in Tribunale.
I giornali sottolineavano che la serva era originaria, come molte altre, delle valli di Lanzo, aggiungendo che la maggior parte delle cameriere di quelle parti erano persone oneste e ottimi elementi, e doveva trattarsi quindi di un'eccezione, la classica pecora nera.
(Comunque il giovane ammise di essere effettivamente andato a letto con la domestica: quando si dice gli amori ancillari!).
Probabilmente i giornali si impadronirono della storia per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalle nubi che si stavano addensando, coi i "diarchi" (Re e Duce) smaniosi di partecipare al conflitto; poi a giugno "arrivò la bufera, arrivò il temporale", cioè l'entrata in guerra; e, con ben altre preoccupazioni, la vicenda finì nel classico "dimenticatoio".
 

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da "Torino Storia" di tempo fa:
Il progetto juvarriano dei quartieri militari di Porta Susina prevedeva sul fronte un maestoso arco di trionfo, rimasto sulla carta e mai realizzato; ecco, nella ricostruzione della rivista, come si sarebbe dovuto presentare



come si presenta oggi la zona

https://www.google.it/maps/@45.0761395,7.6742109,3a,75y,258.69h,100.28t/data=!3m5!1e1!3m3!1scTNH3bEMPfvxDHd0sW4tNw!2e0!6s//geo2.ggpht.com/cbk?panoid=cTNH3bEMPfvxDHd0sW4tNw&output=thumbnail&cb_client=search.TACTILE.gps&thumb=2&w=96&h=64&yaw=27.88118&pitch=0&thumbfov=100?hl=it
 

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Sempre da un "Torino Storia":
via Nizza, nel tratto davanti al palazzo delle Poste (anche con uffici delle Ferrovie), nella prima metà degli anni 50



si vedono transitare nei due sensi due vetture tranviarie serie 2500, delle due linee che allora percorrevano quel tratto di via Nizza: il 18 (piazza Carducci - via Sempione) e il 21 (Millefonti - Madonna del Pilone).
Nella seconda metà degli anni 50, sul 18 alle 2500 subentrarono le "bisarche" serie 2700, i tipici tram articolati operai: la linea infatti serviva tra l'altro gli stabilimenti Ceat (cavi e pneumatici) all'inizio di corso Palermo, rimasti fondamentali per l'azienda fino alla costruzione del grande complesso di Settimo lungo l'autostrada A4 nella prima metà degli anni 60; dopo di che decaddero, adibiti solo più a magazzino e attività ausiliarie. Gli edifici sono ora occupati dall'Italgas.





Il 21 venne invece sempre esercito con le 2500, salvo un breve periodo a cavallo degli anni 50 e 60 in cui erano subentrate le 3000.
Le due linee vennero soppresse nel 1966, con gioia dei tanti abitanti di quel tratto di via Nizza che mal sopportavano lo sferragliare dei tram; tramutatasi in delusione e rabbia 16 anni dopo, nel 1982, quando con la nuova rete dei trasporti vi tornò il tram sotto forma della nuova linea 1 (piazza Bengasi - via Fidia), con non poche proteste del tipo "L'avevano tolto, ora ce lo rimettono!". Finchè all'inizio di questo secolo, colla trasformazione della linea 1 in metropolitana sotterranea e l'inizio dei lavori, il tram sparì definitivamente, anche come rotaie.
 

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Riguardo alla Ceat: mi risulta che l'azienda avesse anche una falegnameria in zona Pozzo Strada (via Borgone, o via Beaulard, non ricordo bene), che assemblava i "rocchi" di legno su cui venivano avvolti i cavi elettrici e telefonici. Non so che fine abbia fatto, ora che la Ceat è stata assorbita dalla Pirelli, come era quasi "scritto nel cielo"....
 

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Stessa fonte:
anni 30 - un gruppo di Balilla in partenza per una gita



da notare che non tutti i ragazzi portano i calzettoni regolamentari; il motivo potrebbe essere in un particolare rivelato tempo fa da un anziano "ex Balilla":
i calzettoni non avevano soletta o sottopiede, avevano solo il gambale con due elastici al di sotto; andavano quindi infilati su un paio di normali "pedalini", e l'elastico poteva essere fastidioso nel camminare; per questo, forse, alcuni preferivano non indossarli andando a una gita.
 

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Stessa fonte:
piazza San Carlo, metà anni 30: il rifacimento del primo tratto è già terminato, ma deve essere ancora in corso quello del secondo; infatti in piazza sono ancora installati i padiglioni provvisori per i negozi

 

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Stessa fonte:
Credo che quelli di Torino Storia preferirebbero (giustamente) che si evitasse di riportare ampi stralci dal numero disponibile in edicola (cosa peraltro contraria al regolamento del forum e alle normative sul copyright). Magari evitiamo di dare motivazioni per far chiudere l'intero thread e cerchiamo di rispettare il lavoro altrui.
 

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Confesso: acquisto la rivista proprio per avere una fonte di informazioni e di ispirazione; non credo di far nulla di male o di danno alla rivista, cui semmai faccio pubblicità...
E proprio da un numero della rivista, propongo questa romantica immagine dei primi decenni del 900, del laghetto del Valentino su cui si specchia la palazzina Villa delle Glicini.



come forse già noto, il laghetto a metà degli anni 20 si ridusse a una pozzanghera, a causa dei prelievi dalla falda acquifera che lo alimentava da parte del laboratorio di Ingegneria del Politecnico nel Castello del Valentino, che si intravede sullo sfondo.
Se ne decise quindi il prosciugamento e la colmatura; l'area, dopo essere stata utilizzata per alcuni padiglioni dell'Esposizione del Decennale della Vittoria del 1928, venne utilizzata dalla Società Ippica Torinese per realizzare il Galoppatoio, rimasto in funzione fino al trasferimento di tutte le attività ippiche a Vinovo, nel 1959







. Successivamente, vi venne realizzato il V Padiglione sotterraneo di Torino Esposizioni, dalla fine dello scorso secolo convertito in parcheggio, tuttora in funzione.
La palazzina Villino delle Glicini nacque probabilmente come padiglione per una delle esposizioni a cavallo tra 800 e 900 (1884, 1898, 1911), senza poi essere abbattuta, passando in proprietà al Comune; ancora utilizzata a fini espositivi nel 1928, rimase poi abbandonata fino al dopoguerra, quando venne acquisita dal Club della Scherma che, dopo totale ristrutturazione, ne fece la propria sede, aperta nel 1954, come è tuttora



https://www.google.it/maps/@45.0524443,7.6842623,3a,37.5y,108.18h,92.44t/data=!3m5!1e1!3m3!1s1vGPxiGzo_R4zuA1oJw97w!2e0!6s//geo1.ggpht.com/cbk?panoid=1vGPxiGzo_R4zuA1oJw97w&output=thumbnail&cb_client=search.TACTILE.gps&thumb=2&w=96&h=64&yaw=215.09962&pitch=0&thumbfov=100?hl=it
 

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Credo che quelli di Torino Storia preferirebbero (giustamente) che si evitasse di riportare ampi stralci dal numero disponibile in edicola (cosa peraltro contraria al regolamento del forum e alle normative sul copyright). Magari evitiamo di dare motivazioni per far chiudere l'intero thread e cerchiamo di rispettare il lavoro altrui.
Lascia perdere, se posso permettermi di darti un suggerimento.
Ormai questo thread, a mio modesto parere, è diventato un noioso monologo, lo si evince dalla totale scomparsa dei commentatori "storici" (dei quali mi onoravo di far parte, anni fa) che da tempo hanno gettato la spugna.
Confesso che a volte mi capita di sbirciare l'omologo thread di Milano (compreso quello sulla storia dei trasporti pubblici) per sognare come era, un tempo, anche questo.
 

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L'argomento è stato trattato in altra sede ed ahimè non c'è nulla da aggiungere.
Per quanto riguardo la nota rivista mi pare che da questo thread abbia tratto ispirazione (per non parlare di informazioni ed articoli).

Cercando di rompere il "noioso monologo" cit. a seguito l'ultimo arrivo della mia collezione.



Esposizione nazionale 1898.
 

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Lascia perdere, se posso permettermi di darti un suggerimento.
Ormai questo thread, a mio modesto parere, è diventato un noioso monologo, lo si evince dalla totale scomparsa dei commentatori "storici" (dei quali mi onoravo di far parte, anni fa) che da tempo hanno gettato la spugna.
Confesso che a volte mi capita di sbirciare l'omologo thread di Milano (compreso quello sulla storia dei trasporti pubblici) per sognare come era, un tempo, anche questo.
:eek:hno:

Ma perchè è successo, se non sono indiscreto...
Grazie in anticipo a chi vorrà/potrà spiegarmi.
Sono davvero dispiaciuto.

... buon Ferragosto a tutti.
 

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Non è proprio "Torino sparita" ma non sapevo dove postarle altrimenti...

1976-79. Costruzione del "Palazzo Fata" a Pianezza.
Arch. Oscar Niemeyer, Ing. Riccardo Morandi.


r/[/url]
Niemeyer: "quello" di Brasilia?
Strano che un complesso simile nascesse in anni (1976 - 1979), già di profonda crisi economica (col "crollo" della lira nel 1976 e l'esplodere del terrorismo "bicolore", rosso e nero...)
 
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