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diciamo la pura verità: l'entrata nell'euro venne caldeggiata a suo tempo proprio perchè ormai la lira, a forza di svalutazioni più o meno competitive, era "decotta", ormai ipersvalutata e ridotta a quasi carta straccia; l'alternativa sarebbe stato il passaggio alla "Lira pesante" nel rapporto 1000 : 1, pure ipotizzato negli anni 80, ma avrebbe comportato sacrifici ancora maggiori e ancor più austerità. L'ingresso nell'euro sembrò allora la panacea a tutti i mali, il male minore: non fu certo un matrimonio d'amore!
A rendere la lira debole era stato l'allora governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi (poi eletto nel 1948 primo Presidente della Repubblica) nel 1947 con una svalutazione del 120% in due tranches, che aveva di fatto portato alla scomparsa dei centesimi, allo scopo di rilanciare l'economia boccheggiante del dopoguerra con inflazione galoppante.
Un decennio dopo o poco più doveva essersene pentito, visto che per primo aveva proposto il passaggio a una moneta pesante sempre nel rapporto 1000 : 1, proponendo anche di cambiarle il nome in "scudo italiano". Questo sulla scia di quanto fatto da De Gaulle dopo aver preso il potere, che aveva istituito il "franco pesante", però con rapporto 100 : 1.
Va detto però che non è solo il valore nominale di una moneta rispetto al dollaro a determinarne la forza o la debolezza, quanto la forza economica del paese che rappresentano: lo yen giapponese o il won sudcoreano non hanno un gran valore nominale (108 contro dollaro lo yen, 1.181 il won, quasi come la vecchia lira, al cambio odierno), ma sono indice di economie in forte crescita che da sempre sanno puntare sull'hi-tech, cosa che l'Italia sembra non saper fare...e non dico altro!
 

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Eravamo in pieno periodo di crisi petrolifera, che sfocerà nell'austerity
Quella della Rinascente torinese è stata una storia tutto sommato sfortunata.
Decisa all'inizio degli anni 60, in pieno boom economico, con la città che stava festeggiando o aveva appena festeggiato il primo centenario dell'Italia unita, iniziò con l'acquisizione dell'area di via Lagrange - via Carlo Alberto, stabile in parte sinistrato dagli eventi bellici e assai degradato; appena ultimatone l'abbattimento e iniziato lo scavo delle fondamenta, intervenne la "doccia fredda" della "congiuntura" del 1964, con le restrizioni creditizie, per la prima volta si dovette imparare il vocabolo "austerità"; la direzione della Rinascente ritenne quindi di sospendere i lavori, in attesa che passasse la burrasca economica; per cinque anni il cantiere rimase cintato coi lavori fermi; nel 1969, ritenendo che ormai il peggio fosse passato, riprese i lavori, senza peraltro eccessiva fretta, arrivando così all'inaugurazione del 1973; purtroppo, alla vigilia di una nuova peggiore crisi economica, stavolta mondiale, causata dall'impennata dei prezzi petroliferi seguiti alla guerra del Kippur, che ne impedirono in pratica il decollo; la Rinascente torinese vivacchiò per un decennio o poco più, anche con un supermercato alimentari nei seminterrato; finito però tutto come sappiamo.
Pensare che mio padre, che aveva avuto occasione di visitarle, decantava le meraviglie della "casa madre" milanese, e anche della Rinascente di Genova; dove vi era perfino un reparto di vendita di armi, dietro presentazione del porto d'armi....
 

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A rendere la lira debole era stato l'allora governatore della Banca d'Italia Luigi Einaudi (poi eletto nel 1948 primo Presidente della Repubblica) nel 1947 con una svalutazione del 120% in due tranches, che aveva di fatto portato alla scomparsa dei centesimi, allo scopo di rilanciare l'economia boccheggiante del dopoguerra con inflazione galoppante.
120% mi pare eccessivo. Non ci sarà qualche zero di troppo? :nuts:
 

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Quella della Rinascente torinese è stata una storia tutto sommato sfortunata.
Decisa all'inizio degli anni 60, in pieno boom economico, con la città che stava festeggiando o aveva appena festeggiato il primo centenario dell'Italia unita, iniziò con l'acquisizione dell'area di via Lagrange - via Carlo Alberto, stabile in parte sinistrato dagli eventi bellici e assai degradato; appena ultimatone l'abbattimento e iniziato lo scavo delle fondamenta, intervenne la "doccia fredda" della "congiuntura" del 1964, con le restrizioni creditizie, per la prima volta si dovette imparare il vocabolo "austerità"; la direzione della Rinascente ritenne quindi di sospendere i lavori, in attesa che passasse la burrasca economica; per cinque anni il cantiere rimase cintato coi lavori fermi; nel 1969, ritenendo che ormai il peggio fosse passato, riprese i lavori, senza peraltro eccessiva fretta, arrivando così all'inaugurazione del 1973; purtroppo, alla vigilia di una nuova peggiore crisi economica, stavolta mondiale, causata dall'impennata dei prezzi petroliferi seguiti alla guerra del Kippur, che ne impedirono in pratica il decollo; la Rinascente torinese vivacchiò per un decennio o poco più, anche con un supermercato alimentari nei seminterrato; finito però tutto come sappiamo.
Pensare che mio padre, che aveva avuto occasione di visitarle, decantava le meraviglie della "casa madre" milanese, e anche della Rinascente di Genova; dove vi era perfino un reparto di vendita di armi, dietro presentazione del porto d'armi....
bhe direi che negli anni 80 e primi anni 90 era comunque un punto di riferimento per lo "struscio" cittadino..soprattutto per i più giovani...poi dopo la bonifica amianto non si è più ripresa.
 

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120% mi pare eccessivo. Non ci sarà qualche zero di troppo? :nuts:
Secondo quanto riportato su "Cronologia" , l'ultima svalutazione fu ufficialmente del 68,4%, ma la lira aveva già perso la maggior parte del suo valore; a fine anno 1947 il cambio ufficiale contro dollaro era di 575, di fatto era a 600 e oltre; tale restò poi fino al "crollo" del 1976.
Comunque, fino agli anni 60 esisteva ancora una monetina da 1 lira, venne usata ripetutamente anche dal sottoscritto (aveva sul verso una cornucopia, che da piccolo avevo scambiato per un cono gelato!)






; poi scomparve, e si ebbe l'assurdo di una unità monetaria cui non corrispondeva niente di concreto. Fu per questo motivo che nel 1985 il governo Craxi lanciò la proposta della lira pesante, poi non attuata per molti motivi, da quelli tecnici a quelli già accennati di misure di austerità, per evitare che la nuova lira si deprezzasse rapidamente fino al valore della vecchia! (quanto succede di solito nei paesi latinoamericani, dove la svalutazione continua obbliga a cambi continui della unità monetaria; in Argentina in pochi decenni si passò dal peso all'austral poi al nuovo peso...).
NB: La monetina da una lira della foto reca la data 1991, quando era già da tempo scomparsa della circolazione; probabilmente si tratta di un conio per collezionisti, non circolante...
 

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Breùs, a la francaise
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La forza di una moneta non dipende dal valore nominale: togliere tre zeri non avrebbe avuto alcun significato (se non quello psicologico, forse).
 

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La forza di una moneta non dipende dal valore nominale: togliere tre zeri non avrebbe avuto alcun significato (se non quello psicologico, forse).
Certamente, ma anche il significato psicologico ha la sua importanza: se non è sostenuta da un'economia davvero forte (come i casi già citati dell'Estremo Oriente, Giappone e Sud Corea), una cifra maiuscola indica comunque disordine economico; in quasi tutto il mondo, la lira italiana degli ultimi tempi era nota come "la moneta con tre zeri", che di solito venivano tolti nei calcoli di cambio valuta ecc. per semplificare i conti (Visto personalmente nei cambiavalute, in Francia, Spagna e altrove).
Ricordo che quando venne proposto Mario Draghi come governatore della BCE, alcuni economisti tedeschi si opposero proprio dicendo: "Come, uno dell'Italia, della lira? Quella moneta con tre zeri?"; infatti, per i tedeschi rimane di generazione in generazione il ricordo indelebile della grande inflazione degli anni 20, quando un chilo di pane o un litro di latte erano arrivati a costare qualche milione di marchi....
Non a caso, all'epoca della lira, quando noi italiani si andava all'estero, si passava sempre prima in banca ad acquistare la valuta del paese o paesi di destinazione, o in alternativa dollari, la vera moneta universale; altrimenti si correva il rischio reale di rimanere "a secco", visto che molte banche e cambiavalute in giro per il mondo si rifiutavano di accettare le lire (caso capitato a una collega di lavoro, in viaggio in Norvegia a Capo Nord con un'amica; quasi si videro tirare le loro "lirette" in faccia...)
 

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Il ponte Isabella fotografato da pelo dell'acqua, quando ancora vi era l'Idroscalo, prima quindi del 1952



sotto le sue arcate, è stato ritrovato in questi giorni uno dei due "cadaveri eccellenti" che stanno suscitando un intrigo internazionale.
 

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Anni 30: all'incrocio tra via Cibrario e corso Tassoni, una processione sta arrivando alla chiesa di Sant'Alfonso, da cui è stata scattata la foto; foto interessante, perchè mostra all'estrema sinistra l'ingresso dell'Ospedale Maria Vittoria come era allo stato originario, senza le modifiche e sopralevazioni del dopoguerra

closest gas station to me
 

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fino a non molti decenni orsono, una delle poche occasioni in cui le donne adulte potevano mostrarsi in pantaloncini corti erano le gare sportive; qui vediamo, probabilmente negli anni 50, le partecipanti a una staffetta femminile



e il relativo articolo sulla "Gazzetta del Popolo"

the closest gas station to my location
 

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Anno 1941: il prototipo dei tram della serie 3000, che entrerà in servizio sulla linea 9, in percorso di prova, direi in viale Thovez (Valsalice)

 

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Anni 20: un idrovolante della linea Torino - Venezia - Trieste è in partenza dall'Idroscalo del ponte Isabella



(detto tra noi: ce ne voleva del fegato, a salirci sopra!)
 

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Breùs, a la francaise
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Certamente, ma anche il significato psicologico ha la sua importanza: se non è sostenuta da un'economia davvero forte (come i casi già citati dell'Estremo Oriente, Giappone e Sud Corea), una cifra maiuscola indica comunque disordine economico; in quasi tutto il mondo, la lira italiana degli ultimi tempi era nota come "la moneta con tre zeri", che di solito venivano tolti nei calcoli di cambio valuta ecc. per semplificare i conti (Visto personalmente nei cambiavalute, in Francia, Spagna e altrove).
Ricordo che quando venne proposto Mario Draghi come governatore della BCE, alcuni economisti tedeschi si opposero proprio dicendo: "Come, uno dell'Italia, della lira? Quella moneta con tre zeri?"; infatti, per i tedeschi rimane di generazione in generazione il ricordo indelebile della grande inflazione degli anni 20, quando un chilo di pane o un litro di latte erano arrivati a costare qualche milione di marchi....
Non a caso, all'epoca della lira, quando noi italiani si andava all'estero, si passava sempre prima in banca ad acquistare la valuta del paese o paesi di destinazione, o in alternativa dollari, la vera moneta universale; altrimenti si correva il rischio reale di rimanere "a secco", visto che molte banche e cambiavalute in giro per il mondo si rifiutavano di accettare le lire (caso capitato a una collega di lavoro, in viaggio in Norvegia a Capo Nord con un'amica; quasi si videro tirare le loro "lirette" in faccia...)


È ovvio che una moneta con tagli nominali molto elevati non può essere una moneta forte, ma la scienza delle finanze ha poco a che fare con la psicologia (da banco).

Un tempo l’acquisto in Italia della valuta straniera era giustificato soprattutto dal tasso di cambio più vantaggioso. Non era solo,la lira italiana a non essere trattata in paesi periferici.
 

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È ovvio che una moneta con tagli nominali molto elevati non può essere una moneta forte, ma la scienza delle finanze ha poco a che fare con la psicologia (da banco).

Un tempo l’acquisto in Italia della valuta straniera era giustificato soprattutto dal tasso di cambio più vantaggioso. Non era solo,la lira italiana a non essere trattata in paesi periferici.
L'acquisto di divise estere prima della partenza era giustificato anche dal fatto che, con una legge del 1976 volta a frenare il crollo della lira, l'esportazione di lire in contanti era limitata a 250.000 lire pro capite; si potevano invece esportare valute estere fino al controvalore di 1.500.000 lire.
La legge restò in vigore a lungo: ricordo che, in un viaggio in comitiva a Barcellona per il Capodanno del 1984, prima di arrivare alla frontiera autostradale di Ventimiglia il capogita disse all'altoparlante: "Ricordo che per legge non si possono portare fuori dall'Italia più di 250mila lire; chi ne avesse di più è pregato di nasconderle, nei calzini, nelle mutande, dove vuole, purchè non le lasci in vista o le esibisca ai finanzieri!". Infatti, alla frontiera salì un finanziere chiedendo "come stavamo a valuta", al che tutti dicemmo di essere a posto, e tutto finì lì; nessun problema invece al successivo confine franco-spagnolo di Perthus, dove solo salì a bordo un milite della Policia Nacional chiedendo dove eravamo diretti, al che rispondemmo in coro: "Barcelona!"
 

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Ancora foto scolastiche, stavolta di scuole religiose: Istituto Salesiano di via Luserna (borgo San Paolo), anno scolastico 1959 - 60; una prima media



e una di "licenziandi" di terza media



notare i sacerdoti in primo piano (probabilmente gli insegnanti), ancora con la "talare" o tonaca, allora uniforme obbligatoria per i sacerdoti di ogni ordine, sempre, comunque e ovunque.
L'apertura arrivò nella primavera del 1964: secondo i dettami del Concilio Vaticano II, venne autorizzato il clergyman, il completo di giacca e pantaloni grigi, in tutte le occasioni, rimanendo obbligatoria la tonaca solo per le cerimonie e funzioni religiose.
Allora frequentavo la seconda all'ITI: la prima volta che il sacerdote insegnante di religione si presentò con la nuova uniforme, quasi non lo riconoscevo; era un uomo di mezza età, coi capelli brizzolati, ma senza il "sottanone" sembrava ringiovanito di una decina di anni; l'essere asessuato era infine diventato uomo!
 
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