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#29081 | |
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Uno degli ultimi netturbini "tradizionali", ancora col triciclo a pedali, nel 1970
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#29082 |
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#29083 | |
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Last edited by turtu63; September 9th, 2018 at 08:16 PM. |
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#29084 |
Registered User
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E' la versione diesel dello snodato entrato in servizio nella versione "elettrica" come filobus, sulla rete CTREA e filoviaria Atm (linea 54, poi 34); rimasero in servizio a lungo, fin verso la fine degli anni 70, quando venne decisa la gestione delle linee di autobus solo con mezzi monocassa (salvo, meno di una decina di anni dopo, tornare ai mezzi articolati e snodati).
Per questo motivo, non vennero mai modificati per la conduzione con il solo guidatore, con l'installazione delle obliteratrici; fino alla fine della loro vita, rimasero con guidatore e bigliettaio. |
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#29085 |
Registered User
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Uno dei furgoni per la distribuzione della Coca Cola, allora rigorosamente in bottiglia, entrati in servizio nel 1955, fotografato al Valentino; rimasero in servizio per tutti gli anni 50 e 60
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog negli anni 60, uno di questi furgoni fu protagonista di un drammatico incidente, in corso Casale, proprio davanti allo zoo già ricordato: travolse e uccise uno scolaro, che incautamente era sceso dal marciapiede. Il fatto eclatante fu che la società di distribuzione arrivò a chiedere i danni ai genitori dello sfortunato ragazzino, sostenendo che aveva provocato lui l'incidente col suo comportamento. |
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#29086 |
Registered User
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Nell'inverno del 1968, sul ponte Isabella rimanevano ancora i binari tranviari già utilizzati per servizio dalle linee 4 e 14, sebbene dal 1966 i tratti oltre Po delle due linee fossero già stati soppressi; li vediamo in questa foto appunto di quell'epoca
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog la rimozione dei binari, con riasfaltatura dell'intero ponte, arrivò nella primavera successiva (aprile - maggio). |
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#29087 |
Registered User
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Il dehors interno, con topia, dell'attuale Bicerin di piazza Consolata, allora "Caffè Birreria della Consolata"
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#29088 |
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Il Campo Volo dell'Aeritalia a Collegno, negli anni 50
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog |
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#29089 | |
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#29090 | |
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dal gruppo Facebook "il mercatino delle cartoline",banchi a porta palazzo,pellicceria inclusa,foto di Antonio Narice.
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#29091 | ||
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Alberto Landi - come titolare del Caffè Al Bicerin devo fare una precisazione. Il caffè Al Bicerin non ha mai avuto un dehors nel cortile, il dehors è sempre stato nella piazza di fronte alla vetrina del Caffè (allego foto). La foto mostrata è invece il cortile del condominio accanto (ora parcheggio con accesso dal cancello a fianco del Bicerin) dove una volta c'era un bar/birreria in cui venivano ospitati i pellegrini e che non aveva niente a che fare con il Bicerin. Tale bar aveva accesso principale dalla via Santa Chiara e santuario dalla piazza.Questa è la foto della piazza attuale. La birreria era nel cortile (dove c'è la serranda grigia) che appartiene al condominio di Via della Consolata 12. Questa birreria cessò l'attività negli anni '60 e poi i locali divennero un ingrosso di abbigliamento ed il cortile parcheggio. ![]() ecco una foto del dehors del Bicerin negli anni trenta ![]() ![]() http://bicerin.it/storia/
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#29092 |
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Più che pellicce-abiti, mi sembra di vedere i "colli" di animali interi, molto diffusi fino a prima della guerra; nel dopoguerra, li si vedeva solo al collo di anziane signore, residuo di tempi migliori; poi, lentamente, la moda si estinse.
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#29093 |
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Parlando ancora dell'ex zoo del parco Michelotti, un aneddoto: una collega di lavoro, abitante in corso Casale proprio dirimpetto all'ingresso dello zoo (nello stesso stabile sulla strada negli anni 60 vi era un "Bar dello Zoo"), che credeva ciecamente nella leggenda che le civette si mettono a cantare quando muore una persona, giurava, quando in casa era mancato suo padre, di aver udito appunto il canto di una civetta. Cercai di ricordarle che nelle vicinanze c'era lo zoo, con molti animali dai versi altrettanto striduli, ma lei insisteva che si trattava proprio di una civetta. E se lo zoo, tra i tanti volatili, avesse davvero ospitato anche una civetta?
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#29094 |
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La motonave Vittoria fotografata negli anni 30, sullo sfondo, allo scalo dei Murazzi
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog unica vera "nave" pontata ad aver solcato le acque torinesi del Po; qualcosa di simile, in scala ridotta, ai battelli del Missisippi; peccato, abbia fatto una brutta fine! |
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#29095 |
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Anno 1924; una moto Triumph con sidecar in corso Vittorio all'altezza delle Nuove
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog le sidecar (o "motocurbela" come le chiamava qualcuno in dialetto sotto la Mole) erano abbastanza frequenti sia anteguerra, sia nel dopoguerra fino circa a metà anni 50; poi, con il boom automobilistico, si diradarono... |
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#29096 |
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Lo stabilimento SPA Centro in borgo San Paolo dopo il devastante bombardamento aereo del 24/7/1944
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog ![]() nel dopoguerra, ricostruito, funzionò fino alla fine degli anni 70; nei primi anni 80 venne definitivamente abbattuto; al suo posto, ora sorgono un Centro Direzionale Fiat (all'angolo tra corso Peschiera e corso Ferrucci), uffici e servizi comunali (sul lato di via Braccini), e una chiesa evangelica; il resto dell'area è diventato un bel parco alberato. https://www.google.it/maps/@45.05992...2!8i6656?hl=it |
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#29097 |
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L'hangar dell'Idroscalo costruito immediatamente a valle del ponte Isabella per il ricovero degli idrovolanti della linea Torino - Venezia - Trieste - Portorose, all'epoca del suo funzionamento degli anni 20 (lo vediamo mentre, sullo scivolo, un idrovolante sta scendendo in acqua, oppure sta salendo per il rimessaggio)
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog la struttura sopravvisse alla fine del servizio aereo, già negli anni 30; venne ancora utilizzata, anche nel dopoguerra, per feste e come sala da ballo; la piena del maggio 1949 le assestò un colpo mortale, riducendola a un rudere, inoltre la si riteneva di ostacolo sia al defluire delle acque in caso di piene, sia alla navigazione che si voleva ripristinare; venne pertanto abbattuta all'inizio del 1952. A ricordo, sulla riva del Po, nel punto dove sorgeva, è stata posta una lapide. https://www.google.it/maps/@45.04593...2!8i6656?hl=it Last edited by Censin; Yesterday at 04:04 PM. |
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#29098 |
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Stampa del Castello del Valentino visto dalla sponda opposta; in primo piano, l'isola detta "di Piacenza" dalla vicina Barriera di Piacenza
![]() https://www.facebook.com/groups/4289...n=group_dialog |
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#29099 | |
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Location: 45°37'35.1"N 8°51'22.2"E
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#29100 | ||
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Home in Vetrina Torino, 2 maggio 1940: il naufragio della motonave “Vittoria!” LA NAVIGAZIONE PIEMONTE STORIA DEL PO TORINO Torino, 2 maggio 1940: il naufragio della motonave “Vittoria!” Di Andrea Dal Cero 3 maggio 2017 Il più grande natante che abbia mai solcato le acque a Torino fu la motonave “Vittoria!”. Si trattava di una motonave che in precedenza si chiamava “Fiorenza” e che era stata utilizzata dal 1932 a Firenze, sull’Arno: il colonnello Amedeo Sacerdote, dopo averla vista, ne rimase entusiasta, e decise di acquistarla per riutilizzarla sul Po. Trasportata smontata presso il cantiere creato al bisogno presso i Bagni Lido Savoia (poco lontano da piazza Zara), venne rimontata modificandone l’allestimento, e venne varata nel febbraio del 1935, tra i tripudio della folla di canottieri presenti sul fiume. L’idea di riprendere la navigazione sul Po (le cui acque avevano già conosciuto i battelli durante l’Esposizione del 1911) piacque tantissimo ai Torinesi, e al momento del varo il colonnello Sacerdote venne premiato con una medaglia da Luigi Balbo Bertone di Sambuy (che era stato podestà di Torino dal 1926 al 1928). La “Vittoria!” aveva una stazza di 300 tonnellate, e poteva imbarcare ben 300 passeggeri sistemati su due ponti. Per tre anni, a decorrere dall’ aprile 1935, essa prestò regolare servizio sul Po, partendo dai Murazzi e giungendo fino a Moncalieri. Spesso, navigando, un’orchestra allietava i passeggeri suonando i motivetti più in voga. Il primo anno la motonave ebbe molto successo; i Torinesi affollarono in massa i suoi viaggi, e “La Stampa” offriva agli abbonati dei biglietti in regalo. Su La Stampa del 22 maggio 1935 leggiamo che il quotidiano in questione aveva deciso di offrire “alle sue abbonate e in particolare alle mammine, piacevoli piccoli viaggi in motonave”. Durante questi viaggi “alla gioia di navigare si aggiungerà quella di udire uno scelto programma di musiche eseguite dal dopolavoro della Stampa. Inoltre, a tutti i bambini sarà offerta, a bordo del naviglio, dalla Banca Anonima di Credito, una invitante merenda”. il Vittoria quando si chiamava ancora Fiorenza e navigava sull’Arno Passata la novità, però, negli anni successivi i biglietti si diradarono, e spesso la nave si trovò a navigare vuota o semivuota. Poiché la nave (a differenza di oggi) non apparteneva al Comune ma a un imprenditore privato, egli (viste le perdite) decise nel 1938 di sospendere la navigazione, ancorando la “Vittoria!” stabilmente ai Murazzi, trasformata in caffè-ristorante galleggiante. Ma i proventi ricavati da questa attività furono più bassi delle aspettative, e il caffè venne chiuso. La nave, di fatto abbandonata, divenne preda dei ladri, che vi asportarono arredamenti e suppellettili. Stanco di questa situazione, il colonnello Sacerdote fece smontare e vendere i motori, cedendo lo scafo ormai in disarmo a Giacomo Massano, proprietario dei Bagni Diana in Corso Moncalieri. La “Vittoria!” sarebbe stata destinata dunque ad essere ancorata in Corso Moncalieri, ma giunse inaspettata la richiesta di acquisto da parte dell’appaltatore del traghetto di Settimo Torinese, che stava cercando uno scafo fluviale abbastanza largo, per sostituire il barcone ormai vecchio e deteriorato. A quei tempi, infatti, a Settimo e a San Mauro esistevano due “porti natanti”, e il traghetto faceva la spola tra di essi trasbordando passeggeri e merci tra le due rive del Po. Massano rivendette al traghettatore lo scafo per 4.000 lire, ma il problema era di fare giungere la “Vittoria!” a Settimo, facendole superare l’ostacolo della diga Michelotti. Si ritenne ottimisticamente che sarebbe stata sufficiente una grossa piena, che avrebbe alzato di molto il livello delle acque. Così il 2 maggio 1940, dopo diversi giorni di pioggia, mentre il Po scorreva gonfio d’acqua, si decise di tentare l’impresa. Con l’equipaggio a bordo, la “Vittoria!” iniziò la navigazione alla volta di Settimo al pari di una chiatta, scortata da vari barcaioli. Ma invece di superare la diga, la “Vittoria!” vi si incagliò, senza che fosse possibile rimuoverla. Infine, la corrente, continuando a premere con violenza sui fianchi della nave, la spinse oltre la diga, ma questa, strisciando contro la chiglia, le provocò diversi squarci. Subito l’acqua irruppe nella stiva, e la nave si trovò in condizioni critiche, appesandendosi sempre di più. Lì, racconta La Stampa del 3 maggio 1940 “rimase sospeso tra acqua e cielo, quale un grosso cetaceo arenato, fino a quando la chiglia ebbe un sinistro scricchiolio e cedette in più punti permettendo all’acqua di invadere la stiva”. L’equipaggio e i barcaioli si illudevano di tenere la situazione sotto controllo, ma la furia del fiume ghermì lo scafo che iniziava ad affondare, spingendolo avanti. I barcaioli tentarono di raggiungerlo ma la nave, imbarcando sempre più acqua e divenuta ingovernabile, andò a impattare violentemente contro uno dei piloni del ponte Regina Margherita, il che provocò l’apertura di uno squarcio ancora più ampio. Gli uomini a bordo furono sbalzati in acqua, mentre la corrente vorticosa strappò dal ponte l’imbarcazione semiaffondata, spingendola ancora avanti per un chilometro, fino all’altezza dell’odierna passerella di piazza Chiaves, dove la nave affondò. Restarono affioranti a pelo d’acqua per qualche ora i casseri di prua e di poppa, ma poi la piena cancellò ogni cosa, e tutto ciò che restava della “Vittoria!”, nonostante il nome orgoglioso che portava, scomparve alla vista. © 2017 Il Giornale del Po, cultura fluviale online.
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