Censin

Ancora per la serie "binari tranviari spariti", una foto di via Duchessa Jolanda quando ancora era percorsa dai binari tranviari della linea 3, di cui vediamo una vettura serie 3000 in transito (fu una delle prime linee a veder circolare, già dai primi anni 50, questi tram)



il tram da piazza 18 Dicembre varcava la ferrovia presso la stazione di Porta Susa sulla già ricordata passerella pedonal-tranviaria, poi imboccava la via fino a piazza Bernini, svoltando poi in corso Ferrucci.
Quando nel 1960 la passerella venne abbattuta in concomitanza con l'elettrificazione della Torino - Milano, il tram venne deviato per piazza Statuto e corso Francia.
Uno spezzone dei binari di una decina di metri venne lasciato prima di piazza Bernini, per eventuale ricovero di vetture guaste o incidentate, fino alla recente risistemazione della piazza con i cantieri della metro.

Censin

Pieno San Salvario: una foto della parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, risalente a fine 800 o primi 900



A sinistra della foto verso via Baretti si vede un muretto, al posto dell'edificio che tuttora ospita il cine teatro "Baretti", evidentemente costruito in seguito.
Sulla destra, il palazzo che si vede all'estremo sfondo su via Saluzzo non esiste purtroppo più: venne colpito in pieno da un bombardamento bellico nel 1942; al suo posto oggi sorge un palazzo moderno.

erne_to

buongiorno, io sto cercando qualche foto di via Salbertrand!

Modestino Balabam

Altra foto maxi e altre novità.

Chiesa di Gesù Nazareno.

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Modestino Balabam

Piazza Solferino.
Concorso per la ricostruzione della Spina.

Modestino Balabam

Piazza San Carlo: il progresso (?).

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Oscaruzzo

Questo tutto sommato non era orribile. Certamente aveva più personalità dell'orrore che c'è adesso.

A proposito di "Torino mai esistita", questo è il progetto arrivato secondo (per fortuna) al concorso di idee per il monumento al duca d'Aosta in piazza Castello. Quello arrivato primo (e poi realizzato) non è proprio una meraviglia, ma questo è davvero "oltre".



(disegno esposto alla GAM).

Icopix

Che poi (è bene ricordarlo) il monumento avrebbe dovuto "sorgere" in piazza Vittorio;
fortunatamente, nel 1935 una sagoma fu posizionata nel punto scelto......

In questo modo fu evidente di come la scelta del luogo non fosse azzeccata;
fu così che venne deciso di porre la scultura dove si trova adesso.

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Censin

Meno male che non è mai nato! Tutto sommato, per una figura che "a posteriori" sappiamo essere stata piuttosto mediocre come militare (la sua gloria gli venne costruita in gran parte "a tavolino", sfruttando i successi altrui), è già fin troppo quello che è stato effettivamente costruito.

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Censin

Resta da capire come chi lo voleva in quella posizione pensasse di incanalare il traffico, sia tranviario che su gomma, visto che il monumento avrebbe ostruito quasi completamente la piazza....

Censin

Continuo a chiedermi: ma perchè si voleva a tutti i costi edificare un torracchione in quel punto, invece di restaurare il palazzo sinistrato dai bombardamenti (che non era affatto raso al suolo, era ricuperabilissimo, bastava volerlo...)?



Il bombardamento del 13/7/1943 (il peggiore subìto dalla città), come si vede dalla foto, colpì solo l'ala verso via Santa Teresa, risparmiando il resto; tanto che venne chiusa al traffico solo via Santa Teresa, colla deviazione del tram 20 che la percorreva su via Pietro Micca, non interessata dai crolli, deviazione durata fino al 1949.

Censin

Era quello l'aspetto usuale della piazza negli anni 60, e per buona parte dei 70!
Una cronista americana in quegli anni scrisse che, per gli italiani, l'auto non era un banale mezzo di trasporto, ma una sorta di divinità, cui erigere altari (vedi i pupazzetti e simili che allora ornavano il lunotto posteriore delle auto) e alla quale sacrificare ogni cosa.....

Censin

La via di "Amelia, l'erborista che ammalia?" (Amelia Fontanesi, che aveva un negozio di erboristeria nella via, diventata popolare a cavallo tra gli anni 70 e 80 per aver partecipato a numerose trasmissioni sulle neonate televisioni private, illustrando le virtù delle erbe officinali).
Per quanto riguarda le foto postate di largo Nicola Fabrizi, esse risalgono al massimo alla fine degli anni 50; infatti, si vede ancora il tram 22 (che, rinumerato 2 dal 1967, fece quel percorso fino al 1982, sostituito poi dall'attuale 13) gestito con le vetture serie 2500, quasi integralmente sostituite a partire dal 1960 con le 3000 e, per le linee più trafficate, dalle articolate 2700 e 2800; le 2500 rimasero in servizio sulla linea 21 (soppressa nel 1966) e come "supplementi" (limitati a piazza Carlina o corso Regina) sulla linea 1 nelle ore di punta. Lasciate in rimessa dopo la riforma del 1966, le 2500 fecero la loro ricomparsa dal 1974, sulle linee 2, 3 e 15, fino al 1982, quando vennero utilizzate per la seconda serie delle "articolate" 2800.

andymont

L'aspetto era quello, perché in Italia sono nate prima le città (in quell'epoca gli americani dovevano ancora essere inventati...) e poi dopo secoli, le auto. Da loro quasi tutte le città sono nate dopo le auto e ad esse si sono conformate.
Noi per fare convivere città e auto facciamo poco o nulla ( solo le multe...) e per costruire un parcheggio interrato cerchiamo il parere favorevole anche dei Murut del Borneo.


Per quanto riguarda la considerazione per le auto da parte degli italiani o degli americani, fatti qualche giro in america poi ne riparliamo...

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motori49

purtroppo anche la casa del senato non era rimasta indenne da demolizioni sciagurate, solo la facciata è originale mentre tutti gli interni furono orrendamente distrutti compresi i solai lignei sostituiti con solai in laterizio,
la casa del Pingone in proporzione era rimasta ancora con gran parte dell'edificio originale, solai compresi e durante il restauro risanati come infissi vari , ringhiere ecc.

Censin

Un libriccino che negli anni 60 "mamma" Fiat inviava a tutti i neopatentati (ma chi glie li forniva gli elenchi ?) recitava testualmente: "Le automobili sono i giocattoli dei grandi; ad esse ci si affeziona come il bambino si affeziona al suo trenino a molla o al suo orsacchiotto".
Del resto, quando a dicembre del 1973 arrivò l'austerity, col blocco domenicale delle auto (come ho già detto, un provvedimento che andava al di là del fatto contingente di limitare i consumi di petrolio, era una misura educativa da vero "stato etico", volta a disabituare la gente dall'uso, o dall'abuso, delle 4 ruote), tutti quanti (anche il sottoscritto, lo confesso!) reagimmo precisamente come i bambini quando gli si toglie il giocattolo preferito: facendo i "capricci"...

turtu63

matitone sparito,foto archivio Iuccy Mària Loturco -- FIM Torino fabbrica inchiostri matite e colori per belle arti ditta Augusto BO.
Due foto della prozia Carla scattate nell'anno 1951 in zona Vanchiglia, (considerato che abitava in Via Tarino).
la matitona della Fabbrica di matite .è anche un mio ricordo in quanto, da bambina, (abitavo in Lungo Po) ci passavo spesso ed il cancello della Fabbrica era composto da grandissime matite colorate ove mi arrampicavo ...

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turtu63

Franco Senestro‎

Gran Premio di Torino 1° settembre 1946, la partenza davanti al castello del Valentino.

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giuseppe tubi

Esatto, ma mentre la prima vista dall'esterno nonostante il degrado faceva intuire le sue origini, Casa Pingone mi è sempre sembrata una anonima casa "vecchia" e malridotta. Senza mai sapere cosa in realtà contenesse, fino a che l'avete svelata.
Mi stupisce che all'epoca dei Brayda e De Andrade non abbia attirato l'attenzione degli archeologi medievalisti.

giuseppe tubi

Non è questione di giocattoli. I blocchi totali del traffico non sono un metodo educativo per insegnare a vivere le città. Questo andrebbe insegnato fin dai banchi di scuola. Paradossalmente viene penalizzato per primo chi dalla città deve allontanarsi (e poi tornare alla propria casa) e non dispone di mezzi alternativi ragionevoli.
Quanto agli anni dell'austerità, ricordo che con mia sorella alla domenica frequentavo un corso di vela (già pagato) a Viverone e, non potendo nostro padre accompagnarci in macchina, tentammo di andare in treno+corriera portandoci in spalla un grosso sacco con il necessario. Il risultato fu disastroso.