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Old January 11th, 2015, 10:47 AM   #16321
giuseppe tubi
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Originally Posted by Toro1958 View Post
... confermo: anch'io ero frequentatore assai assiduo del Valentino negli anni '50 (abitavo sopra il S.Giorgio, in Via Bidone) e quelle costruzioni non solo non le ho mai nemmeno viste ma, anche, non ne ho mai letto nulla sino ad oggi quando mi sono trovato a leggere della vita dell'architetto Prampolini (?) che ha fatto costruire tutto sto' ... chiamiamolo edificio ...
Enrico Prampolini era un grande artista del periodo futurista e fu anche scenografo. Ma non ho mai saputo che fosse architetto. Forse fu come scenografo che si occupò di quel padiglione...
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Old January 11th, 2015, 10:57 AM   #16322
Toro1958
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Originally Posted by giuseppe tubi View Post
Enrico Prampolini era un grande artista del periodo futurista e fu anche scenografo. Ma non ho mai saputo che fosse architetto. Forse fu come scenografo che si occupò di quel padiglione...
... letto in questo sito: http://www.architetturafuturista.it/prampoli.htm
dove si parla anche del padiglione di Torino 1928
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Old January 11th, 2015, 01:13 PM   #16323
Toro1958
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Fine secolo XIX - Una via di Torino


Sul sito da cui è stata 'rapita' l'immanine di fine '800 si cita chiaramente via di Torino ... quale?

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Old January 11th, 2015, 02:37 PM   #16324
Marmox
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Dal tipo di lampione inusuale, dagli edifici abbarbicati su una collina nello sfondo e dallo stile generale, credo non sia affatto Torino.

Qui la versione più grande.
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Old January 11th, 2015, 02:47 PM   #16325
oscarbeat
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Originally Posted by Marmox View Post
Dal tipo di lampione inusuale, dagli edifici abbarbicati su una collina nello sfondo e dallo stile generale, credo non sia affatto Torino.

Qui la versione più grande.
Concordo con te. Decisamente non è Torino. L'insegna che si intravede a sinistra pare riportare una dicitura in francese (...GATION MIXTE ???). Da questo mi viene in mente che potrebbe trattarsi di un comune pur italiano (vedasi il PARRUCCHIERE) della val di Susa o giù di lì...
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Old January 11th, 2015, 03:14 PM   #16326
Toro1958
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[QUOTE=Marmox;120538573]Dal tipo di lampione inusuale, dagli edifici abbarbicati su una collina nello sfondo e dallo stile generale, credo non sia affatto Torino.

yes ... in effetti ... anche il tipo di imposte, tipo ligure, non è comune a Torino ...
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Old January 11th, 2015, 03:58 PM   #16327
Toro1958
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Coop. Fattorini

Anche questi sono spariti ...

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Old January 11th, 2015, 04:08 PM   #16328
Censin
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Originally Posted by Toro1958 View Post
... N.B. Il trasporto via ferrovia impiega più tempo e provoca più danni alle vetture a fronte di un risparmio poco significativo sulle tratte brevi (600/800 km)
Alla faccia dei fautori ad oltranza del trasporto su ferro!
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Old January 11th, 2015, 04:14 PM   #16329
Censin
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Originally Posted by giuseppe tubi View Post
Il secondo veniva dato in contanti, fino a quando non si generalizzò l'uso dei bancomat, per evitare che qualcuno stesse a casa con la motivazione di dover andare in banca a prelevare i soldi. Capitava anche questo.
.
Molti enti e aziende prevedevano, a questo scopo, l'"ora banca": un'ora di permesso al mese per andare a ritirare il mensile in banca; usanza in effetti pressochè scomparsa, con la diffusione di Bancomat e POS.
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Old January 11th, 2015, 04:21 PM   #16330
Censin
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Dopo aver parlato del capolinea del vecchio 13 a Valsalice, ecco una foto del capolinea opposto, quello di Lucento



dai particolari della foto (si vedono ancora proseguire su strada Pianezza i binari delle Tranvie Occidentali, la rete tranviaria per Pianezza, Druento e Venaria chiusa nel 1951; al capolinea si vede ferma una vettura 2500, da fine anni 50 sostituite sul 13 quasi interamente dalle 3000; il capolinea è ancora in un "gerbido" incolto), questa dovrebbe risalire ai primissimi anni 50; quando presi io il 13 al capolinea ,l'unica volta in vita mia, nel 1962, attorno ad esso era già sorto un giardinetto con aiuole e panchine, giardinetto rimasto e tuttora esistente, anche se i binari sono spariti con la soppressione del 13 nel 1966.
Ecco come si presenta oggi il giardinetto




Il 13 doveva avere un'altimetria piuttosto problematica, per i dislivelli alle due estremità; se nella zona precollinare vi era la pendenza non indifferente di corso Fiume, via Crimea e viale Thovez, dalla parte opposta vi era quella notevole di strada Pianezza, per raggiungere il pianalto su cui sorgono la borgata e la chiesa di Lucento (esclusa la regione collinare, la parte cittadina con la maggiore altitudine).
Nella foto seguente, vediamo appunto la chiesa, sempre nei primi anni 50


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Last edited by Censin; January 11th, 2015 at 04:49 PM.
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Old January 11th, 2015, 06:10 PM   #16331
Toro1958
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Originally Posted by Censin View Post
Alla faccia dei fautori ad oltranza del trasporto su ferro!
In effetti il via ferrovia implica:
- scali ferroviari attrezzati per carico/scarico vetture (costi notevoli di manutenzione)
- rigidità nelle date/ore di spedizione (il che implica una programmazione notevolmente precisa)
- piazzali di stoccaggio vetture al carico e allo scarico
- danneggiamenti (e furti) sulle vetture durante le soste dei convogli
- la 'morchia' che cade dai fili di alimentazione danneggia le vetture che devono quindi essere protette
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Old January 11th, 2015, 08:18 PM   #16332
Toro1958
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FIAT C.so Marconi - 1964

Il palazzo c'è ancora ... ma di lì è sparita la Fiat (vi ricordate quando la chiamavano la 'Società di Corso Marconi?)

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Old January 11th, 2015, 09:17 PM   #16333
Toro1958
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Teatro Politeama Chiarella - Via Principe Tommaso

Ecco un'immagine che ritrae Edoardo de Filippo e la sua compagnia davanti al Politeama Chiarella (anno 1933)



che era quello di queste immagini




distrutto da un bombardamento nel 1942

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Old January 11th, 2015, 10:55 PM   #16334
motori49
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Originally Posted by giuseppe tubi View Post
Anche noi abbiamo sempre pagato con un anticipo di ammontare fisso e un saldo in contanti, anche per gli impiegati, tranne che negli ultimi anni di attività. Ma la motivazione stava semplicemente nel fatto che gli operai, lavorando in cantiere, in trasferta ecc. erano pagati ad ore e quindi a fine mese si doveva procedere al controllo tra le schede consegnate da loro e quanto risultava dalla contabilità industriale, conteggiare viaggi e straordinari ecc. il ché portava via diversi giorni.
Per cui c'era l'acconto al 31 e il saldo al 15 del mese dopo per evitare di pagare tutto posticipato.
Il secondo veniva dato in contanti, fino a quando non si generalizzò l'uso dei bancomat, per evitare che qualcuno stesse a casa con la motivazione di dover andare in banca a prelevare i soldi. Capitava anche questo.
Anche io che come impiegato e poi come socio avevo una quota fissa ero uniformato a questo sistema.
Non escludo però che negli anni 50 sopravvivessero consuetudini paternalistiche, anche se allora c'erano altre complicazioni da conteggiare come i cottimi.
Anche nell'impresa Carpegna e Sabbadini fino alla sua chiusura (1997)gli operai venivano pagati con acconto al 15 e saldo a fine mese (gli ultimi 15 anni con assegno)
proprio perchè c'erano molte ore di straordinario e quindi a fine mese in cantiere mi toccava fare i conteggi senza sbagliare perchè sul conteggio delle ore non si ammettevano errori
ricordo sempre un operaio che per l'acconto si faceva sempre dare due assegni uno lo consegnava alla moglie l'altro se lo teneva per le sue spese personali (le solite sigarette ,null'altro)
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Old Yesterday, 12:28 AM   #16335
giuseppe tubi
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L'Esposizione del 1898 (cinquantennale dello Statuto Albertino) fu dedicata in maniera particolare all'Elettricità e ancora più particolarmente al suo uso come forza motrice, che dopo l'illuminazione cominciava a fare la sua comparsa nelle officine e nei trasporti.
Durante l'evento circolarono per Torino, non so se per la prima volta o meno, tram a trolley e trolley/batterie.

Oggi pomeriggio sulla pubblicazione ufficiale mi sono imbattuto in un articolo di Ettore Thovez, che dalla data di nascita risulta il fratello maggiore e ingegnere di Enrico, che pone entusiasticamente l'accento su questi aspetti della nuova tecnologia.
Ciò che mi ha sorpreso, oltre al ragionare in cavalli vspore piuttosto che kw come siamo abituati, è la concezione che dà dell'impiego dell'elettricità.
Non la considera come facciamo usualmente noi come una forma di energia disponibile per essere utilizzata, in alternativa o in combinazione con altre tipo il gas, i combustibili, ecc, ma un mezzo per trasmettere energia tra un motore e la sua utilizzazione.
Parte dal principio che il motore sia sempre una unità a vapore, idraulica o a gas, che fino a quell'epoca veniva collegata alle macchine con una rete di alberi e pulegge secondo la concezione che è più economico avere un solo motore più potente che tanti piccoli motori di quel tipo ognuno dedicato ad una macchina diversa.
L'idea geniale, sempre secondo l'ingegnere di fine 800, è che i conduttori elettrici sono molto più pratici delle trasmissioni meccaniche, consentono locali sgombri e luminosi, permettono di non dissipare energia quando alcune macchine sono ferme e altre lavorano.
Tutto ciò ottenendo corrente con una dinamo o alternatore e riutilizzandola con un piccolo motore. La novità di quell'Esposizione furono appunto i piccoli motori elettrici, addirittura piccolissimi quando destinati ad azionare, pensate un po', nientemeno che ventilatori casalinghi!
Partendo dall'utilizzo interno all'opificio allarga poi il discorso alla trasmissione dell'elettricità su lunga distanza e quindi la supremazia di quella alternata sulla continua grazie al motore polifase ideato da Galileo Ferraris, ai trasformatori statici sviluppati non ricordo se da Brown (quello della Brown-Boveri?) che consentono di non portare nelle case e nelle officine tensioni pericolose di 1000-10000 Volts.
Cita i fantastici generatori da 1000 cv e addirittura da 5000 cv come quelli del Niagara (solo all'epoca dell'Esposizione dell'84, dice, era follia immaginarne da più di 50-60 cv) e come prevedibile va a finire al trasporto pubblico urbano destinato a soppiantare la trazione a vapore e quella a cavalli.

Cita persino (non so se sia leggenda) un episodio accaduto all'Esposizione di Vienna del 1873 che avrebbe dato il via agli studi sull'impiego pratico del motore elettrico: un operaio che stava eseguendo un cablaggio su una dinamo da illuminazione si sbagliò e la collegò in rete ad altre dinamo in funzione, per cui la si vide girare di moto proprio anche se il suo motore (a vapore?) era spento!

Mi scuso se mi sono espresso male essendo digiuno di elettrotecnica e anche se mi sono entusiasmato per cose così banali, ma ho percepito una filosofia molto diversa di qualcosa che per noi è talmente normale da non chiederci nemmeno come funzioni, normale come aprire il rubinetto dell'acqua o quello del gas...
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Old Yesterday, 08:20 AM   #16336
QS-TANZ
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Complimenti per le foto del capolinea del 13.
Grande Censin!!!
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Old Yesterday, 11:29 AM   #16337
bertol59
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penso di si,i presepi nelle vetrine darebbero un tocco in piu' al natale.
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Old Yesterday, 03:12 PM   #16338
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Originally Posted by bertol59 View Post
penso di si,i presepi nelle vetrine darebbero un tocco in piu' al natale.
..................... ho 'paura' che purtroppo se le cose vanno avanti così sarà vietato anche fare i presepi in casa, non solo nelle vetrine. Non bisogna urtare la sensibilità di chi non la pensa come noi ...

Last edited by Toro1958; Yesterday at 05:32 PM.
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Old Yesterday, 05:51 PM   #16339
Censin
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Originally Posted by giuseppe tubi View Post
L'Esposizione del 1898 (cinquantennale dello Statuto Albertino) fu dedicata in maniera particolare all'Elettricità e ancora più particolarmente al suo uso come forza motrice, che dopo l'illuminazione cominciava a fare la sua comparsa nelle officine e nei trasporti.
Durante l'evento circolarono per Torino, non so se per la prima volta o meno, tram a trolley e trolley/batterie.

Oggi pomeriggio sulla pubblicazione ufficiale mi sono imbattuto in un articolo di Ettore Thovez, che dalla data di nascita risulta il fratello maggiore e ingegnere di Enrico, che pone entusiasticamente l'accento su questi aspetti della nuova tecnologia.
Ciò che mi ha sorpreso, oltre al ragionare in cavalli vspore piuttosto che kw come siamo abituati, è la concezione che dà dell'impiego dell'elettricità.
Non la considera come facciamo usualmente noi come una forma di energia disponibile per essere utilizzata, in alternativa o in combinazione con altre tipo il gas, i combustibili, ecc, ma un mezzo per trasmettere energia tra un motore e la sua utilizzazione.
Parte dal principio che il motore sia sempre una unità a vapore, idraulica o a gas, che fino a quell'epoca veniva collegata alle macchine con una rete di alberi e pulegge secondo la concezione che è più economico avere un solo motore più potente che tanti piccoli motori di quel tipo ognuno dedicato ad una macchina diversa.
L'idea geniale, sempre secondo l'ingegnere di fine 800, è che i conduttori elettrici sono molto più pratici delle trasmissioni meccaniche, consentono locali sgombri e luminosi, permettono di non dissipare energia quando alcune macchine sono ferme e altre lavorano.
Tutto ciò ottenendo corrente con una dinamo o alternatore e riutilizzandola con un piccolo motore. La novità di quell'Esposizione furono appunto i piccoli motori elettrici, addirittura piccolissimi quando destinati ad azionare, pensate un po', nientemeno che ventilatori casalinghi!
Partendo dall'utilizzo interno all'opificio allarga poi il discorso alla trasmissione dell'elettricità su lunga distanza e quindi la supremazia di quella alternata sulla continua grazie al motore polifase ideato da Galileo Ferraris, ai trasformatori statici sviluppati non ricordo se da Brown (quello della Brown-Boveri?) che consentono di non portare nelle case e nelle officine tensioni pericolose di 1000-10000 Volts.
Cita i fantastici generatori da 1000 cv e addirittura da 5000 cv come quelli del Niagara (solo all'epoca dell'Esposizione dell'84, dice, era follia immaginarne da più di 50-60 cv) e come prevedibile va a finire al trasporto pubblico urbano destinato a soppiantare la trazione a vapore e quella a cavalli.

Cita persino (non so se sia leggenda) un episodio accaduto all'Esposizione di Vienna del 1873 che avrebbe dato il via agli studi sull'impiego pratico del motore elettrico: un operaio che stava eseguendo un cablaggio su una dinamo da illuminazione si sbagliò e la collegò in rete ad altre dinamo in funzione, per cui la si vide girare di moto proprio anche se il suo motore (a vapore?) era spento!

Mi scuso se mi sono espresso male essendo digiuno di elettrotecnica e anche se mi sono entusiasmato per cose così banali, ma ho percepito una filosofia molto diversa di qualcosa che per noi è talmente normale da non chiederci nemmeno come funzioni, normale come aprire il rubinetto dell'acqua o quello del gas...
Pensa che gli studi di Maxwell e gli esperimenti di Righi sulle onde elettromagnetiche avevano fatto anche balenare la possibilita' della trasmissione dell'elettricita' senza fili!
Solo successivamente, ci si accorse che l'energia irradiata era minima, e l'idea venne abbandonata; ma gli esperimenti di Righi servirono poi di base a Guglielmo Marconi per lo sviluppo della telegrafia senza fili.
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Old Yesterday, 05:59 PM   #16340
Censin
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Originally Posted by Toro1958 View Post
In effetti il via ferrovia implica:
- scali ferroviari attrezzati per carico/scarico vetture (costi notevoli di manutenzione)
- rigidità nelle date/ore di spedizione (il che implica una programmazione notevolmente precisa)
- piazzali di stoccaggio vetture al carico e allo scarico
- danneggiamenti (e furti) sulle vetture durante le soste dei convogli
- la 'morchia' che cade dai fili di alimentazione danneggia le vetture che devono quindi essere protette
Non immaginavo della morchia dei fili! Sapevo solo del pericolo di contatti accidentali con la linea aerea, come successo realmente negli anni 80 sulla Torino - Bardonecchia, con l'incendio di un intero treno di auto, fortunatamente senza vittime.
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