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June 27th, 2015, 03:22 PM | #19241 |
Breùs, a la francaise
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Non è che non condivida gran parte di quanto è stato scritto, ma qualcosa cmq mi perplime.
Anche scontando che nel medioevo la contrada di Doragrossa fosse più stretta della via Garibaldi attuale e del decumano maximo romano, si immagina con qualche difficoltà che vi potesse passare anche soltanto un modesto bealerozzo. In una strada che in certi punti raggiungeva i 4 – 5 metri di larghezza, magari ingombra di merci, si incrociavano con fatica anche solo una coppia di carri, ed un fosso a centro strada di sezione semicircolare, per quanto modesto, avrebbe rappresentato un costante pericolo per il transito; ad esempio le ruote dei carri avrebbero facilmente potuto scivolarvi dentro. Una sezione a V, necessaria per contenere il rischio di esondazione avrebbe comportato un’eccessiva occupazione del sedime stradale ed una profondità della bealera che avrebbero accentuato i rischi per la circolazione. Inoltre la canalizzazione non poteva essere troppo piccola. Data la modesta pendenza della strada, bisogna supporre una portata che permettesse all’acqua di scorrere con una certa velocità, superando anche eventuali ostacoli incontrati lungo il percorso. Infatti la bealera in p.za Castello aveva dimensioni tali che per scavalcarla erano stati costruiti ben quattro ponticelli. Vedi: http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv...=turin.langEN# (Mi scuso per la rappresentazione un po' infantile, ma la carta del Carracha (1572) è unanimemente considerata la prima attendibile della Città di Torino, che defiinire "metropoli d'europa può sembrare eccessivo, ma era pur sempre la (novella) Capitale del Ducato di Savoia). In questo senso si potrebbe forse almeno ipotizzare che: • La canalizzazione non scorresse un centro strada. • Lo scorrere dell’acqua fosse controllato e limitato a certi momenti del giorno e/o della notte. |
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June 27th, 2015, 04:51 PM | #19242 | |
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June 27th, 2015, 05:12 PM | #19243 |
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Ancora a proposito della contrada di Dora Grossa.
Qualche anno fa, a una lezione di un corso dell'UNITRE sulla storia di Torino, la docente aveva spiegato che nel Medioevo, pur mantenendo sostanzialmente l'impianto urbanistico romano, le strade avevano perso la loro "dirittura" originaria, in quanto molti edifici erano stati costruiti o ricostruiti sporgenti o rientranti, mancando sostanzialmente qualunque piano regolatore; inoltre, all'interno delle originarie "isole", erano stati aperti molti vicoli e vicoletti, che a malapena permettevano il passaggio di due persone contemporaneamente (un documento in latino del '300 citava una Rua Porcellorum (sic!), che di fatto era diventata una discarica di rifiuti); l'intento degli urbanisti del '700 fu appunto quello di riportare la città all'originario impianto romano, con l'eliminazione di questi vicoli e il "drizzamento" delle strade, almeno le principali; Dora Grossa fu probabilmente solo l'intervento più massiccio e importante, altri ancora ve ne furono in altre strade. |
June 27th, 2015, 05:34 PM | #19244 |
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Nella cartina, si vede già realizzato il primo tratto di corso Orbassano (attuale corso De Gasperi) da corso Peschiera (ora Einaudi); ricordava però un mio zio (cl. 1900) che "anticamente" il tratto del corso tra corso Einaudi e via G. Bove (prima del "curvone") non esisteva, e la strada di Orbassano iniziava dalla piazza e dal vicolo della Crocetta; tanto che vi si infilava anche l'originario "trenino" per Orbassano, ancora a vapore, inaugurata nel 1881.
Con l'apertura del primo tratto del corso, il "trenino" e i tram urbani vi furono istradati; nel 1928, con l'elettrificazione, il "trenino" abbandonò il percorso cittadino su corso Orbassano, a favore di quello su corso Stupinigi e corso Settembrini, mantenuto poi fino alla chiusura della linea nel 1958. |
June 27th, 2015, 11:18 PM | #19246 | ||
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https://books.google.it/books?id=8j9...grossa&f=false
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June 28th, 2015, 05:19 PM | #19247 |
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Cancellato: doppione del seguente
Last edited by Censin; June 29th, 2015 at 04:30 PM. |
June 28th, 2015, 05:21 PM | #19248 | |
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Last edited by Censin; June 28th, 2015 at 05:57 PM. |
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June 30th, 2015, 12:05 AM | #19251 |
Breùs, a la francaise
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Fabbrica degli esercizi spirituali, poi Polveriera, in borgo S. Paolo (1941)
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June 30th, 2015, 04:17 PM | #19252 |
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Beh, un "elettrobus", come si diceva allora, nel 1902, anno della sua costruzione; uno dei primi autoveicoli elettrici ad alimentazione fissa esterna.
Lo mise in circolazione la SAEAI (Elettricità Alta Italia), che già gestiva una delle due reti tranviarie cittadine, società il cui azionista di maggioranza era la berlinese Siemens; e berlinese era il suo costruttore, come pure il progettista, Max Schiemann. Venne messo in circolazione in occasione dell'Esposizione di Arte Decorativa Moderna al Valentino (nella foto postata da Turtu, vediamo infatti alle spalle del mezzo il neonato monumento al Duca d'Aosta, e sullo sfondo uno dei "minareti" delle Facoltà Scientifiche). Nella foto di Modestino, vediamo invece a fianco del bus un tram con scritte in tedesco; quindi la foto è probabilmente stata scattata a Berlino, prima dell'invio sotto la Mole. Diciamo che appartiene alla "Prima generazione" di bus elettrici a filo, che vide, in Piemonte, la realizzazione della linea da Ivrea a Castellamonte, e da Alba a Barolo (con qualche differenza nell'organo di presa corrente, che, invece di due aste, ne usavano una sola "ramificata" all'estremità). A Barolo, nel centro della cittadina, esiste tuttora un "Caffè Bar della Filovia" con appese numerose foto del mezzo (cessato però già ben prima dell'ultima guerra). Last edited by Censin; June 30th, 2015 at 04:26 PM. |
June 30th, 2015, 04:34 PM | #19253 |
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Nella foto che segue, tratta dal calendario "La Memoria del Temp", vediamo la prima donna torinese a conseguire la patente di guida automobilistica nel 1907, la Sig.ra Ernestina Luisa Prola, allora trentunenne
Notare, come particolare, sulla parte anteriore dell'auto, la targa del tipo primitivo, del tipo XX-YYYY, dove le prime due cifre indicavano la provincia di immatricolazione, per Torino era appunto 63 (le targhe coll'indicazione "letterale" della provincia, rimaste in uso fino a vent'anni fa circa, arrivarono nel 1927). Certamente, la signora, e le altre "pioniere" del volante che seguirono, dovettero combattere contro i tanti pregiudizi del tempo che dicevano la guida dei mezzi controindicata al gentil sesso (benchè nel mondo rurale da sempre molte donne facessero anche le cocchiere, guidando i carri e carretti agricoli). Si diceva in particolare che la guida fosse di nocumento alle funzioni riproduttive (pregiudizio che resiste tuttora in certi paesi extraeuropei, dove la guida dei mezzi è vietata alle donne), e creasse loro altri problemi di salute. A "sdoganare" definitivamente la guida alle donne fu poi la Grande Guerra, con la necessità di sopperire con personale femminile alla scarsità nei trasporti pubblici di quello maschile, richiamato al fronte; e le donne iniziarono a guidare tram, e poi taxi; dopo di allora, le donne guidatrici aumentarono, e i maschi non poterono che replicare con aforismi acri e salaci, il più comune dei quali era "Donna al volante, pericolo costante... Last edited by Censin; June 30th, 2015 at 05:02 PM. |
June 30th, 2015, 05:00 PM | #19254 |
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A proposito di tram e filobus, le foto sopra postate mi inducono a una riflessione:
L'"elettrobus" portava sulla parte anteriore due fari affiancati, mentre i tram ne avevano uno solo al centro; così come continuarono ad averne uno solo centrale fino a tempi recenti, visto che i primi tram con due fari furono i "jumbo-tram" della serie 7000 in servizio sulla linea 3 dal 1987, seguiti poi dalle serie più recenti, 5000 e Cityway. Tuttora le 2800, le vetture più anziane ancora in servizio regolare, portano un solo faro centrale. Questo, mentre da sempre i mezzi su gomma, con motore elettrico o a combustione, ne portano due; era forse un criterio per poter distinguere nel traffico i due tipi di mezzi, specie nelle ore notturne? Last edited by Censin; June 30th, 2015 at 05:07 PM. |
June 30th, 2015, 09:00 PM | #19255 | |
Breùs, a la francaise
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Ma sopratutto il passaggio riguardante questa copertura, presente nell'edizione messa a disposizione online dal MuseoTorino, sull'edizione cartacea in mio possesso semplicemente non c'è. Quando dico che le notizie in merito alla faccenda sono scarse e contraddittorie intendo precisamente questo... |
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June 30th, 2015, 09:38 PM | #19256 |
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La bizzarra evoluzione di via Giuseppe Vernazza e dell'ultimo tratto di via San Quintino
mappa del 1880 nella mappa qui sopra, http://archiviodistatotorino.benicul...php?uad=154999 del 1866 si può anche notare che il futuro corso Grugliasco, poi Bolzano si chiamava San Martino, probabilmente come proseguimento della Piazza San Martino ora XVII dicembre qui sopra, in una mappa del 1891, si nota che via Vernazza scompare e diventa il tratto finale di via San Quintino via Vernazza ora la vecchia via Vernazza poi San Quintino ora Last edited by momocicuta; June 30th, 2015 at 09:45 PM. |
Yesterday, 05:11 PM | #19258 | |
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Yesterday, 05:14 PM | #19259 | |
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Yesterday, 05:47 PM | #19260 |
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La dedica al Comune suburbano fu quantomeno insolita, così centrale. Dopo la Grande Guerra vennero le dediche ai nuovi capoluoghi di provincia: Trento e Trieste andarono alla Crocetta, Fiume nell'oltrePo e Bolzano al posto di Grugliasco. Solo Gorizia ebbe la dedica più periferica a S. Rita.
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"Come with me I need you, I fear the dark and I live all alone. I'll give you wine and food too, and something special after if you like" "Seems Helen of Troy has found a new face again" |
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