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Old Yesterday, 12:38 AM   #16681
archicharles
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Originally Posted by bube View Post
Ho scritto alcune .


Andiamo avanti
Chi se lo ricorda Calder?.....ai tempi ero ragazzino e sempre in piazza castello anni 70 (scusate retinatura ,prendetevela con la tipografia ...)
io me lo ricordo, era il 1983: e mi ricordo ancora adesso la mostra al Palavela che visitai con la mia famiglia, e i ritratti eseguiti con il filo di ferro che mio fratello mi insegnò a ricreare disegnandoli con un solo tratto di matita; mi piacerebbe che potessero rivederla oggi i miei figli
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Old Yesterday, 12:52 AM   #16682
archicharles
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Chiesa monastero Annunziata

Qualcuno ha immagini della chiesa del monatero dell'Annunziata, che sorgeva all'angolo tra le attuali vie Carlo Alberto e Giolitti e che poi è stata distrutta?
Sono stati fatti studi che hanno ricostruito in parte la dispersione degli arredi interni, ma dell'esterno non è mai stato trovato nulla; eppure Gaudenzio Claretta, alla fine del XIX secolo, diceva che "della chiesa dell’Annunziata, or distrutta, s’hanno ancora vestigie nella fronte della casa d’angolo alle vie Ospedale e Carlo Alberto, da cui torreggia tuttodì una spaziosa cupola, la quale denota abbastanza l’uso al quale era un giorno consecrato quell’edificio"; i resti della cupola vennero infine abbattuti soltanto nel 1926.
Le carte storiche riportano più o meno dettagli dell'isolato e dell'importante convento (vicino a quello del Crocifisso, un isolato più in là)

Era qui:
https://www.google.it/maps/@45.06615...SNTr4Fuqtw!2e0
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Old Yesterday, 10:57 AM   #16683
andymont
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Davvero nessuno sa localizzare esattamente le foto dei mezzi della Scuderia Subalpina (post #16612 ) ?
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Old Yesterday, 11:21 AM   #16684
Toro1958
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"Mercato del Vino" C.so San Maurizio/Via Rossini (ora ITI Avogadro)

Nei pressi della vecchia via dell'Ippodromo, ora via Rossini, un tempo esisteva il fabbricato utilizzato per il mercato del vino, inaugurato nel 1862. Si trattava di una vasta area di 9.000 metri quadrati, chiusa tutta intorno e nel mezzo della quale si alzavano una serie di tettoie.
Fu il Comune a scegliere i terreni allora semi periferici per l’attuale costruzione su quella vecchia destinazione d'uso (tra corso San Maurizio, via Rossini e via Gaudenzio Ferraris), cioè l'Istituto Tecnico Industriale Amedeo Avogadro. Costruzione che venne iniziata nel 1902 e portata a termine nel 1903. Già in quell’anno iniziarono a funzionare tre sezioni : la scuola di arti e mestieri, la scuola serale di disegno, la scuola serale di chimica Cavour. Vi furono poi successivi ampliamenti, il primo nel 1905 e poi nel 1908, per adeguare gli spazi al numero crescente di studenti.
Il progetto dell’edificio si deve all’ingegnere Giorgio Scanagatta, ai decori esterni collaborò l’architetto Camillo Dolza (progettista, nella vicina via Vanchiglia, dei bagni pubblici e, in via Ricasoli, della scuola elementare Muratori).

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Old Yesterday, 11:53 AM   #16685
archicharles
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Guarda mamma, anche corso San Maurizio è diventato un'isola pedonale...
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Old Yesterday, 12:03 PM   #16686
Toro1958
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Bagni pubblici Principe - Via Carlo Alberto 37





oggi: https://www.google.it/maps/@45.06456...!6m1!1e1?hl=it
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Old Yesterday, 03:13 PM   #16687
Breus
Breùs, a la francaise
 
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Originally Posted by Toro1958 View Post

Segnalo ai ragazzi d'antan ed agli altri una godibilissima narrazione degli anni passati all'Avogadro dall'autore, che è anche un racconto della scuola degli anni '70 a Torino: All'Avogadro si cominciava a ottobre. Autobiografia di un quinquennio
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Last edited by Breus; Yesterday at 03:38 PM.
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Old Yesterday, 03:33 PM   #16688
Fabry Turin
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Originally Posted by andymont View Post
Davvero nessuno sa localizzare esattamente le foto dei mezzi della Scuderia Subalpina (post #16612 ) ?
Ci ho provato.... ma niente. Ci sono troppi alberi in corso Stati Uniti per eseguire una ricerca accurata tramite Streetview.
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"Seems Helen of Troy has found a new face again"
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Old Yesterday, 03:49 PM   #16689
Toro1958
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Osteria "La Vittoria"

Questa dovrebbe essere l'osteria, chiusa attorno agni anni '70, in cui si rifugiava (e ubriacava) Cesare Pavese in Corso Moncalieri, tra la Gran Madre e i Cappuccini



... che oggi dovrebbe essere qui: https://www.google.it/maps/@45.06220...!6m1!1e1?hl=it
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Old Yesterday, 04:10 PM   #16690
bube
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Originally Posted by Fabry Turin View Post
Ci ho provato.... ma niente. Ci sono troppi alberi in corso Stati Uniti per eseguire una ricerca accurata tramite Streetview.
Causa freddo .....Guardato c Peschiera fin oltre p sabotino e +o- poco limitrofo al corso (via Pigaffetta c'entra con personaggi) -non c'e gnente- che somigli...chi ha voglia c'e ancora c Vitt...... e in qualche punto potrebbe combinare visto che vicino Nuove c'era anche meccanico storico per Ferrari/Maserati/ecc .Per riccastri implicati nella impresa possibile anche zona collinare (un muro pare inclinato...terrapieno? ) ,o Crocetta (+o- guardato gia' NN) o in alternativa edificio demolito....
Mi defilo BB

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Originally Posted by archicharles View Post
io me lo ricordo, era il 1983: e mi ricordo ancora adesso la mostra al Palavela che visitai con la mia famiglia, e i ritratti eseguiti con il filo di ferro che mio fratello mi insegnò a ricreare disegnandoli con un solo tratto di matita; mi piacerebbe che potessero rivederla oggi i miei figli
Cavoli ...ricordavo roba tipo 72/74 .....allora,nel 83' eravamo gia' teppisti,ben brutti grossi e pelosi ,ben oltre i 20 ....... a passeggio e non teppistelli ai giardini ....ma ,fortunatamente per l'esempio,ancora senza figli....memoria fa brutti scherzi......pp!! (adesso mi spiego l'inglese dei giapponesi +o- compreso !!! e l'aiuto richiesto alle (misere) forze dell'ordine da Talebenvestito)
Ho scoperto adesso che e sparito nell'76 ,pensavo fosse ancora in giro.....

bb
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Ulteriori tagli all'assistenza.Una firma per aiutare noi stessi.

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Old Yesterday, 04:26 PM   #16691
Toro1958
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Alleanza Cooperativa Torinese - Corso Stupinigi 17 (poi Turati) - 1899/1968

Questa era la sede dell'ACT in C.so Stupinigi nel 1922



svenduto (pare) alla fine degli anni '60 per far posto ad un complesso di abitazioni e uffici (ora c'è anche la sede della GTT)




Trascrivo letteralmente (il tono è ottocentesco ... ma siamo nel 1970 circa ...), senza commento alcuno, quanto trovato al riguardo:

"La casa che abitiamo ha una storia molto recente. Ci fu un tempo della memoria che gran parte del demanio reale fu assegnata all’antico Ordine Ospedaliero dei Santi Maurizio e Lazzaro Gerosolimitano. Quasi negli stessi anni la stazione ferroviaria messa in testa alla Porta Nuova andò a vincolare per il demanio ferroviario enormi superfici di smistamento carri.

Nel terreno di brughiera tra Viale Stupinigi e il recinto della ferrovia, negli anni tra le due guerre, il comune di Torino aveva insediato la struttura dell’Alleanza Cooperativa Torinese, un supermercato ante litteram, per fornire cibo e anche medicinali a prezzo calmierato. Questa struttura in mattoni piemontesi su unico livello riprendeva stilisticamente l’impianto delle murature di via Sacchi sul lato di levante, in fregio al sedime ferroviario.

Gli anni della ricostruzione post bellica conobbero un terremoto sociale e anche urbanistico. Il professore Valletta aveva costruito una fabbrica in un campo di grano bene in fondo al viale rinominato poi Corso Stupinigi. Questa fabbrica ebbe breve fortuna, perché a priori sembrò un esercizio di megalomania, a posteriori risultò limitata per una produzione di solo mille automobili al giorno.

Lo scacchiere era pronto per una rivoluzione urbanistica. La prima ondata di benessere trasformò il borgo di orti attorno la chiesa di Santa Rita nel denso tessuto urbano che oggi conosciamo. Dobbiamo arrivare oltre gli anni sessanta, quando le talpe sapienti del cemento scoprirono l’area dell’Alleanza, iscritta in profondo rosso nel bilancio cittadino. Qualche tempo prima si era cercato di valorizzare qualcosa nel deserto aprendo – per i tanti bottegai del quartiere di San Secondo – una modesta agenzia della piccola Banca San Paolo di Torino. (In quel tempo la grande finanza era riserva di caccia delle tre grandi banche di interesse nazionale, oggi fallite e sparite).
C’era anche un binario ferroviario che usciva dal portone di via Chisone al numero 7 ed entrava nel cortile della grande casa al numero 10/B. Un ramo di questo binario arrivava nella via privata Romagnosi e terminava contro la confluenza sud della attuale galleria interna del Garden, e serviva come terminale dei carri merci.

Stando così lo stato dei luoghi, apparve al centro della scena l’Impresa Edile Lavagna sas, di Candido ed Edda Lavagna. Qualcuno pretese di conoscere le fideiussioni che non esistevano, perché l’impresa operava senza fido bancario, attingendo alla provvista di capitali propri.
La struttura tecnica dell’impresa era minimale, composta da artigiani di buona volontà coordinata dal direttore tecnico, il mitico capocantiere geometra Pasquale Occorso. La progettazione generale faceva capo ad una triade: l’ingegnere Rubini che si incaricò dei disegni tecnici (circa 500 chili di carte e planimetrie, oggi dispersi), poi l’architetto Renacco che rappresentava l’interesse politico dell’amministrazione socialista pre Craxi, e poi l’architetto Manfredi, che si occupava di un valore immateriale, la bellezza architettonica. L’architetto Manfredi sarebbe mancato prima del compimento dell’opera, il che semplificò il canone estetico del progetto originale in favore di una semplificazione costruttiva più sbrigativa.
Quando la ruspa iniziò la fabbrica, ci fu una gran fuga di topi residenti negli scantinati dei magazzini alimentari. Lo scavo proseguì ad una profondità inaudita, spingendosi al limite di una falda molto alta. I lavori procedettero speditamente per il caseggiato del numero 19 di corso Turati, poi per il fabbricato della palazzina direzionale dei Trasporti Torinesi, e poi per la deliziosa palazzina al termine del passaggio privato di corso Turati e Chisone.
In quel tempo via Chisone non era privatizzata parzialmente come sarebbe stata venti anni dopo, con palese illecito amministrativo, per decreto del sindaco pro-tempore Diego Novelli. Si trattò di lavori facili, che l’impresa eseguì con molta disinvoltura e professionalità. I problemi vennero quando si trattò di affrontare il cantiere del Garden, per il quale i disegni di Rubini furono decisivi. Occorso: “Questi disegni sono così accurati che qualsiasi muratore li capisce senza sbagliare”.

Da fondazioni di incomprensibile intreccio venne su la fabbrica grezza eppure di grandiosa imponenza, stimata in oltre centomila metri cubi. Occhi esperti ammirarono il getto dei pilastri e la loro fine esecuzione. Questa fabbrica ha chiuso un ciclo nelle tecniche di costruzione, perché poco dopo sarebbe subentrato il canone di gettare il cemento per lame ortogonali invece dei pilastri e di porre una particolare cura nel taglio termico dei laterizi e dei serramenti. Attualmente, il taglio termico è più importante dei marmi negli ingressi. L’impresa rallentò moltissimo il ritmo nella fase di creazione delle infrastrutture (reti elettriche, idriche, fognarie, ascensori) come succede a chi va ad affrontare un gigantismo costruttivo senza tradizione ed esperienza. La prassi imprudente dell’epoca era che l’acquirente facesse versamenti d’acconto ogni semestre. Dunque il denaro fresco proveniva o dalle prenotazioni con caparra o da contratti nuovi, e nelle fasi di magra l’impresa avanzava con pochissimi operai. Per incrementare l’appeal, si presero due decisioni in corso d’opera. Prima decisione. Aggiungere una piscina sul tetto,piscina garden quasi senza spese aggiuntive perché era pronta una gru di grande carico nel piazzale sud, adiacente all’area attuale del passaggio privato di via Romagnosi. Fu realizzato un fotomontaggio prima dell’opera definitiva, molto bello come disegno, che certamente avrebbe acceso la fantasia popolare e propiziato la raccolta di capitale fresco. L’anno dopo, il 1973, l’impresa Lavagna alzò ancora la posta, creando la rete di raffrescamento su proposta della ditta Castellina di Milano. Dal programma scampò il sub-condominio Aster perché era già abitato al cinquanta per cento. Fu sacrificata un’enorme cubatura sotterranea del Garden per alloggiare 3 torri di raffrescamento. Dopo alterne vicende il Garden divenne abitabile, nel senso che si saliva sulle scale a rustico con le tavole a pioli del cantiere, e l’ascensore c’era già ma per mesi è mancato il collaudo. C’erano due portinerie. Il maggior pregio del fabbricato è legato alla sua struttura e alla sua collocazione. Dal giardino pensile e dal terrazzo, nelle giornate chiare, la vista spazia su un superbo panorama urbano e sulla felice corona delle montagne all’orizzonte. La collocazione urbanistica è appena fuori dall’angusto tessuto viario del centro storico, eppure all’intersezione di grandi viali di scorrimento veloce e di caseggiati nati moderni senza aggiustamenti successivi. Il sedime dei controviali consente un’area di sosta auto in doppie file su tutto il perimetro che si sviluppa per quasi un chilometro, senza considerare le superfici assegnate ai residenti che si estendono per due piani di sottosuolo, un primato in Italia per quel tempo. I grandi viali del quartieri permettono comunicazioni senza ingorghi in ogni tempo e in ogni ora del giorno. La linea pubblica del tram quattro, in attesa della imminente linea sotterranea della metro, sarebbe un vero asse di comunicazione celere e verticale, che riconfigura il “decumano massimo” della antica città romana. Tutti i servizi commerciali essenziali, farmacia e banca comprese, sono a distanza pedonale, il che non impone l’uso perentorio di auto private. Bisogna segnalare una singolarità. A ottanta metri dal Garden, all’incrocio tra corso Sommelier e via Sacchi, si apre una galleria pedonale che si continua fino a piazza Vittorio Veneto per oltre tre chilometri. Un percorso sotto i portici e protetto in ogni stagione e di questa misura, che interseca la parte aulica della città esibendo le vetrine più belle, potrebbe essere una singolarità unica almeno in Europa"
.

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Censin
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Qualcuno ha immagini della chiesa del monatero dell'Annunziata, che sorgeva all'angolo tra le attuali vie Carlo Alberto e Giolitti e che poi è stata distrutta?
Sono stati fatti studi che hanno ricostruito in parte la dispersione degli arredi interni, ma dell'esterno non è mai stato trovato nulla; eppure Gaudenzio Claretta, alla fine del XIX secolo, diceva che "della chiesa dell’Annunziata, or distrutta, s’hanno ancora vestigie nella fronte della casa d’angolo alle vie Ospedale e Carlo Alberto, da cui torreggia tuttodì una spaziosa cupola, la quale denota abbastanza l’uso al quale era un giorno consecrato quell’edificio"; i resti della cupola vennero infine abbattuti soltanto nel 1926.
Le carte storiche riportano più o meno dettagli dell'isolato e dell'importante convento (vicino a quello del Crocifisso, un isolato più in là)

Era qui:
https://www.google.it/maps/@45.06615...SNTr4Fuqtw!2e0
Questa foto degli anni 20 si riferisce forse all'abbattimento della cupola

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Censin
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Si era parlato dello stabilimento Itala in San Salvario; occorre aggiungere che nel 1908 la ditta si trasferì in borgo San Paolo, nella zona evidenziata nella piantina seguente del 1929, ivi rimanendovi fino alla definitiva chiusura nel 1934 per difficoltà economiche



qui vediamo una foto dall'alto dello stabilimento



Lo stabilimento dovrebbe essere stato abbattuto negli anni 50 o 60, per far posto agli attuali condomini



Da notare che lo stabilimento in San Salvario di via Petrarca venne rilevato dalla Lancia, la quale però dopo poco si trasferì pure definitivamente in San Paolo!
Il motivo per cui borgo San Paolo attirava tante industrie, specie automobilistiche, è da ricercarsi nel fatto che fino al 1912 era al di fuori della cinta daziaria ottocentesca, pur essendo contiguo alla zona cittadina; il vantaggio era notevole dal punto di vista economico, per non dover corrispondere gli ingenti dazi sulle materie prime.
Voci maligne dicevano che la soppressione della cinta daziaria ottocentesca, nel 1912, per portarla a coincidere praticamente coi confini comunali, giustificata ufficialmente col fatto che la città si era ormai espansa ben oltre tale cinta, era in realtà dovuta al fatto di porre fine a tale elusione fiscale del dazio, visto che la maggior parte delle aziende si stabilivano fuori cinta, magari nelle immediate vicinanze (vedi lo stabilimento Lanza, stabilitosi dove ora è l'ingresso dell'Ospedale Molinette).

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Censin
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Questa era la sede dell'ACT in C.so Stupinigi nel 1922



svenduto (pare) alla fine degli anni '60 per far posto ad un complesso di abitazioni e uffici (ora c'è anche la sede della GTT)




Trascrivo letteralmente (il tono è ottocentesco ... ma siamo nel 1970 circa ...), senza commento alcuno, quanto trovato al riguardo:

"La casa che abitiamo ha una storia molto recente. Ci fu un tempo della memoria che gran parte del demanio reale fu assegnata all’antico Ordine Ospedaliero dei Santi Maurizio e Lazzaro Gerosolimitano. Quasi negli stessi anni la stazione ferroviaria messa in testa alla Porta Nuova andò a vincolare per il demanio ferroviario enormi superfici di smistamento carri.

Nel terreno di brughiera tra Viale Stupinigi e il recinto della ferrovia, negli anni tra le due guerre, il comune di Torino aveva insediato la struttura dell’Alleanza Cooperativa Torinese, un supermercato ante litteram, per fornire cibo e anche medicinali a prezzo calmierato. Questa struttura in mattoni piemontesi su unico livello riprendeva stilisticamente l’impianto delle murature di via Sacchi sul lato di levante, in fregio al sedime ferroviario.

Gli anni della ricostruzione post bellica conobbero un terremoto sociale e anche urbanistico. Il professore Valletta aveva costruito una fabbrica in un campo di grano bene in fondo al viale rinominato poi Corso Stupinigi. Questa fabbrica ebbe breve fortuna, perché a priori sembrò un esercizio di megalomania, a posteriori risultò limitata per una produzione di solo mille automobili al giorno.

Lo scacchiere era pronto per una rivoluzione urbanistica. La prima ondata di benessere trasformò il borgo di orti attorno la chiesa di Santa Rita nel denso tessuto urbano che oggi conosciamo. Dobbiamo arrivare oltre gli anni sessanta, quando le talpe sapienti del cemento scoprirono l’area dell’Alleanza, iscritta in profondo rosso nel bilancio cittadino. Qualche tempo prima si era cercato di valorizzare qualcosa nel deserto aprendo – per i tanti bottegai del quartiere di San Secondo – una modesta agenzia della piccola Banca San Paolo di Torino. (In quel tempo la grande finanza era riserva di caccia delle tre grandi banche di interesse nazionale, oggi fallite e sparite).
C’era anche un binario ferroviario che usciva dal portone di via Chisone al numero 7 ed entrava nel cortile della grande casa al numero 10/B. Un ramo di questo binario arrivava nella via privata Romagnosi e terminava contro la confluenza sud della attuale galleria interna del Garden, e serviva come terminale dei carri merci.

Stando così lo stato dei luoghi, apparve al centro della scena l’Impresa Edile Lavagna sas, di Candido ed Edda Lavagna. Qualcuno pretese di conoscere le fideiussioni che non esistevano, perché l’impresa operava senza fido bancario, attingendo alla provvista di capitali propri.
La struttura tecnica dell’impresa era minimale, composta da artigiani di buona volontà coordinata dal direttore tecnico, il mitico capocantiere geometra Pasquale Occorso. La progettazione generale faceva capo ad una triade: l’ingegnere Rubini che si incaricò dei disegni tecnici (circa 500 chili di carte e planimetrie, oggi dispersi), poi l’architetto Renacco che rappresentava l’interesse politico dell’amministrazione socialista pre Craxi, e poi l’architetto Manfredi, che si occupava di un valore immateriale, la bellezza architettonica. L’architetto Manfredi sarebbe mancato prima del compimento dell’opera, il che semplificò il canone estetico del progetto originale in favore di una semplificazione costruttiva più sbrigativa.
Quando la ruspa iniziò la fabbrica, ci fu una gran fuga di topi residenti negli scantinati dei magazzini alimentari. Lo scavo proseguì ad una profondità inaudita, spingendosi al limite di una falda molto alta. I lavori procedettero speditamente per il caseggiato del numero 19 di corso Turati, poi per il fabbricato della palazzina direzionale dei Trasporti Torinesi, e poi per la deliziosa palazzina al termine del passaggio privato di corso Turati e Chisone.
In quel tempo via Chisone non era privatizzata parzialmente come sarebbe stata venti anni dopo, con palese illecito amministrativo, per decreto del sindaco pro-tempore Diego Novelli. Si trattò di lavori facili, che l’impresa eseguì con molta disinvoltura e professionalità. I problemi vennero quando si trattò di affrontare il cantiere del Garden, per il quale i disegni di Rubini furono decisivi. Occorso: “Questi disegni sono così accurati che qualsiasi muratore li capisce senza sbagliare”.

Da fondazioni di incomprensibile intreccio venne su la fabbrica grezza eppure di grandiosa imponenza, stimata in oltre centomila metri cubi. Occhi esperti ammirarono il getto dei pilastri e la loro fine esecuzione. Questa fabbrica ha chiuso un ciclo nelle tecniche di costruzione, perché poco dopo sarebbe subentrato il canone di gettare il cemento per lame ortogonali invece dei pilastri e di porre una particolare cura nel taglio termico dei laterizi e dei serramenti. Attualmente, il taglio termico è più importante dei marmi negli ingressi. L’impresa rallentò moltissimo il ritmo nella fase di creazione delle infrastrutture (reti elettriche, idriche, fognarie, ascensori) come succede a chi va ad affrontare un gigantismo costruttivo senza tradizione ed esperienza. La prassi imprudente dell’epoca era che l’acquirente facesse versamenti d’acconto ogni semestre. Dunque il denaro fresco proveniva o dalle prenotazioni con caparra o da contratti nuovi, e nelle fasi di magra l’impresa avanzava con pochissimi operai. Per incrementare l’appeal, si presero due decisioni in corso d’opera. Prima decisione. Aggiungere una piscina sul tetto,piscina garden quasi senza spese aggiuntive perché era pronta una gru di grande carico nel piazzale sud, adiacente all’area attuale del passaggio privato di via Romagnosi. Fu realizzato un fotomontaggio prima dell’opera definitiva, molto bello come disegno, che certamente avrebbe acceso la fantasia popolare e propiziato la raccolta di capitale fresco. L’anno dopo, il 1973, l’impresa Lavagna alzò ancora la posta, creando la rete di raffrescamento su proposta della ditta Castellina di Milano. Dal programma scampò il sub-condominio Aster perché era già abitato al cinquanta per cento. Fu sacrificata un’enorme cubatura sotterranea del Garden per alloggiare 3 torri di raffrescamento. Dopo alterne vicende il Garden divenne abitabile, nel senso che si saliva sulle scale a rustico con le tavole a pioli del cantiere, e l’ascensore c’era già ma per mesi è mancato il collaudo. C’erano due portinerie. Il maggior pregio del fabbricato è legato alla sua struttura e alla sua collocazione. Dal giardino pensile e dal terrazzo, nelle giornate chiare, la vista spazia su un superbo panorama urbano e sulla felice corona delle montagne all’orizzonte. La collocazione urbanistica è appena fuori dall’angusto tessuto viario del centro storico, eppure all’intersezione di grandi viali di scorrimento veloce e di caseggiati nati moderni senza aggiustamenti successivi. Il sedime dei controviali consente un’area di sosta auto in doppie file su tutto il perimetro che si sviluppa per quasi un chilometro, senza considerare le superfici assegnate ai residenti che si estendono per due piani di sottosuolo, un primato in Italia per quel tempo. I grandi viali del quartieri permettono comunicazioni senza ingorghi in ogni tempo e in ogni ora del giorno. La linea pubblica del tram quattro, in attesa della imminente linea sotterranea della metro, sarebbe un vero asse di comunicazione celere e verticale, che riconfigura il “decumano massimo” della antica città romana. Tutti i servizi commerciali essenziali, farmacia e banca comprese, sono a distanza pedonale, il che non impone l’uso perentorio di auto private. Bisogna segnalare una singolarità. A ottanta metri dal Garden, all’incrocio tra corso Sommelier e via Sacchi, si apre una galleria pedonale che si continua fino a piazza Vittorio Veneto per oltre tre chilometri. Un percorso sotto i portici e protetto in ogni stagione e di questa misura, che interseca la parte aulica della città esibendo le vetrine più belle, potrebbe essere una singolarità unica almeno in Europa".
L'avevo già accennato in un precedente discorso: in quell'area era il quartier generale dell'Alleanza Cooperativa, con gli uffici, i magazzini, il forno per il pane, ecc., che rifornivano i tanti punti vendita sparsi in Torino (ricordo, in San Salvario, quello di via Madama angolo via Donizetti, vera àncora di salvezza quando, fino a metà anni 60, in zona non vi erano supermercati (ora al posto vi è un negozio di abbigliamento femminile)); fino alla costruzione del complesso edilizio in questione, via Chisone era limitata al solo breve tratto tra via Romagnosi e il terrapieno del cavalcavia di corso Sommeiller; con l'abbattimento dell'ACT e la costruzione del complesso, venne aperta come è ora.
Il binario ferroviario in via Chisone non ricordo di averlo mai visto da quando, avendo parenti abitanti in via Romagnosi, iniziai a frequentare la zona (1953 - 54); anche via Romagnosi la ricordo sempre pubblica.
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Old Yesterday, 06:04 PM   #16695
Censin
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Nei pressi della vecchia via dell'Ippodromo, ora via Rossini, un tempo esisteva il fabbricato utilizzato per il mercato del vino, inaugurato nel 1862. Si trattava di una vasta area di 9.000 metri quadrati, chiusa tutta intorno e nel mezzo della quale si alzavano una serie di tettoie.
Fu il Comune a scegliere i terreni allora semi periferici per l’attuale costruzione su quella vecchia destinazione d'uso (tra corso San Maurizio, via Rossini e via Gaudenzio Ferraris), cioè l'Istituto Tecnico Industriale Amedeo Avogadro. Costruzione che venne iniziata nel 1902 e portata a termine nel 1903. Già in quell’anno iniziarono a funzionare tre sezioni : la scuola di arti e mestieri, la scuola serale di disegno, la scuola serale di chimica Cavour. Vi furono poi successivi ampliamenti, il primo nel 1905 e poi nel 1908, per adeguare gli spazi al numero crescente di studenti.
Il progetto dell’edificio si deve all’ingegnere Giorgio Scanagatta, ai decori esterni collaborò l’architetto Camillo Dolza (progettista, nella vicina via Vanchiglia, dei bagni pubblici e, in via Ricasoli, della scuola elementare Muratori).
Grazie per la narrazione! Non conoscevo più di tanto la storia del luogo!
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Censin
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Achille Berry nasce ad Annecy (allora Regno di Sardegna) nel 1854. Nel 1875 apre (al numero 1 di Via Roma "vecchia"), la prima bottega di ottica. Alcuni anni dopo i fratelli Ratti, noti fotografi torinesi, rilevano l’attività e, mezzo secolo dopo l’apertura del primo negozio, l’azienda Berry lancia nel 1917 i primi occhiali da sole (da un piccolo laboratorio in un cortile di Via Caboto) e mettono poi sul mercato il marchio Persol nel 1938, ancora oggi sinonimo di occhiali da sole di alta gamma.



Nel 1937. con il rifacimento di Via Roma il negozio di ottica si trasferisce al n° 33 della stessa



Attualmente il negozio, sempre in Via Roma, fa parte del gruppo Salmoiraghi & Viganò (parte della galassia Luxottica)



P.S. Era l'unica vetrina che guardavo da ragazzo in tutta via Roma ...
Per generazioni di torinesi, Berry ha significato ottica di qualità (occhiali, ma anche binocoli, cannocchiali, telescopi; non ricordo se trattassero anche fotocamere); nei primi anni 50 (1951 - 1953), quando ancora la Rai metteva in onda trasmissioni televisive sperimentali (l'avvio ufficiale della televisione fu nel gennaio 1954), aveva messo in vetrina un televisore, davanti al quale, durante le trasmissioni, si formavano lunghe code.
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Bagni pubblici Principe - via Carlo Alberto 37

oggi: https://www.google.it/maps/@45.06456...!6m1!1e1?hl=it
Questo ci ricorda quando un tempo, nemmeno lontanissimo, il bagno in casa era un lusso riservato a pochi; per chi non voleva ricorrere ai bagni municipali, esistevano questi bagni a gestione privata, più eleganti e raffinati.
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Si era parlato dello stabilimento Itala in San Salvario; occorre aggiungere che nel 1908 la ditta si trasferì in borgo San Paolo, nella zona evidenziata nella piantina seguente del 1929, ivi rimanendovi fino alla definitiva chiusura nel 1934 per difficoltà economiche.

Da notare che lo stabilimento in San Salvario di via Petrarca venne rilevato dalla Lancia, la quale però dopo poco si trasferì pure definitivamente in San Paolo!
Il motivo per cui borgo San Paolo attirava tante industrie, specie automobilistiche, è da ricercarsi nel fatto che fino al 1912 era al di fuori della cinta daziaria ottocentesca, pur essendo contiguo alla zona cittadina; il vantaggio era notevole dal punto di vista economico, per non dover corrispondere gli ingenti dazi sulle materie prime.
Voci maligne dicevano che la soppressione della cinta daziaria ottocentesca, nel 1912, per portarla a coincidere praticamente coi confini comunali, giustificata ufficialmente col fatto che la città si era ormai espansa ben oltre tale cinta, era in realtà dovuta al fatto di porre fine a tale elusione fiscale del dazio, visto che la maggior parte delle aziende si stabilivano fuori cinta, magari nelle immediate vicinanze (vedi lo stabilimento Lanza, stabilitosi dove ora è l'ingresso dell'Ospedale Molinette).
Quindi la famosa automobile Itala, quella del Raid Pechino-Parigi del 1907, uscì da quello stabilimento? Non lo sapevo.

Nella zona nord, appena all'esterno della cinta daziara, un altro esempio di azienda che si sviluppò fu l'opificio tessile Galoppo (dal 1869 al 1881). La fabbrica fu poi rilevata nel 1882 dalla Società Anonima Italiana Ausiliaria di strade Ferrate, tramways e lavori pubblici (SAIA), a sua volta ,sette anni dopo,rilevata dalle Officine Savigliano.
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Stadio Filadelfia

Comunicato del CdA Filadelfia di oggi:

"Si è tenuta oggi, 26 gennaio 2015, la prima riunione dell’anno del Consiglio di Amministrazione della Fondazione.
All’ordine del giorno l’approvazione della proposta di bilancio 2014 e di budget 2015 che viene sottoposta al Collegio dei Fondatori che verrà convocato entro il mese di febbraio 2015.
Si è preso atto con soddisfazione dell’apertura dei plichi per la gara d’appalto e della costituzione della Commissione aggiudicatrice.
Il Consiglio di Amministrazione è stato ragguagliato sull’andamento e sui tempi del processo di ricostruzione dello stadio: a giorni inizieranno i primi lavori di disboscamento dell’area cui faranno seguito le attività di ricerca e bonifica bellica.
Viene così confermata la previsione di inizio dei lavori in attesa di conoscere l’entità della accelerazione dei tempi di realizzazione dell’impianto sportivo proposta dalla azienda che risulterà aggiudicataria rispetto al cronoprogramma alla base del bando di gara
'' ... speriamo che non ci siano ancora bombe sottoterra ...

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giuseppe tubi
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Per generazioni di torinesi, Berry ha significato ottica di qualità (occhiali, ma anche binocoli, cannocchiali, telescopi; non ricordo se trattassero anche fotocamere); nei primi anni 50 (1951 - 1953), quando ancora la Rai metteva in onda trasmissioni televisive sperimentali (l'avvio ufficiale della televisione fu nel gennaio 1954), aveva messo in vetrina un televisore, davanti al quale, durante le trasmissioni, si formavano lunghe code.
E la centralina metereologica posta all'esterno, che penso non sia più funzionante, era il riferimento dei passanti per la temperatura e la tendenza del tempo.
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