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November 12th, 2012, 01:30 PM | #6781 |
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November 12th, 2012, 01:40 PM | #6782 |
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November 12th, 2012, 02:03 PM | #6783 |
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Turtu, niente sul materfer di Corso Rosselli dove mio padre 16enne fu nel primo gruppo di assunti dopo la guerra (giugno 1945)?
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November 12th, 2012, 02:45 PM | #6784 |
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Questo showroom credo esistesse ancora negli anni settanta; nella sequenza di apertura del Z-movie (non B-movie perchè classificarlo tale sarebbe fare un complimento) "Torino violenta" del '77-78 si vede una carrellata in notturna lungo via Roma e per un breve istante viene inquadrata la vetrina di un autosalone dietro la quale si riconosce una 127. PS. Non prendetemi in giro per il film Sono un malato di Torino, amo anche i poliziotteschi degli anni settanta, ma "Torino violenta" è davvero qualcosa di inguardabile sia come storia che come recitazione.... Pero' se volete vedere diverse sequenze in esterni, vale la pena. Basta saltare i dialoghi Corso Dante angolo Corso Massimo d'Azeglio giusto? La parte che stanno demolendo ora, se non sbaglio... |
November 12th, 2012, 04:09 PM | #6785 |
Cinico user
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Credi giusto... il mio amico (nonchè compagno di scuola di elementari e medie) Mauro ed io spesso ci recavamo in quel salone, ci sedevamo nelle auto e ci sentivamo "piloti provetti". Il periodo era quello del (mio) conseguimento della patente B, quindi fine anni '70. Io poi [mode punzecchiamo un po' Dreaad e Mariocesare] sono rinsavito e non ho più avuto auto Fiat, il mio amico invece temo ci sia cascato [/ punzecchiamo Dreaad e Mariocesare]
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November 12th, 2012, 04:16 PM | #6786 | |
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Quote:
costruivano,tra l'altro questi tram,come da scheda http://www.claudiovianini.com/pages/...ES/ATM-TO.html Materfer Sede: Torino Date di esistenza: 1917 - 2000 Intestazioni: Materfer, Torino, 1917 - 2000, SIUSA Nel 1835 Battista Diatto fonda a Torino, in Corso Moncalieri, uno stabilimento per la costruzione di carri, carrozze e materiale mobile per tranvie, avvalendosi come fonte di energia delle acque del vicino fiume Po. Pochi anni più tardi la ditta aggiunge a queste lavorazioni la fabbricazione di vagoni ferroviari. Molto probabilmente è proprio per le esigenze legate ad una produzione più estesa che nel 1906 l’azienda si trasferisce in una nuova e più ampia struttura (in Borgo San Paolo ai confini con la barriera di Orbassano) tra i rami della ferrovia per Milano e Susa, non distante dalla fabbrica per automobili Itala di Pietro Fenoglio. Dell’edificazione della nuova officina si incarica l’ingegner Ferraris: un impianto non troppo esteso e dalle linee molto semplici che consta di un capannone formato da tre grandi fabbricati. Il complesso subirà, nel 1912, un ampliamento lungo il lato che si affaccia sul Corso Rosselli (allora Via Parigi) con la costruzione di un locale in cemento armato adibito alla realizzazione di locomotive, ad opera dello stesso ingegner Ferraris. Nel 1917 nell’ambito della strategia intrapresa da Agnelli e volta ad assorbire le diverse industrie intermediarie che provvedono la Fiat di materia prima (allo scopo di ridurre gli oneri dovuti ai rapporti di dipendenza dell’azienda da imprese fornitrici esterne), la società torinese procede all’incorporazione degli stabilimenti del Gruppo Piemontese, del quale fa parte un insieme di industrie metallurgiche e meccaniche. Questa operazione permette così alla Fiat di assumere il controllo delle Ferriere Piemontesi (che negli stabilimenti di Avigliana e Buttigliera Alta producono bossoli per proiettili, parti d’armi e acciai speciali), della Società industrie metallurgiche (specializzata nelle lavorazioni di fucinatura, stampaggio e meccanica) e, appunto delle Officine Diatto che fabbricano, come accennato in precedenza, materiale ferroviario. Le Officine Diatto passano così sotto l’insegna della Fiat, sancendo la nascita della Fiat materiale ferroviario (Materfer) che, nel primo periodo di attività, indirizza la propria produzione verso le normali costruzioni di carri e carrozze ferroviarie. Nel 1926 l’azienda progetta e fabbrica alcune locomotive Diesel elettriche per l’Eritrea e pochi anni più tardi, nel 1930, rivolge, per prima in Italia, i suoi sforzi ad un nuovo campo di applicazione della tecnica ferroviaria: la fabbricazione di automotrici leggere azionate da motori a benzina, che saranno adottate sia dalle Ferrovie dello Stato che dalle aziende private per le linee secondarie. Nel 1932, mette sui binari la prima automotrice battezzata con il nome di Littorina, che, a partire dal 1934, in seguito alle applicazioni dei motori a ciclo diesel, è prodotta in serie. Nel 1932 la sezione ferroviaria, sebbene rappresenti per la Fiat un ramo collaterale, è comunque una realtà dalle dimensioni più che discrete. Inoltre si tratta di un’impresa conosciuta anche all’estero per aver realizzato alcune importanti e prestigiose commesse come le "vetture a letto eseguite per conto della Compagnie Internationale des Wagons-lits, le vetture di prima classe per la Compagnie des chemins de fer de Paris-Orleans ed infine per il treno reale italiano, il treno più bello del mondo". Nel 1942, a guerra iniziata, Torino è sottoposta nel mese di novembre al primo vero bombardamento a tappeto da parte delle forze anglo americane che colpendo gli apparati industriali della città, e in particolare quelli Fiat, mirano a paralizzare uno "dei centri vitali dell’industria bellica italiana". Così la notte tra il 20 e il 21 novembre, quella tra il 29 e il 30 e quella tra l’8 e il 9 dicembre, anche la Fiat Materiale Ferroviario è colpita dalle bombe che provocano ingenti danni "soprattutto al reparto segheria nel quale gli incendi provocano danni ai binari, agli impianti e alle commesse". Questo però non è che l’inizio: l’analisi dei fascicoli contenuti nei risarcimenti dei danni di guerra permette infatti di individuare altre incursioni che si abbattono sullo stabilimento nel periodo compreso tra l’agosto del 1943 e il luglio del 1944. La più pesante è sicuramente quella del 17 agosto del 1943, quando le bombe dirompenti e gli spezzoni incendiari caduti sulla struttura danneggiano seriamente vari comparti. Tra il mese di giugno e quello di luglio dell’anno successivo la fabbrica è nuovamente colpita: il 4 giugno e il 24 luglio rimangono sinistrati i fabbricati della Palazzina della direzione e degli uffici, alcune officine, i macchinari, gli arredamenti e le merci dello stabilimento (tra le quali molte commesse in preparazione). Durante il conflitto, in seguito alla conversione bellica della produzione, l’azienda vede aumentare notevolmente il numero dei dipendenti, che nel 1945 raggiungono la quota di 2.850 unità. Subito dopo la fine della guerra la Fiat materiale Ferroviario riprende regolarmente la propria produzione, fornendo un importante contributo alla ricostruzione del parco ferroviario italiano, con la creazione di grandi quantità di locomotori, carri merci e carrozze per passeggeri; restò fortemente in attività fino agli anni ottanta del 1900. |
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November 12th, 2012, 04:19 PM | #6787 |
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La cosa curiosa dell'ex-scuola allievi Fiat (@Monotral questa almeno non l'hanno buttata giù) è che l'edicola è lì da più da 100 anni!
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Terque e quaterque a tutti! Last edited by PG1964; November 12th, 2012 at 04:34 PM. |
November 12th, 2012, 04:25 PM | #6788 |
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Sì è così ed approfitto per rispondere anche a oscarbeat e Riobasco.
Alcuni filmati che si trovano sul web mostrano la presentazione della 600. Ricordo che da ragazzino vidi una "Settimanale Ciac" al cinema Vittoria, che veniva proiettata prima della visione del film, dove si parlava del lancio della nuova 127 in quello showroom. Risi perchè il cinema era dall'altra parte dei portici di via Roma... Io credo che all'epoca tutto l'isolato fosse di proprietà della Fiat.
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Terque e quaterque a tutti! |
November 12th, 2012, 04:38 PM | #6789 |
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ricordo la 127 esposta in un piedistallo,forse girevole,in un concessionario del Rondò d'la Forca.il sito photorail lo vedo senza iscrizione,a Oscarbeat la foto è di Corso cairoli dalle parti di via dei Mille,la cupola è una chiesa,Breus può essere più preciso. questa dovrebbe essere in Corso Trapani
cavalcavia di Porta Susa |
November 12th, 2012, 05:00 PM | #6790 |
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November 12th, 2012, 05:07 PM | #6791 |
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edicola di Piazza Castello
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November 12th, 2012, 05:10 PM | #6792 | |
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Yessss Angolo corso Rosselli, fronte parco Ruffini. Pare che questo raccordo fosse ancora attivo negli anni ottanta, io purtroppo non ho mai avuto l'occasione di vedere transitare un treno. La sede di Gardino e' stata poi demolita negli anni novanta. Ora al suo posto c'è il solito, immancabile, condominio ultra-luxury |
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November 12th, 2012, 05:12 PM | #6793 |
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qui parmi mancar l'hangar(?)
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November 12th, 2012, 05:19 PM | #6794 |
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November 12th, 2012, 05:22 PM | #6795 |
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November 12th, 2012, 05:26 PM | #6796 |
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Vista con gli occhi di occhi questa storia è agghiacciante e testimonia il cinismo e la crudeltà mentale che albergava nella corte sabauda. Non ci dobbiamo stupire poi se migliaia di soldati furono mandati a morire ad Adua o nelle trincee sul Carso per dimostrare la loro fedeltà alla corona.
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Terque e quaterque a tutti! |
November 12th, 2012, 05:30 PM | #6797 |
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Torino. Stabilimento Fiat di corso Dante, reparto bulloneria.
a differenza dei nostri giorni qui solo 2 guardano mentre tanti lavorano |
November 12th, 2012, 05:35 PM | #6798 | |
Barriera di Milano
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Paolo Kawa From Barriera di Milano |
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November 12th, 2012, 05:38 PM | #6799 |
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November 12th, 2012, 05:42 PM | #6800 | |
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Niente sugli esterni? E' rimasta una piccolissima porzione in Corso Rosselli, trasforomata in un supermercato . Qualche ricordo di famiglia: Mio padre lavorava nella manutenzione impianti alla Materfer e sovente gli toccava il turno mattutino. A mia madre spiaceva che anche il giorno di festa mangiasse qualcosa di freddo e quindi gli preparava il pasto caldo nel baracchino (con anche il caffè nel termos) e prendeva me e mia sorella mezzana (l'ultma non era ancora arrivata) e, a piedi, da Corso Unione Sovietica di fronte alla Caserma Morellidi Popolo, andavamo a portagli "la borsa". E dovevamo camminare di buona lena per non fare freddare tutto. L'ingresso, solo la domenica, era da Via Rivalta. E noi piccole eravamo anche contente della gita. Altri tempi. |
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