VivaTo

Niente: parametri non validi

turtu63

allora lo spiego a parole:dalla home page
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a questo punto scegliere la tipologia video,è il primo video dei 9

turtu63

carro ponte artigianale


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turtu63

sembrano giocattolini

l'omino sotto il pallone che fa?vola?


snos corso mortara

turtu63

cos'era questa società anonima Stefano Pittaluga?


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Aveva un teatro di posa,cos'è?


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turtu63

come funziona lo scambio dei binari? o non è uno scambio?

Raido

Torino era la capitale del cinema
http://it.wikipedia.org/wiki/Societ%...fano_Pittaluga


.

Riobasco

La piattaforma rotonda poteva ruotare, per cui p.e. i carri merci che si vedono sul binario di destra, vicino all'omino, potevano essere spostati sul binario di sinistra semplicemente portando il carro sulla piattaforma per poi ruotarla (a braccia...). Semplice ed ingegnoso, come molte cose di quei tempi

turtu63

in questa cartina del 1907 si vede dov'era il velodromo umberto primo,nell'attuale via Torricelli,dove si giocò il primo campionato italiano di calcio;tra l'altro c'è un corso bardonecchia inedito


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salto con l'asta ai giardini della cittadella nel 1898


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VivaTo

Credo che il funzionamento fosse più o meno questo: lo stesso del Cable Car di San Francisco

turtu63

pensavo che la distanza tra le ruote del treno fosse più grande(si dice il passo?)
via Torino Nichelino


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VivaTo

La distanza tra le rotaie di un binario è detta scartamento

http://it.wikipedia.org/wiki/Scartamento_ferroviario

Qui tutto un trattato sull'argomento

turtu63

http://www.skyscrapercity.com/images/icons/icon7.gif
ma io dicevo la distanza tra le ruote davanti e le ruote di dietro,non la distanza tra le rotaie

VivaTo

La distanza tra due assi dovrebbe essere "passo", come per gli altri veicoli.
Se ti riferisci alle dimensioni del Cable Car, questi sono molto più corti dei tram attuali e credo che il loro "psso" sia condizionato dalla particolare conformazione del percorso: salite e discese intervallate da brevi tratti in piano



Spero che qui si riesca a vedere

Riobasco

Credo di averlo già scritto qualche tempo fa, io nei primi anni '90 riuscii ad entrare (stranamente in modo regolare con tanto di chiavi, visto che era una proprietà comunale ed ero con dei colleghi dell'ufficio tecnico ) negli ex stabilimenti cinematografici FERT di corso Lombardia, di cui mi parlò anche una mia zia che da ragazza (direi anni 40) aveva fatto la comparsa. Tutto era rimasto fermo agli ultimi anni di attività, si leggevano ancora le scritte "camerini", "spogliatoi" etc.etc. e nel teatro di posa più grande c'erano ancora le strutture arrugginite delle luci. Da qualche parte devo avere delle diapositive, prima o poi mi deciderò a cercarle, promesso

Riobasco

Il filobus, che bello!
Io rilancio con una bella cartolina di corso Belgio, in cui si vede il posto dove tutti quelli un po' "grandicelli" come me hanno dato l'esame di teoria per la patente B: la famosa (e temuta) Motorizzazione:

Riobasco

Sottopongo ora a lor signori una spettacolare cartolina in cui si vede via Roma versione nuova e "vecchia" (che non era poi così male, vi dirò) con ancora i negozi "provvisori" su piazza San Carlo. A proposito di negozi strani, in settimana sono entrato nel negozio Wind "sotto le arcate" in piazza Castello angolo via Roma, notando con stupore che il retro del negozio è... sotterraneo, c'è una scala interna che dà accesso a dei locali, non l'avrei mai immaginato, chissà se è così per tutti quei negozi sotto le arcate?

turtu63

il Maschio in una foto databile dal 1864 al 1877,con i fabbricati interni alla cittadella.Da Museo Torino
L’ultima grande costruzione, terminata nel 1827, è il dongione d’artiglieria, poi trasformato in caserma per 1600 uomini, noto come Esagono. Altri alloggiamenti consistono, oltre al palazzo del Governo, nei due padiglioni alle estremità del seicentesco quartiere sud, il cui corpo centrale fu incendiato durante l’assedio del 1799 e sostituito nel 1837 con una tettoia per l’artiglieria, ed uno presso la porta di Soccorso, nel piccolo “Quartiere d’Artiglieria” e in qualche ambiente all’interno dell’“antica panetteria”. Il Maschio stesso può ospitare fino a 800 uomini in tempo di guerra.
Nella seconda metà dell’Ottocento tutto il complesso dei fabbricati interni della Cittadella è sacrificato al progetto di ingrandimento della città sui terreni della fortezza. L’ultimo corpo di fabbrica ad essere abbattuto, alla fine del secolo, è l’Esagono.
Indagini archeologiche recenti hanno permesso di verificare come al di sotto delle strade comprese entro il perimetro delle scomparse fortificazioni, permangano cospicui avanzi delle antiche opere entro le fortificazioni della Cittadella, dai resti del canale d’acqua proveniente dalla Dora, a tratti di fondazioni di caserme e fabbricati logistici, ai locali sotterranei riutilizzati come scantinati dai moderni edifici residenziali, fino ai resti del pozzo elicoidale.

turtu63

cascina Scaravella-Castellazzo di Vialbe
Insediamento fortificato d’epoca medievale non più esistente nell’area, indicata con l’antico toponomastico Vialbe, corrispondente all’ideale incrocio tra Via Assisi e corso Brin, poi sede dalla cascina Scaravella e dello stabilimento Vitali delle Ferriere Fiat-Teksid.


Già presente in un atto notarile del 1263 in cui, presumibilmente, la denominazione “castellazzo” (castellacium) attesta l’esistenza di rovine romane e non ancora di un vero e proprio insediamento fortificato. Solo dal Trecento si è a conoscenza della presenza in quel sito di un’azienda agricola fortificata (airale cum castrum) che nel 1361 è ceduta dai Beccuti, proprietari di possedimenti in Lucento, ai Borgesi, famiglia di spicco dell’aristocrazia urbana torinese. La proprietà nel 1391 è composta, oltre che dalla residenza fortificata, da un ampio fondo agricolo. Nel 1398, essendo situato lungo la frontiera tra i possedimenti dei principi d’Acaia con quelli dei marchesi di Monferrato, il comune di Torino finanzia la costruzione di una torre di avvistamento dove colloca, in tempo di guerra, una propria sentinella. Le misure difensive, tuttavia, non sono sufficienti e l’azienda agricola è ripetutamente danneggiata dalle incursioni degli uomini di Facino Cane, condottiero al servizio dei marchesi di Monferrato e dei Visconti. Nel 1456 la proprietà passa agli Scaravello, ricca famiglia vercellese che qui erige la cascina che, dal nome dei proprietari, è denominata Scaravella


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Picard66

I Cable Car sono di due tipi:
Powell street: lunghi 8,38 metri e con passo corto
http://www.cablecarmuseum.org/car-powell.html

California street: lunghi 9,22 metri e passo "lungo"
http://www.cablecarmuseum.org/car-california.html

Giusto per confronto, le Edison milanesi erano lunghe 7,72 metri, le "600" 9,85 metri e le "Carrelli" 13,51 metri.

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