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Old June 9th, 2012, 01:49 AM   #4301
Nick07
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Originally Posted by HoldFast View Post
Esattamente!! Era questa la foto!
La piazza (e lo stadio , di conseguenza) dovevano trovarsi proprio nel punto in cui termina il lato sinistro della foto.
Comunque chiedovenia, l'ingresso era corso rosselli angolo l'attuale largo orbassano (non a caso ci sono i binari!)

Ancora giusto un cicinin più in là.

Dalla guida di Rossi e Boroli del 1924:



L'ingresso alle gradinate su quel lato che taglia l'angolo fra Corso Marsiglia e Via Tripoli. I due edifici rettangolari dovrebbero essere gradinata e tribuna

La foto già postata da Isabella, qui un pochettino più grande.



Nell'angolo in alto a sinistra il muro di cinta dei terreni della Grangia?

Qui un'altra foto del Campo Juventus visto da NNE.



In basso a sn si vede il tetto del fabbricato di ingresso di cui sopra. A destra quell'edificio immagino potesse servire da botteghino all'ingresso della tribuna, immagino anche altro, non so se da spogliatoi, o uffici, possibile.

In questa foto presa dal sito della Juve si vede bene il fabbricato che dava su Piazzetta Juventus, e si vedono i capannoni aldilà della ferrovia.



Questo invece il plastico esposto al Museo (da La Stampa):



P.S.: Non ricordo più chi parlava di danneggiamenti durante i bombardamenti. C'è un articolo del '38 su La Stampa che parla di stadio demolito quell'anno per far spazio allo sviluppo residenziale.
PPS.: Ricordo sempre che Tarnavasio scrisse di una colonna o qualcosa del genere rimasta in piedi ancora in anni recenti, ma non avrebbe più saputo dire esattamente dove, nè quindi se tuttora c'è.

Last edited by Nick07; June 9th, 2012 at 01:55 AM.
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Old June 9th, 2012, 02:00 AM   #4302
Nick07
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09/11/1924 - Il Bologna posa davanti alle mura dello stadio della Juventus di Corso Marsiglia.



Così alte immagino fossero il retro della tribuna, che dite?


Qui ancora il Bologna ospite il 02/05/1932. L'ultimo anno prima di andare al Comunale, se non erro (fra le lamentele dei tifosi che trovavano il nuovo stadio troppo dispersivo e le gradinate lontane dal campo...). L'impressione è che ora ci fosse anche una gradinata sul lato corto di Corso Marsiglia o sbaglio?



Notare lo stato del terreno per la pioggia, altro che il cinema di adesso per qualche zolla che salta.

Last edited by Nick07; June 9th, 2012 at 02:23 AM.
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Old June 9th, 2012, 02:28 AM   #4303
turtu63
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Originally Posted by Nick07 View Post
09/11/1924 - Il Bologna posa davanti alle mura dello stadio della Juventus di Corso Marsiglia.



Così alte immagino fossero il retro della tribuna, che dite?


Qui ancora il Bologna ospite il 02/05/1932. L'ultimo anno prima di andare al Comunale, se non erro (fra le lamentele dei tifosi che trovavano il nuovo stadio troppo dispersivo e le gradinate lontane dal campo...). L'impressione è che ora ci fosse anche una gradinata sul lato corto di Corso Marsiglia o sbaglio?



Notare lo stato del terreno per la pioggia, altro che il cinema di adesso per qualche zolla che salta.
gran belle foto,complimenti
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Old June 9th, 2012, 02:31 AM   #4304
turtu63
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1898 x l'esposizione cavalcavia su corso massimo d'azeglio detto ponte della concordia

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Old June 9th, 2012, 03:30 AM   #4305
Nick07
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Agli amici granata, e a tutti, foto del campo di Corso Stupinigi ne avete mai viste? Mi piacerebe molto vederlo.
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Old June 9th, 2012, 05:19 PM   #4306
Breus
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Originally Posted by Oscaruzzo View Post
Io sapevo che al posto del cinema Massimo c'era appunto la Zecca. Mi sbaglio?
Finalmente sono riuscito a trovare la planimetria che cercavo:



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Via della Zecca non è poi così diversa da via Verdi (che a me personalmente piace molto). Certo via Rossini si chiamava via dell'Ippodromo, ma lo Scribe nel 1864 era già lì...

Da questo particolare, oltre che dalle linee architettoniche, si potrebbe supporre che la cartolina di via Montebello mostri un lato della Manifattura Tabacchi..



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Tra l'altro anche la "diagonalità" della via interna alla Cavallerizza parrebbe avere un senso...
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Old June 9th, 2012, 06:44 PM   #4307
FaseREM
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Questa è una vecchia foto della Bottiglieria Juventus, che si trovava nell'allora Piazzetta Juventus oggi Largo Tirreno.


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Secondo le mie supposizioni poteva trovarsi al numero civico 11 indicato nella mappa. Il palazzo che si vede sulla destra potrebbe essere il retro di quello attualmente esistente in via Tripoli 9 (prima della sopraelevazione). Tutto il resto è scomparso.


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Old June 9th, 2012, 07:36 PM   #4308
Riobasco
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Originally Posted by Maragu View Post
(in realtà ero rimasto incantato dal mostro preistorico metallico che buttava giu' la struttura, da li la curiosita' di capire cosa fosse) sempre un pezzettino di una vecchia manifattura oramai sparita dalla città
Oggi sono passato in zona (dietro casa mia, tra l'altro ) ed ho fatto un paio di foto alla demolizione della fabbrichetta di cui ci avevi parlato. Notavo anche che il cantiere della casa in costruzione (si vede nella prima foto) è fermo da mesi (se non da anni) mi sa che è fallita l'impresa...



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Old June 10th, 2012, 12:43 AM   #4309
Nick07
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Originally Posted by FaseREM View Post
Questa è una vecchia foto della Bottiglieria Juventus, che si trovava nell'allora Piazzetta Juventus oggi Largo Tirreno.


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Secondo le mie supposizioni poteva trovarsi al numero civico 11 indicato nella mappa. Il palazzo che si vede sulla destra potrebbe essere il retro di quello attualmente esistente in via Tripoli 9 (prima della sopraelevazione). Tutto il resto è scomparso.


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Che meraviglia FaseREM, grazie!

Ma quello spettacolo di cartina da dove viene?
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Old June 10th, 2012, 02:23 PM   #4310
HoldFast
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Originally Posted by Nick07

Che meraviglia FaseREM, grazie!

Ma quello spettacolo di cartina da dove viene?
Fantastica! Grandi davvero!

@Nick: Sì, alla fine dell'era dello Stadio di Corso Marsiglia, si era arrivati a quattro tribune. Ognuna per ogni lato del campo. Il problema fu che la fretta e la furia con cui le costruirono (richiesta crescente di appassionati dovuta alla popolarità che iniziava a diffondersi nei confronti della Juventus per il quinquennio), unite alle pressioni del Duce affinché venisse realizzato uno stadio "degno di tale nome" portò a spostare baracca e burattini al "Mussolini"

Qualcuno ha conservato il numero de la Stampa con l'articolo sul Polo Nord?

Complimenti per le foto!!!
La mia opera di ricostruzione mentale della piazza procede a grandi passi!!
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Old June 10th, 2012, 06:35 PM   #4311
turtu63
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Bravo FaseRem,finalmente è ben chiara dove fosse precisamente la piazzetta juventus
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Old June 10th, 2012, 11:07 PM   #4312
turtu63
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in questa foto dello stadium zoomando al massimo sulla sinistra si vedono dei palazzi abbastanza alti,qualcuno riconosce qualche palazzo sullo sfondo ?Forse si vedono anche qualche caserma della zona http://www.fondazionetorinomusei.it/....php?img=085B3
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Old June 11th, 2012, 12:03 AM   #4313
turtu63
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Originally Posted by Marmox View Post


Però quei binari curvano troppo.




Tanto per curiosità anche se come pare non è via livorno,in questa foto i binari curvano,riferita alla sottostazione elettrica delle ferriere



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Old June 11th, 2012, 12:17 AM   #4314
turtu63
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Il Mercato in Piazza Bodoni del 1866 è uno degli edifici maggiormente rappresentativi dell’architettura in ferro del Regno d’Italia. Progettato dagli ingegneri E. Pecco e C. Velasco su commissione del Comune torinese, occupava una superficie di 1932 mq e fu demolito nel 1924. Tra il 1864 e il 1866 fu costruita la tettoia da adibire allo smercio di latticini, pollame, frutta ed erbaggi, la cui struttura portante originariamente in ferro e legno fu debitamente mascherata all’esterno da una facciata in muratura secondo l’usanza del tempo. La pianta dell’edificio era quasi quadrata delle dimensioni di 42,30m per 45,60m con una parte centrale ottagonale coperta da una tettoia a cupola

Il problema dell’inadeguatezza del mercato di piazza Bodoni non tardò a farsi vivo. La mancanza di spazi favoriva il commercio abusivo. Un ordine municipale nel 1867 vietò la rivendita nelle vie e nelle piazze di frutta e verdura da parte degli ambulanti. Il provvedimento rispondeva a due ragioni, una di natura igienica (poter controllare più efficacemente la qualità della merce venduta), la seconda di tutela commerciale (non permettere una concorrenza dannosa nei confronti di chi pagava regolarmente la licenza per la vendita nel mercato coperto). L’abusivismo trovava però motivo nella scomodità che molti avevano, con l’estendersi della città, di recarsi in luoghi di vendita sempre più lontani. Era naturale quindi che gli abusivi, soprattutto donne, percorressero tutti i dintorni abitati per offrire la merce a domicilio o per strada. Le guardie municipali poi, nel loro lavoro di repressione, dovevano fare i conti con i cittadini che spesso venivano urtati e travolti dalle ceste delle urlanti rivenditrici in fuga, spettacolo assai poco decoroso

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Old June 11th, 2012, 03:06 AM   #4315
Cristian1989
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Originally Posted by FaseREM View Post
Questa è una vecchia foto della Bottiglieria Juventus, che si trovava nell'allora Piazzetta Juventus oggi Largo Tirreno.


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Secondo le mie supposizioni poteva trovarsi al numero civico 11 indicato nella mappa. Il palazzo che si vede sulla destra potrebbe essere il retro di quello attualmente esistente in via Tripoli 9 (prima della sopraelevazione). Tutto il resto è scomparso.


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Esisteva Piazzetta Juventus a Torino?
La rivoglio, onore alla vecchia signora!
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Old June 11th, 2012, 10:13 AM   #4316
Icopix
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Originally Posted by turtu63 View Post


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Pare che si trovasse in via Caprera 31:
in effetti questo terrazzino........
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Old June 11th, 2012, 10:36 AM   #4317
turtu63
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error

Last edited by turtu63; January 8th, 2014 at 10:17 AM.
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Old June 11th, 2012, 10:45 AM   #4318
Breus
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Originally Posted by turtu63 View Post
Tanto per curiosità anche se come pare non è via livorno,in questa foto i binari curvano,riferita alla sottostazione elettrica delle ferriere
Personalmente sono del partito di via Livorno: non erano molte le vie attorno al complesso percorse dal tranway e mi sembra che gli indizi tornino abbastanza. La datazione non la prenderei come un feticcio.
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Old June 11th, 2012, 10:49 AM   #4319
turtu63
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Lo Stadium deve essere demolito? (17.01.1926) La Stampa - numero 15

 Nell'esaminare con noi la situazione edilizia della città ed in modo speciale i terreni adatti alla fabbricazione di nuove case (terreni presentemente occupati da costruzioni che attendono di essere demolite e dovrebbero esserlo), l'ing Pellicciotti, commissario aggiunto al Comune per i servizi che interessano i lavori pubblici, è venuto fuori con un'idea, che crediamo interessante riferire per quanto sia di quelle che a tutta prima producono un senso di sorpresa. “Che ne direbbe, la cittadinanza, ci ha chiesto l’ing. Pellicciotti, se pensassimo di demolire lo Stadium?” A rispondere siamo stati qualche momento esitanti. E’ nostra convinzione, per un insieme di considerazioni e per esperienze fatte, che lo Stadium rappresenti una passività cittadina, e che la demolizione incontrerebbe largo favore nella cittadinanza, ma, a motivo che l'abbattimento della colossale costruzione in cemento armato fa sorgere un notevole complesso di problemi, un momento di riflessione ci è sembrato opportuno. E’ il comm. Pellicciotti a insistere: Per i non pochi accenni fatti qua e la nelle cronache delle manifestazioni che si sono svolte nel campo sportivo di piazza d'Armi so che cosa pensano i redattori della Stampa dello Stadium, ma da loro io vorrei un'impressione sul giudizio che in proposito darebbe la cittadinanza. Risposta evasiva da parte nostra. "Il marchese Compans di Brichanteau, che dello Stadium fu l'ideatore e l'animatore, se fosse ancora vivo, a sentire un'idea simile, si dorrebbe di non avere a disposizione i fulmini di Giove... Gli azionisti (quei pochi azionisti) della Società dello Stadium che ancora si illudono che un uomo geniale potrebbe utilizzare lo Stadium con profitto per manifestazioni destinate a commuovere tutta Italia, è fuori dubbio, protesterebbero". E l'ing. Pellicciotti: "Parliamo di gente pratica, positiva. A che cosa serve e a che cosa può servire lo Stadium? A nutrire delle illusioni... A fare da pompa aspirante ai quattrini di chi ancora non è ben persuaso che qualsiasi iniziativa (se si escludono i fuochi artificiali e le grandi manifestazioni ginnastiche, difficili da organizzarsi e in ogni modo tali da non farsi a ripetizione), che abbia per campo lo Stud-ium per un mondo di ragioni è destinata a fallire! Perché lo Stadium, data la sua grandiosità e la sua forma, è uno di quegli edifici che pongono il problema dell'utilizzazione a rovescio e cioè non si tratta di studiare se può servire per questa o per quella iniziativa, ma di escogitare delle manifestazioni che possano eventualmente svolgersi in essa. Perfettamente. Nuova pausa nostra per consentirci una domanda diretta Si pensa, sul serio a demolire lo Stadium? “Si, vado pensando io, ed ho in animo di lanciare l'idea, dopo aver esaminata minutamente la questione col commissario generale Etna, cui spetta la decisione. Lo Stadium com’è oggi non è finito. La costruzione non è quello che avrebbe dovuto essere secondo il progetto presentato dalla Società per il quale il Comune ha fatto la concessione. Le gradinate dovevano essere aperte... “E' ancora tale e quale come venne lasciato quando fu aperta l'Esposizione nel 1911. Nei suoi impegni col Comune la Società dello Stadium è quindi inadempiente, di conseguenza il Municipio può fare la demolizione. I contrasti che possono sorgere con la Società ci sembra siano facilmente superabili Demolire lo Stadium? Ci vogliono le mine! Da calcoli fatti dall'ufficio tecnico per demolire lo Stadium, è necessaria una spesa che si aggira sul milione e mezzo. Facciamo due milioni, indubbiamente la cifra è forte; ma ugualmente ingente è la cifra che si può ricavare dalla vendita del terreno. Il prezzo del terreno nella località si aggira sulle 300 lire al metro quadrato. Data la vastità del campo sono 30 milioni che si possono realizzare. Trenta meno due, ventotto. Con 28 milioni il Comune viene ad avere i mezzi per fare il nuovo ammazzatoio, problema urgentissimo che la città deve risolvere e che non può essere procrastinato. Sono cifre eloquenti... Demolito lo Stadium di piazza d'Armi, nessuno vieta che si pensi a farne un altro, in località meno centrale, di proporzioni più modeste, tale che possa veramente servire a delle manifestazioni che consentano bensì i grandi assembramenti di gente. Immaginiamo le obbiezioni. E le approvazioni, no? i risultati della esperienza sono eloquenti. Le grandi adunate redditizie fatte allo Stadium si contano sulle dita. Nello stesso anno dell'Esposizione l'attività del campo sportivo di piazza d'Armi fu limitatissima... In quel grande vaso non si sa che cosa fare e quello che si fa non lo si vede, i fuochi artificiali, unica attività dello Stadium, si possono fare in luoghi più pittoreschi. Per le Esposizioni i locali sotto lo gradinate sono inadatti. Mancano di ogni estetica L'estate si muore di caldo, appena c'è un po' di freddo si gela, se piove e un'ira di Dio! Delle feste che sono state fatte allo Stadium le attive sono state pochissime. Le manifestazioni d'arte non hanno dato i risultati sperati. L'ing. Monto ne sa qualche cosa ed anch'io, ne so qualcosa. In ogni modo per le esposizioni Torino ha il suo posto naturale, il Valentino, e una sede degna nel Palazzo del Giornale. Se il palazzo è piccolo lo si potrà ingrandire e sarà sempre una spesa ben fatta, perchè al Valentino la popolazione ci va con piacere mentre in piazza d'Armi non ci si lascia trascinare che per forza. Lo Stadium è un pozzo: la secchia che va dentro ci resta. Il ragionamento dell'ing. Pellicciotti, non ce lo nascondiamo, ci persuade, ma qualche dubbio ci resta sulla impressione che l'idea può produrre. Che ne direbbe -chiediamo- se rivolgessimo il quesito alla cittadinanza? "Ne hanno i mezzi e possono farlo. Non ci sembra che il giudizio possa esser controverso, ma è opportuno sentire. Dalla discussione possono venir fuori delle buone idee". Ma lei è persuaso che di idee buone al proposito non ce n'è che una sola: demolizione Coerenti all'intesa apriamo la discussione. Un referendum? No, non ci sembra il caso. Una consultazione amichevole con i nostri lettori? Chi ha idee in proposito, scriva. Pubblicheremo tutte le lettere interessanti. Pro e contro. A facilitare la consultazione poniamo anche delle domande: lo Stadium poteva essere meglio utilizzato? Come? La realizzazione di un altro campo polisportivo di utilità cittadina è ritenuta opportuna, oppure si ritiene siano sufficienti gli attuali campi specializzati per le manifestazioni sportive cittadine? E subordinatamente il terreno che da una eventuale demolizione risulterà disponibile deve essere destinato a costruzioni edilizie o in altro modo utilizzato?
Demoliamo lo Stadium? (19.01.1926) La Stampa - numero 16 pagina 5

L’interessante questione da noi posta circa lo Stadium ci ha già procurato numerose lettere di cittadini. I pareri manifestati sono, alla quasi unanimità, per la demolizione di quella mastodontica costruzione, ma le proposte in merito alla utilizzazione del terreno o della somma da ricavare dalla eventuale vendita variano di molto. Prima di riferire il contenuto delle lettere che abbiamo ricevuto, riteniamo opportuno, per la migliore impostazione della discussione e per maggiore chiarezza, accennare allo condizioni sotto le quali il Municipio accordò la concessione del terreno per l'erezione dello Stadium. Il commissario aggiunto, commendator Pellicciotti ci aveva infatti dichiarato, e noi abbiamo riferito, che la Società esercente lo Stadium è inadempiente e di conseguenza il Municipio può ritirare la concessione e fare le demolizioni.. Ecco ora esattamente come stanno le cose. I rapporti intercedenti tra la Società dello Stadium ed il Comune sono stati definiti mediante la convenzione del 29 aprile 1910, con la quale la Società ha ottenuto la concessione dell'esercizio fino all'anno 1936. Nel gennaio di tale anno il Comune prenderà possesso dello Stadium, con tulle le costruzioni esistenti. La remissione dovrà garantire il buono stato di conservazione degli stabili. L'articolo 6 della convenzione contempla i vari casi di rescissione. Era stabilito che la Società aveva l'obbligo di completare la costruzione nell'anno 1911, in modo che essa possa a degnamente figurare all'Esposizione internazionale. Il Comune potrà, dice la convenzione, chiedere la restituzione dell'area fabbricata se nel periodo della concessione lo Stadium rimarrà inoperoso per la durata dì un anno, in modo da fallire lo scopo per cui fu costruito, e malgrado una diffida comunale, non venisse riattivato in sei mesi. Potrà essere revocata la concessione nel caso giudicato inappellabilmente dal Comune o da una Commissione cui il Comune possa deferire i suoi poteri di vigilanza sullo Stadium, se questo fosse fatto servire a spettacoli indecorosi e, malgrado una prima rimostranza, si fosse nello stesso anno ricaduto nell'inconveniente. In nessun altro caso il Comune potrà chiedere la rescissione. Trascorsi dodici anni dalla firma della convenzione il Municipio può, per ragioni speciali, chiedere la revoca dell'accordo prima della sua scadenza. Ma. in tal caso la Società, sempre che non sia incorsa in qualche decadenza, dovrà fare riconsegna dello Stadium previo rimborso del valore delle costruzioni, mediante una stima che terrà conto del tempo trascorso e dello stato di conservazione del materiale. Ottenuta la concessione e stipulata la convenzione col Municipio la Società Stadium con 1300 azionisti entrò in piena attività. La partecipazione degli azionisti all'impresa ha avuto un carattere o meglio uno spirito particolare: poiché i soci non hanno inteso di fare una speculazione e il loro impiego di capitale (impiego senza pretese e per cosi dire a fondo perduto) è stato fatto per consenso alla iniziativa audace dell'on. Compans di Brichanteau. A fianco dell'On. Compans, e non meno entusiasti di lui, erano Porcheddu che con molto favore appoggiò il progetto di creare un'opera edilizia colossale. Questo va detto perchè, in fondo, esprime lo spirito dei soci che in Piazza d'Armi hanno sempre visto e vedono ancora molti oggetti di decoro, di originalità e di ardito ornamento della nostra città, tanto da dare un carattere di questione morale, di problema ideale alla conservazione dello Stadium. Per i soci, lo Stadium appartiene ormai alle tradizioni torinesi: è legato a grandi ricordi degli ultimi quindici anni di vita cittadina, è un elemento della conoscenza di Torino all'estero, rappresenta insomma qualcosa di proprio, come una creatura schiettamente torinese che desterebbe un'eco clamorosa se crollasse e si polverizzasse sotto l'azione del piccone e delle mine. La società fu eretta in Ente morale ed ottenne il sovrano patronato del Re. E' tuttora amministrata da un Consiglio, eletto dall'assemblea, il quale esprime dal suo seno una Giunta esecutiva, assistita nelle deliberazioni dal Consiglio stesso. La Giunta è presieduta attualmente dall'avv. Comm Roccarino succeduto all’onorevole Montù. Vicepresidente è il comm Gorretta. Siccome la Società Stadium, formata da signori che per questa impresa hanno uno spirito di gentlemen e non di industriali, non intendeva continuare in proprio la gestione dell'edificio, l'esercizio dello Stadium venne ceduto ad un gruppo di impresari costituitosi appositamente sotto il nome di «Società Anonima Esercizi Stadium». Questa seconda Società, però, non ha soltanto una figura commerciale e neppure essa ha carattere esclusivamente speculativo. Tant’è che assumendo la gestione dello Stadium ha accettato una condizione dalla Società proprietaria: impegnandosi a non promuovere manifestazioni di nessun genere le quali non abbiano prima l'approvazione completa della Giunta esecutiva della Società proprietaria. La Società Anonima Esercizi paga un contributo annuo all'Ente proprietario e promuove le manifestazioni a tutto suo rischio o vantaggio. Le iniziative più recenti sono state le esposizioni dell'arredamento della casa, della moda, dell'edilizia, della chimica, qualche manifestazione di carattere sportivo e coreografico e i fuochi artificiali. Il Consiglio di amministrazione della Società esercente è presieduto dal commendatore colonnello Luigi Tappi. Naturalmente questo gruppo di impresari ha un attaccamento meno profondo e meno sentimentale alle sorti dello Stadium. Esso non si sente legato da ragioni di creazione e di paternità, ma soltanto in forza di una lunga convenzione con la Società proprietaria. Come ben sì comprende, l'idea demolitrice lanciata dall'ing. Pellicciotti ha scosso le quiete acque della Società Stadium, che a quanto pare, proprio in questi giorni stava ventilando altri progetti por di completamento dell'immane edificio rimasto per tanti anni incompleto. Non è forse eccessivo dire che la minaccia appena accennata ha prodotto un senso di sorpresa. Ma trascorsi pochi giorni, il tempo necessario per le consultazioni, la Giunta esecutiva e il Consiglio non mancheranno certamente di dichiarare apertamente il loro pensiero. Si può prevedere che la dichiarazione sarà una difesa della tesi che propugna la conservazione dello Stadium. "Conservarlo o perfezionarlo „ Ed eccoci alle lettere dei lettori. Quanto al quesito centrale, se si deve, cioè, demolire o conservare lo Stadium, finora una sola proposta ci è pervenuta, ma in senso favorevole alla conservazione, quella del prof. Carli, direttore dell'educazione fisica nello scuola della nostra città il quale, dopo aver dichiarato che Torino, dove visse e studiò Emilio autore di un magnifico sistema di ginnastica superiore, deve mettersi alla testa del risorgimento dell'educazione fisica, cosi precisa le sue idee: «Non v'è dubbio che alle grandi tradizioni si ispirarono i geniali e arditi autori del grandioso stadio torinese superbamente degno della regal Torino. Ed è perciò ch'io vorrei proporre che lo Stadio torinese venisse, non solo conservato, ma destinato stabilmente, al suo vero ufficio, cioè alla educazione fisica della nostra gioventù, la quale dovrebbe ritrovarvi, il Gymnasium, le Terme, la Palestra, lo Sferisterio, l'Efebeo, l’Odeon. Ciò premesso, mi permetterei fare le seguenti proposte: 1) che in via di esperimento siano allestite alcune palestre nelle sottoscale, con relativo campo per i giuochi nell'arena, da servire a tutti i reparti maschili delle scuole medie 2) che s'invitino gli Istituti privati di scuola media della città, per i quali è obbligatoria l'educazione fisica o che non dispongono di palestre proprie, ad approfittare, dietro compenso, di quello dello Stadio 3) che si provveda, a fornire di palestre e campi sportivi, sempre nello Stadio, tutti gli Istituti cittadini di istruzione media, commerciale, industriale, professionale e di avviamento al lavoro, per i quali vige pure l'obbligo delle esercitazioni ginnastiche 4) che si destini una parte sufficiente di locali, coperti e scoperti, alle scuole superiori, per le esercitazioni sportive degli studenti universitari e che vi sia la palestra, e il campo sportivo adibito allo libere esercitazioni dei docenti, degli educatori (maestri o professori, ecc.) cui incombe il dovere di dare l'esempio ai loro alunni anche in questo ramo della educazione. «Lo Stadio diventerebbe cosi la vera casa, non soltanto dello studente, ma anche dei maestri, dei professori e di tutti i convinti dell'educazione corporale. Gli studenti del Piemonte, venendo a Torino, individualmente o collettivamente, nelle solenni circostanze, troverebbero nello Stadio un luogo adatto alle loro riunioni e alle loro esercitazioni. Lo Stadio come già il Gymnasium dovrebbe avere anche la sua ricca biblioteca, sale di convegno, di studio, di pubbliche conferenze, dovrebbe diventare cioè un vero centro di educazione, di cultura, di vita feconda per la nostra gioventù, sarebbe così facile anche il rinnovare lo feste ginnastiche e sportive cittadine, regionali e nazionali, con straordinario concorso di forestieri e con vantaggio morale e materiale della città di Torino, che è stata la culla della ginnastica e che deve ritrovare le nuove vie della educazione fisica, tanto più oggi che, essendo fortemente inteso il bisogno dello e sport in ogni classe sociale, è opera veramente umanitaria il favorirlo e dargli sempre maggior impulso, ricordando che la nostra gioventù finché fa dello sport, non solo, non pecca, ma forma uomini seri, animosi e pronti in qualsiasi momento all'appello della Patria. E concludo: credo che lo Stadio debba essere conservato e trasformato, cosi da diventare il centro dei ludi ginnici della gioventù torinese. Che se superiori ragioni amministrative, in cui io non sono competente, ne imponessero la demolizione, bisognerebbe almeno che col denaro ricavato dalla vendita dell'area, si provvedesse a costruire, in altro posto, ugualmente centrale della città, un altro Stadio o, comunque, un edificio che raggiunga gli scopi sopra delineati». Per la demolizione o trasformazione sentiamo adesso l'altra campana, che dà ben più numerosi rintocchi. Con tacitiana brevità «un inquilino» risponde cosi al nostro invito: «Preparare tanti alloggi per affittarli agli sfrattati». E' un ottima idea, ma vi ostano, a nostro parere, le condizioni antigieniche, non facilmente eliminabili, della costruzione ideata per tutt'altro scopo. Tuttavia, in periodo di gravissimi e urgenti bisogni, ma solo in periodo estivo crediamo meglio, una utilizzazione immediata e soprattutto temporanea in questo senso dello Stadium, sarebbe cosa da prendersi in considerazione. Questa stessa idea è ripetuta da altri. «Fissare la data irrevocabile- ci scrive un distinto professionista- della sua distruzione e nel frattempo affittarlo a prezzo di rimborso delle spese occorrenti per un adattamento sommario, molto sommario, ad uso di abitazione provvisorio, per un massimo di tre o quattro anni, per dar tempo a costruzioni definitive». Un reduce di guerra scrive che non avendo potuto trovar alloggio a Torino ha dovuto trasferirsi a Novara, ma vorrebbe tornare nella città natia con la famigliola ed è del parere di impiegare la somma che si potrebbe ricavare dalla vendita del terreno dello Stadium in case popolari perchè non si ripeta il fatto che cittadini torinesi debbano emigrare anche per la ragione delle grandi difficoltà di trovar alloggi per quelli che non dispongono alcuna somma per pagare buone uscite ed altre spese di simil genere. Altra proposta è questa che ci viene fatta da un lettore che viceversa comprende tre proposte distinte: l) Demolizione dello Stadium e restituzione dell'importo delle azioni ai singoli proprietari 2) Vendita del terreno a lotti per costruzioni case signorili 3) Dall'utile che si ricava dalla vendita di detto terreno farei la proposta di studiare un sistema per indennizzare i proprietari di via Roma onde poter risolvere la questione dei portici. Ecco un elemento nuovo, nel dibattito che un altro lettore amante delle soluzioni radicali, ci risponde in questi termini: La Stampa pone al pubblico alcuni quesiti sullo Stadium. Senza presentare lunghe argomentazioni, rispondo in modo generale. A qualunque costo lo Stadium deve essere demolito: le necessità demografiche di Torino, derivanti dallo sviluppo dell’industria, sviluppo che tende, sempre più a legarsi alle grandi città, l'area dello Stadium deve essere impiegata per la creazione di un nuovo centro di abitazioni civili, che assumerà maggiore importanza col tempo».
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Old June 11th, 2012, 11:05 AM   #4320
turtu63
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Fervida discussione sullo Stadium (20.01.1926) La Stampa - numero 17
Decisamente, la cittadinanza ha accolto con molto interesse il dibattito sulla questione dello Stadium. Ne fanno fede le molte lettere che si sono state indirizzate sull'argomento. Cominciano a pervenire anche le difese, non tutte sprovviste di buone ragioni. Ma la maggioranza di coloro che hanno manifestato il loro pensiero è ancora per la demolizione, sia per ragioni pratiche, sia per ragioni sentimentali. Anche oggi diamo la precedenza ai fautori della conservazione. Il prof. Emilio Crosa scrive, tra l'altro: Lo Stadium costituisce un'area di riserva di capitale importanza per l'avvenire della città. Questa considerazione ebbe gran peso allorché il Municipio fece la nota concessione alla Società civile dello Stadium. Distruggere oggi questa riserva sita in località centrale adatta ai più svariati bisogni potrebbe determinare in un prossimo domani gravi conseguenze per la città nostra. Basti considerare il problema delle stazioni di Torino Se dato l'immenso sviluppo della città nostra s'imponesse il trasporto della Stazione di P. N. i cui difetti si vanno ogni giorno aggravando, e si sentisse il bisogno di una stazione di transito, la località oggi occupata dallo Stadium potrebbe essere assolutamente insostituibile. E ancora potrebbe in un non lontano avvenire prospettarsi la necessità di poter usufruire di aree centrali e vaste per edifici pubblici, per l'Amministrazione comunale ecc. «L'occupazione dell'area dello Stadium oggi non faciliterebbe granchè il problema delle case. La necessità non è che le case sorgano in questa o in quell'altra località, ma che si costruiscano case. Inoltre il luogo signorilissimo, da adibirsi a costruzioni di lusso non potrebbe arrecare vantaggio per la risoluzione di un più assillante problema, la costruzione di case modeste, che sono oggi le più ricercate. E ben sarebbe da deprecare una soluzione starei per dire «democratica» del problema, nel senso di dare il terreno a basso prezzo per grandi casamenti poiché in tal maniera al danno per il Comune, che trarrebbe scarso profitto dalla vendita, si aggiungerebbe quello artistico di brutte costruzioni nella vecchia Piazza d'Armi che sapientemente ordinata da uno del nostri più valenti architetti costituisce un quartiere degno in tutto di una città moderna pensosa delle esigenze artistiche. Reputo, in conclusione, il problema, opportunamente sollevato da cotesto giornale, oltremodo complesso e m'auguro che per il bene della città nostra esso sia studiato a fondo». Se il prof. Crosa per propugnare la conservazione, almeno temporanea, dello Stadium si appoggia a ragioni d'utilità pratica, l’ing. M G. Savio sostiene uguale tesi, in base a considerazioni di decoro per Torino scrivendo: «Anzitutto non mi pare sia il caso di demolire un'opera grandiosa e imponente nel suo genere, che abbellisce non poco la nostra città, che le altre città e le altre nazioni ci invidiano. Lo Stadium è forse una delle poche opere degne di una grande città moderna che possiede Torino, frutto di una idea grandiosa e punto brutta, che, nella scarsità di monumenti che possiede Torino ha destato l'ammirazione ed il plauso generali». Ciò premesso, sotto l'aspetto monumentale ed artistico, l'ing. Savio passa ad esaminare come si potrebbe utilizzarlo e propone che vi si facciano i festeggiamenti carnevaleschi, caroselli storici, che vi si crei un centro di divertimenti, perchè «lo Stadium non è più lontano dalla periferia di quanto non lo sia, ad esempio, piazza Vittorio, da Borgo S. Paolo o da Pozzo Strada». Lo scrittore della lettera vorrebbe perciò che piazza Carlo Alberto e piazza Vittorio non venissero più ingombrate con baracconi e simili, che ritiene sarebbero molto più a posto allo Stadium. Un altro lettore scrive: «Tempo fa, in una discussione fra commercianti di frutta e verdura all'ingrosso, parlando del nostro angusto mercato, si additò lo Stadium come ambiente adatto per un grande mercato della frutta e verdura, anche in riguardo dei trasporti, essendo esso vicino a Porta Susa e facile il collegamento dei binari coll'interno dello Stadium. Un mercato nuovo della frutta e verdura è necessarissimo per la città di Torino, sotto tutti i rapporti e lo Stadium si presterebbe benissimo per tale opera, naturalmente colle dovute modificazioni». E' un'idea!... Infine, collochiamo fra i difensori della conservazione anche l'autore della seguente lettera, quantunque esso non si pronunci molto decisamente, spostando invece la questione con l'argomento delle altre aree che sarebbero disponibili nel concentrico, argomento che, per la verità, è anche accennato da altri: “Io ritengo che prima di destinare la rilevante somma di due milioni alla demolizione dello Stadium, per costruirne poi un altro in altra località, sarebbe assai più conveniente che l'Amministrazione comunale ottenesse la cessione di aree in parti più centrali della città, come, ad esempio, quella dell'Arsenale, la spianata di artiglieria in corso Oporto e corso Galileo Ferraris, i vecchi edifici del Distretto in via del Carmine, ecc». E conclude: «Meglio dunque rinunciare qualsiasi demolizione comportante rilevanti spese e valorizzare invece con la massima urgenza molte aree veramente centrali per facilitare le nuove costruzioni, cosi necessarie al presente». "Demolire lo Stadium? Fosse vero! Un magistrato torinese che al pari del compianto Comorana è anche un fine poeta, l'avv. Odiard Des Ambrois, non ha esitazioni. Demolire lo Stadium? ecco la più felice idea che a proposito dello Stadium sia nata da quando s'è cominciato a costruirlo! Qualche tempo fa sulle colonne di La Stampa Emilio Cecchi in lode degli architetti scriveva «l'architetto prende la natura come elemento partecipe e la trasforma in materia d'arte. Fa che il sole veramente dipinga, sui monumenti e nel cuore degli uomini... L'architetto sembra in certo modo aggiungersi direttamente alla impresa della Creazione: lavora sul corpo del mondo, chiama a collaborare il cielo, le nubi, le montagne ... Non so perchè, a leggere quelle parole, subito mi era venuto in mente lo Stadium, primo fra una lunga teoria di stonatissime fabbriche e di miserevoli monumenti e avevo pensato: se Emilio Cecchi lo venisse a vedere, me lo saprebbe dire che ci sta a combinare questo funereo scheletro con l'ariosità dei viali circostanti, con la severa e maestosa catena delle Alpi? come s'aggiunga all'impresa della Creazione? come partecipi alla natura dell'ambiente? come collabori col nostro cielo, con le nostre colline, con le nostre non remote montagne, costrette, le disgraziate, a fargli corona loro malgrado? «Demolire lo Stadium? fosse vero! Ma l'estetica è il punto di vista sentimentale: rimane il punto di vista pratico. Ebbene, io credo che giudicata a lume di volgare utilità la causa dello Stadium sia anche men degna di difesa : lo Stadium non serve a nulla e non è mai servito a nulla. E' ridicolmente sproporzionato al suo scopo d'origine, e completamente disadatto a quegli altri scopi casuali che poi gli si son venuti assegnando. Molto, troppo vasto per campo di giochi o di rappresentazioni, stanca e disorienta gli spettatori che non arrivano a veder nulla se non siano muniti addirittura di telescopio, ma per compenso, al primo raggio di sole primaverile ci rischiano una insolazione; e gli attori, insettucci perduti in quella inutile immensità, vi fanno la più povera figura del mondo. Ridotto a locale d'esposizione — tutti sappiamo che le esposizioni là dentro si fanno esclusivamente per salvarlo da totale meritatissima oblivione — non ottiene altro risultato che il rimpianto delle tre lire d'ingresso buttate via in tutti quei pochissimi ingenui che v'entrino pagando il biglietto. E non parlerò dei fuochi artificiali « Come adoperare l'area che venisse liberata da cotesto brutto ingombro. Case, case, case! e case per i poveri diavoli, per il popolo, per gli impiegati, per gli umili piccoli borghesi! non v'è altra necessità — non dico opportunità — più urgente. Se anche il Comune dovesse rinunziare a una buona parte di quei (?) milioni di utile preventivato, l'opera sarebbe ad ogni modo profittevole e santa per ora e per poi. Demolire lo Stadium? per carità, non lasciamo cadere questo geniale proposito! Ma appunto perchè sarebbe geniale, non ci arriveremo ». Proposte di trasformazione Alla domanda : «Demoliamo lo Stadium?», il cav. Mailer risponde con un'altra domanda: «Demoliamo la metà dello Stadium?». E così illustra rapidamente il suo concetto «Demolire la parte a nord-est ed adibire l'area cosi liberata a costruzione di case di abitazioni civili. Di palazzine ve ne sono già abbastanza, e poi non è problema urgente o costruire la facciata del nuovo Stadium ridotto sul prolungamento" del corso Duca d'Aosta (eventualmente con due entrate), il centro potendo essere utilizzato per la costruzione di un grande palcoscenico. La nuova loggia reale potrebbe essere costruita all'estremità opposta all'ingresso, verso il corso Peschiera. «Torino sarebbe dotata di un vero antiteatro romano e la spesa sarebbe tale da lasciare un buon margine, e cioè demolizione di metà Stadium:1 milione, ricavo vendita terreno 15 milioni, costruzione facciata e teatro nuovo Stadium: 2 milioni. Avanzo: 12 milioni e tanta gente contenta e alloggiata». Tutt'altra destinazione vorrebbe dare all'area dello Stadium un colonnello dei bersaglieri a riposo, il quale, consentendo pienamente al progetto della demolizione dell'edificio, vorrebbe che si creasse in quel luogo un vasto parco-giardino pubblico: «La zona entro cui si erge lo Stadium è assolutamente sprovvista di giardini o parchi pubblici, ove la numerosa prole di quegli abitanti possa anch'essa trovar modo di svagarsi lontana dai pericoli d'investimento da parte di ogni sorta di veicoli e dal polverio che inevitabilmente questi mezzi sollevano, parmi pertanto che l'area in oggetto potrebbe, e dovrebbe, a mio debole parere, essere trasformata in parco pubblico. Soggiungo però subito che un'altra soluzione, che se l'Amministrazione militare non vi si opponesse, salverebbe, per cosi dire, capra e cavolo, e sarebbe quella di convertire nell'ora detto parco pubblico l'attuale Poligono del Genio ferrovieri, col vantaggio, in confronto della precedente, di servire, allorché fosse compiuto l’ abbassamento del ponte del ferro della linea di Milano tanto alla popolazione del Borgo Crocetta, largo Tirreno che a quella del Borgo S. Paolo.
p.s. qui nel 1926 si parla di largo Tirreno,ma da altre parti avevo letto che fosse successiva a piazzetta juventus,naturalmente mi sbaglierò scrivo queste considerazioni di getto,senza verificare(lo farò successivamente)
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