Torno a ripetere quanto già detto in passato: la partecipazione alla guerra fu voluta dal Duce, spalleggiato dal sovrano, coi folli propositi di dare all'Italia un "posto al sole", oltreché per "educare" e "migliorare" la razza italica, a ogni costo, all'insegna del "nudi alla mèta".
Lo Stato Maggiore dell'Esercito era contrario all'entrata in guerra, ben conoscendo le condizioni delle nostre forze armate, in forte inferiorità rispetto a quelle degli avversari; già allo scoppio delle ostilità nel settembre del 1939, l'Italia aveva dichiarato la "non belligeranza" , richiedendo, per l'entrata in guerra, all'alleato germanico l'invio di consistenti armamenti e materiale bellico (non fornito). Ancora a Pasqua del 1940 l'ambasciatore a Londra Dino Grandi, genero del Duce, era stato caldamente invitato a riferire al suocero che l'entrata in guerra sarebbe stata rovinosa ("
badate, vi faremo a pezzi!")
; quando, tornato a Roma per la festività, l'aveva riferito a Mussolini, si era sentito dare del pusillanime. L'avanzata in Europa delle truppe del Reich era però stata così travolgente, che si volle approfittare dell'occasione per entrare in guerra (
"mi serve qualche migliaio di morti, per sedermi al tavolo della pace"); si parlava di "guerra lampo", pochi mesi e tutto sarebbe finito con una grande vittoria...
Come ha scritto qualcuno, al dilemma "
burro o cannoni" alcuni stati scelsero la soluzione "
burro" (cioè l'astensione dal conflitto, per quanto possibile), altri la soluzione "
cannoni" (cioè la partecipazione attiva); noi scegliemmo la soluzione "
burrone"; in cui ci precipitammo incoscientemente!