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Breùs, a la francaise
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PER CHI AMA L'ANEDDOTICA.
(Cmq il blog pare no pare banale)

Torino, 1630: i giorni della peste
Nel gennaio del 1630, a Torino giunse la peste: le vie che percorriamo quotidianamente iniziarono a riempirsi di cadaveri.
 

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PER CHI AMA L'ANEDDOTICA.
(Cmq il blog pare no pare banale)

Torino, 1630: i giorni della peste
Nel gennaio del 1630, a Torino giunse la peste: le vie che percorriamo quotidianamente iniziarono a riempirsi di cadaveri.
Contrariamente a quanto dice Manzoni nei "Promessi Sposi", la peste non si era manifestata dal Nord, ma dal Sud; approdata a Marsiglia, era poi entrata nello Stato Sabaudo a Nizza, e per impedire la sua venuta in Piemonte erano state sbarrate tutte le vie di accesso dei valichi delle Alpi Marittime; la peste arrivo' poi comunque in Piemonte proprio da Est, dalla Lombardia.
 

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Video interessante del 1982 sulla storia del Lingotto (lo stabilimento, con cenni a quella del quartiere).

Mi chiedo: dalla pista sul tetto non è mai precipitato qualche veicolo? Nel 1982 vi fu una visita guidata allo stabilimento in minibus; saliti per una rampa elicoidale, percorremmo tutta la pista, scendendo poi per l'altra rampa: emozionante!
 

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Niente di nuovo, ma non l'avevo mai vista. Di Gabinio, piazza San Carlo. Mi piace perché più animata della maggior parte delle foto dell'epoca.


 

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Ci metto anche questa della Galleria Subalpina. Qui di sparito c'è solo il pavimento, sostituito con una brutta graniglia o come cavolo si chiama.


carrera aveva previsto un giardino interno cosa che non venne realizzata scegliendo quel pavimento, solo dopo la seconda guerra mondiale ci sara' la sistemazione che vediamo oggi. se la foto è del '26 ed è ripresa da nord (quindi da piazza castello) a destra la prima arcata dovrebbe essere già baratti
 

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carrera aveva previsto un giardino interno cosa che non venne realizzata scegliendo quel pavimento, solo dopo la seconda guerra mondiale ci sara' la sistemazione che vediamo oggi. se la foto è del '26 ed è ripresa da nord (quindi da piazza castello) a destra la prima arcata dovrebbe essere già baratti
Per carità il giardino dona moltissimo. Però per il pavimento potevano fare una cosa più decorosa. Quello attuale sembra il pavimento di un appartamento di periferia degli anni '60.

 

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Per carità il giardino dona moltissimo. Però per il pavimento potevano fare una cosa più decorosa. Quello attuale sembra il pavimento di un appartamento di periferia degli anni '60.

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Bello come giardino coperto, però ci vedrei bene anche qualche pianta tropicale o subtropicale (palme, banani e simili), visto che Torino manca di serre coperte per piante di altri climi, come invece in altre città.
 

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Si è già avuto occasione in passato di parlare dello scomparso teatro Balbo



ora, su Torino storia di questo mese è comparsa una finora inedita foto dell'interno del teatro



una considerazione personale: il teatro venne distrutto da due bombardamenti aerei della RAF successivi, l'8 e il 13 agosto 1943, quando già il regime fascista era caduto e il governo Badoglio stava cercando un'intesa per l'armistizio, arrivato poi l'8 settembre; si trattò pertanto di atti squisitamente terroristici, col solo scopo di spaventare e intimorire la popolazione, paragonabili in questo alle atomiche di Hiroshima e Nagasaki: con questi la "Perfida Albione" manifestò tutto il suo odio, livore e disprezzo per il nostro paese. Capisco perchè, quando nel maggio 1961 la regina Elisabetta venne in visita a Torino, e io e mia madre (che la guerra la passò fuori città) andammo a salutarla al passaggio al Valentino, mentre mio padre (che trascorse quegli anni in città, vivendo le incursioni) si rifiutò e restò a casa.
 

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Ultima considerazione: il teatro negli ultimi tempi era adibito a cinema, sebbene personalmente un teatro adattato a cinema non mi sembra l'ideale; ho un ricordo dei tempi della naja (50 anni fa) dei novaresi "Coccia" e "Faraggiana" , quando anch'essi funzionavano come cinema: la forma semicircolare dei teatri mal si adattava al ""piano" dello schermo (situato al posto del sipario), per cui si vedeva bene i film solo nella parte frontale, mentre lateralmente quasi non si riuscivano a vedere. Oggi i due teatri novaresi sono tornati a funzionare come tali.
 

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Non molto tempo fa, si era parlato del Caval 'bruns di piazza San Carlo, che, dopo i danni subiti nel bombardamento del 13/7/1943, era stato smontato e portato nel parco di Santena; questa foto, sempre da Torino storia, lo mostra in quel sito, ben riparato sotto gli alberi secolari del parco, smontato appunto in "cavallo" e "cavaliere"



dalla rivista, si apprende che il monumento tornò al suo posto nella piazza l'8/11/1946, quasi in contemporanea quindi al ritorno della Sindone da Montevergine; mancante però della spada e dell'avambraccio sinistro, che vennero "riattaccati" in seguito.
 

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La rivista, a pag. 25 e seg., parla appunto della protezione dei monumenti cittadini, che, solo per quelli più importanti, era stata realizzata coi già ricordati "càsseri" si legno con riempimento di sabbia, descrivendo anche i particolari tecnici delle protezioni nonchè il loro costo. Specificando però che molti altri monumenti vennero lasciati alla mercè delle bombe, nonchè dei vandalismi dei saccheggiatori che asportavano le parti metalliche per rifonderle (un po' come oggi per i chiusini stradali).
 

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Bello come giardino coperto, però ci vedrei bene anche qualche pianta tropicale o subtropicale (palme, banani e simili), visto che Torino manca di serre coperte per piante di altri climi, come invece in altre città.
Una bella serra era stata montata nel Giardino Roccioso del Valentino alla sua nascita nel 1961, rinnovata e ricostruita in seguito, con alcuni esemplari esotici, poi smontata inopinatamente negli anni '90, con la giustificazione che era diventata ricovero di senzatetto.
 

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Tempo fa ho postato una foto di Giuseppe Saragat quando era ancora segretario del PSDI, a un comizio in piazza San Carlo nel marzo 1948 (tratta dal libro via Roma)



se mi si permette di andare OT, un particolare appreso solo ora dal libro "Il puzzle Moro" - ed. Chiarelettere - 2018:
come è noto, Saragat venne eletto Presidente della Repubblica a dicembre del 1964, dopo che la notte tra il 7 e l'8 agosto 1964 Antonio segni era stato colpito da ictus (ricordo ancora lo sgomento quando il mattino del 8/8/1964 la radio ne diede notizia) finendo in coma e rimanendo quindi impossibilitato a svolgere le funzioni di Capo dello Stato; il libro svela particolari inediti di quell'episodio.
A causare, spero non intenzionalmente, l'ictus a Segni era stato proprio il suo successore, Saragat appunto, che allora era ministro degli Esteri di uno dei primi governi Moro del centro -sinistra; il pomeriggio del 7/8/1964 si era recato infatti al Quirinale assieme appunto al capo del governo, Aldo Moro, per conferire con Segni sulla drammatica situazione economica (era finito il boom, si era in piena congiuntura negativa) e politica che il paese stava attraversando; durante il colloquio, però, la discussione degenerò, Saragat, che anche poi da Presidente manifestò sempre un carattere irruente e focoso (i maligni dicono pure che ogni tanto alzasse leggermente il gomito...), giunse a insultare pesantemente il Capo dello Stato, pare addirittura volesse aggredirlo fisicamente....Un trauma violento, che causò a Segni l'infermità nella nottata.
Quattro mesi dopo, "miracolosamente", Segni si risvegliò per qualche istante dal coma, firmando le sue dimissioni, che gli erano state sottoposte, permettendo così l'elezione di un altro Presidente; poi ripiombò nel coma fino alla sua dipartita...
 

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Sempre su "Torino Storia" di questo mese, a pag. 50 si parla della nascita e formazione di piazza Vittorio, negli anni '20 dell'800. Lo cito per ricordare che il quartiere del "Moschino" di cui si è parlato tempo fa, era nient'altro che la parte superstite del borgo fluviale che si stendeva anticamente lungo tutto il corso del Po a quell'altezza; una parte scomparve con la costruzione dell'attuale ponte della Gran Madre ai primi dell'800, un'altra parte appunto con la formazione della piazza due decenni dopo; solo il "Moschino" resistette fino al 1872, con la formazione del borgo Vanchiglia.
 

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Contrariamente a quanto dice Manzoni nei "Promessi Sposi", la peste non si era manifestata dal Nord, ma dal Sud; approdata a Marsiglia, era poi entrata nello Stato Sabaudo a Nizza, e per impedire la sua venuta in Piemonte erano state sbarrate tutte le vie di accesso dei valichi delle Alpi Marittime; la peste arrivo' poi comunque in Piemonte proprio da Est, dalla Lombardia.
Sempre "Torino Storia" di questo mese dedica un articolo a pag. 90 alla peste del 1630, e a pag. 58 a quella precedente del 1598 - 99. Viene citato che la pestilenza si manifestò in questo caso nello Stato nella Savoia all'inizio del 1898, ma probabilmente anche in questo caso arrivò in Europa dal porto di Marsiglia.
Il grande porto mediterraneo era infatti lo scalo di molti velieri che commerciavano con l'India e la Cina, circumnavigando l'Africa; la peste era (in parte ancora è) endemica in molte regioni dell'India (come la valle del Gange), di lì facilmente le navi potevano portarla nel nostro continente. Forse per questo il porto e la città finirono per godere di pessima fama, di cui ancora in certi detti in Piemonte si sente l'eco (anche se poi nei secoli molti piemontesi vi emigrarono e vi si stabilirono).
 

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Tempo fa ho postato una foto di Giuseppe Saragat quando era ancora segretario del PSDI, a un comizio in piazza San Carlo nel marzo 1948 (tratta dal libro via Roma)



se mi si permette di andare OT, un particolare appreso solo ora dal libro "Il puzzle Moro" - ed. Chiarelettere - 2018:
come è noto, Saragat venne eletto Presidente della Repubblica a dicembre del 1964, dopo che la notte tra il 7 e l'8 agosto 1964 Antonio segni era stato colpito da ictus (ricordo ancora lo sgomento quando il mattino del 8/8/1964 la radio ne diede notizia) finendo in coma e rimanendo quindi impossibilitato a svolgere le funzioni di Capo dello Stato; il libro svela particolari inediti di quell'episodio.
A causare, spero non intenzionalmente, l'ictus a Segni era stato proprio il suo successore, Saragat appunto, che allora era ministro degli Esteri di uno dei primi governi Moro del centro -sinistra; il pomeriggio del 7/8/1964 si era recato infatti al Quirinale assieme appunto al capo del governo, Aldo Moro, per conferire con Segni sulla drammatica situazione economica (era finito il boom, si era in piena congiuntura negativa) e politica che il paese stava attraversando; durante il colloquio, però, la discussione degenerò, Saragat, che anche poi da Presidente manifestò sempre un carattere irruente e focoso (i maligni dicono pure che ogni tanto alzasse leggermente il gomito...), giunse a insultare pesantemente il Capo dello Stato, pare addirittura volesse aggredirlo fisicamente....Un trauma violento, che causò a Segni l'infermità nella nottata.
Quattro mesi dopo, "miracolosamente", Segni si risvegliò per qualche istante dal coma, firmando le sue dimissioni, che gli erano state sottoposte, permettendo così l'elezione di un altro Presidente; poi ripiombò nel coma fino alla sua dipartita...
A proposito del "vizietto" etilico di Saragat: negli ultimi anni del suo mandato presidenziale, 1971 o 1972, quando andò in visita ufficiale a Brindisi, un giornale commento' che doveva essere felice di andare in una città che anche nel nome faceva "cin cin"....
 

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Torino venne liberata il 28 aprile. Le foto sono sicuramente successive a tale data.
Ho scritto 25 aprile per indicare i giorni finali della guerra e della "Liberazione", visto che è la data ufficiale che dal 1949 si celebra per ricordarla; so bene che poi i combattimenti da noi si protrassero ben oltre!
Gli ultimi giorni videro la guerra casa per casa, isolato per isolato, coi partigiani in strada impegnati a snidare i "cecchini" appostati sui balconi o dalle finestre o sui tetti; qui li vediamo nel primo tratto di via Roma, foto tratte sempre da "via Roma"


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qui sotto, con una mitragliatrice conquistata al "nemico"



il marciapiede sotto casa mia (corso Dante, tra via Giotto e via Ormea) ancora porta i segni, dopo 75 anni, delle raffiche sparate, non essendo mai stato davvero riparato (solo rattoppato con un po' di cemento ogni tanto).
Ricordava mio padre un episodio di quei giorni: un partigiano giovanissimo rimasto ferito all'addome, che sanguinava, i suoi compagni attorno preoccupati che potesse procurarsi un'infezione o una peritonite, con l'impossibilità al momento di poterlo curare.
Dopo la definitiva conquista dei partigiani, cominciarono purtroppo le rappresaglie, le vendette, la giustizia sommaria: una collega di lavoro anziana, che abitava in borgo Po, ricordava ancora, visti dal ponte della Gran Madre, i cadaveri che galleggiavano sul Po, con qualche padre snaturato che portava i figlioletti piccoli a godere lo"spettacolo".
Giorni da ricordare, o da dimenticare? Ognuno decida per sè....
 

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Sempre "Torino Storia" di questo mese dedica un articolo a pag. 90 alla peste del 1630, e a pag. 58 a quella precedente del 1598 - 99. Viene citato che la pestilenza si manifestò in questo caso nello Stato nella Savoia all'inizio del 1898, ma probabilmente anche in questo caso arrivò in Europa dal porto di Marsiglia.
Il grande porto mediterraneo era infatti lo scalo di molti velieri che commerciavano con l'India e la Cina, circumnavigando l'Africa; la peste era (in parte ancora è) endemica in molte regioni dell'India (come la valle del Gange), di lì facilmente le navi potevano portarla nel nostro continente. Forse per questo il porto e la città finirono per godere di pessima fama, di cui ancora in certi detti in Piemonte si sente l'eco (anche se poi nei secoli molti piemontesi vi emigrarono e vi si stabilirono).
Ho scritto per sbaglio "1898"; naturalmente si tratta del 1598!
 

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A proposito delle foto postate sopra dei combattimenti: le divise dei partigiani sembrano essere quelle alleate, forse paracadutate dagli Alleati, per cui hanno l'aria di veri combattenti; quelle già pubblicate tempo fa della sfilata per il centro ricordavano piuttosto una "armata Brancaleone", con uniformi di tutti i tipi o semiborghesi, in braghe corte, ecc.
 
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